Alessandra Corica per il “Corriere della Sera”
SALVINI E MARONI
Lo hanno ribattezzato il "regolamento anti-burqa". Ed entro fine anno sarà in vigore in tutte le strutture della Regione Lombardia. La giunta a maggioranza leghista guidata da Roberto Maroni, ha approvato un documento che impedisce l' entrata nelle strutture regionali lombarde a chi ha il volto coperto. Come le donne musulmane che indossano niqab o burqa: «Non si tratta di una nuova legge: è un regolamento che rende esplicito il riferimento a una norma nazionale», spiega Maroni.
Netta la critica del ministro della Giustizia, Andrea Orlando: «Siccome c' è la legge, non si avverte l' esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico. In questo momento c' è bisogno di tutto tranne che agitare dei simboli e di fare propaganda, perché mi pare che in questo ambito gli estremisti islamici siano imbattibili. E quindi non mi cimenterei su questo terreno».
REGIONE LOMBARDIA - IL PIRELLONE
Il documento approvato ieri in Lombardia nasce da una discussione avviata una decina di giorni fa durante una seduta del Consiglio regionale. Quando Fabio Rolfi, del Carroccio, ha presentato un' interrogazione alla giunta Maroni, dopo aver visto in un ospedale pubblico una donna con il velo integrale. Rolfi l'ha fotograta e postato l' immagine sui social, scatenando l' ira della base leghista.
REGIONE LOMBARDIA
Di qui, l' interrogazione rivolta all' assessore regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali (Lega). Che, a sua volta, ha anticipato la decisione di adottare il nuovo regolamento, dando il via alle polemiche. E suscitando la reazione del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, che ha annunciato di voler impugnare il regolamento.
Tutto inutile, però: la Lega ha tirato dritto, e ieri il documento ha incassato l' ok. Con il plauso di Maroni: «Adesso, chi controlla gli ingressi degli ospedali e di tutti gli uffici regionali dovrà bloccare l' accesso a chi ha il volto coperto ». Per il Carroccio, il documento sarà infatti «uno strumento per la lotta al terrorismo».
taliban burqa
«Solo propaganda», invece, per le opposizioni lombarde. All' attacco, compatte: «Tanta preoccupazione per qualche donna a capo coperto dà il senso della percezione dei problemi che vivono i cittadini da parte di questi politici», scandisce il consigliere regionale grillino Eugenio Casalino. «Maroni è come Donald Trump - ironizza il capogruppo del Pd lombardo, Enrico Brambilla - La Lega, molto prima di lui, ha iniziato una campagna contro i musulmani, accomunandoli ai terroristi.
Abbiamo solo da perderci: ha ragione il prefetto Alessandro Marangoni ». Già, perché le perplessità non arrivano solo dalla politica. Ma anche dal neo-prefetto di Milano: «La religione non deve essere confusa con la sicurezza. È comunque un problema che verrà trattato nelle sedi opportune e hanno titolo a esprimersi in questo senso».
niqab
A stretto giro, la replica (via Facebook) di Maroni: «C' entra la sicurezza, non la religione - sottolinea il governatore lombardo, citando, a proposito dei rischi del terrorismo, il procuratore di Venezia Carlo Nordio - La nostra decisione ha suscitato le reazioni dalla solita sinistra ipocrita: la buttano in politica perché non hanno argomenti. Io vado avanti per la mia strada: tutelare la sicurezza dei lombardi. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi, altrimenti può tornare da dov' è venuto».