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    MARPIONNE OBSESSION - IL CAPO DI FCA A WASHINGTON CONTINUA A SPINGERE SULLA FUSIONE FCA-GENERAL MOTORS, E IERI SERA HA INCONTRATO LA RIVALE MARY BARRA, ''MA LA RIUNIONE È ORGANIZZATA DAL MINISTRO DEI TRASPORTI AMERICANO'' - POI BUTTA LI': "PER CONSOLIDARCI GUARDIAMO A TUTTI, ANCHE VOLKSWAGEN''


     
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    MARCHIONNE ED ELKANN ALLA QUOTAZIONE FERRARI MARCHIONNE ED ELKANN ALLA QUOTAZIONE FERRARI

    Paolo Griseri per “la Repubblica

     

    Alla vigilia della separazione da Ferrari, Sergio Marchionne rilancia l’ipotesi della grande alleanza con Gm. Lo fa a Washington, parlando alla sessione invernale del Consiglio per le relazioni Italia-Usa, organismo che il manager presiede e che nella sua sessione estiva si riunisce ogni anno a Venezia. Al termine del suo discorso introduttivo, Marchionne sorprende il pubblico: «Questa mattina devo andare via perché ho la riunione con il ministro dei trasporti, Antony Foxx, che ha convocato tutti i capi delle aziende automobilistiche ». Ci sarà anche Mary Barra? «Ci sarà anche lei. E’ la prima volta che la incontro. Ma la riunione è organizzata da altri, non da me».

    MARCHIONNE ALLA NIAF MARCHIONNE ALLA NIAF

     

    Un fatto di routine, dunque: l’incontro dei vertici dell’auto in Usa con l’amministrazione Obama non è certo una novità. Ma Marchionne tiene a sottolineare che «è la prima volta che la incontro ».

     

    Il numero uno di Fca e il numero uno di Gm non hanno mai avuto occasione di vedersi, almeno in incontri ufficiali. L’enfasi del manager di Torino dimostra che, nonostante i numerosi rifiuti opposti da Barra, l’alleanza con la più grande casa di Detroit continua ad essere il principale dei suoi obiettivi: «Per un eventuale consolidamento guardiamo naturalmente a tutti i costruttori », ha spiegato Marchionne. Aggiungendo con una punta di malizia: «compreso Volkswagen».

    Mary Barra Mary Barra

     

    Fino a pochi mesi fa, prima dello scandalo emissioni, era la casa tedesca che tentava lo shopping tra i marchi del gruppo di Torino. Poi però, ulteriormente incalzato, l’ad di Fca ha confessato che «la Gm, per come la vedo io, in base ai risultati, è quella che offre il massimo in termini di sinergie». Anche se, ha aggiunto il manager, l’eventuale consolidamento e la capacità di Fca di rispettare gli obiettivi del piano industriale al 2018 «sono due discorsi completamente scollegati: quello del consolidamento sarebbe un beneficio addizionale ai risultati che ci porterà il piano del 2018».

    mary barra general motors mary barra general motors

     

    Che cosa accadrà se, anche di persona, Mary Barra dovesse opporre un nuovo rifiuto alle profferte di Marchionne? Difficile che la telenovela del matrimonio del secolo nell’auto finisca una volta per tutte. A Marchionne conviene comunque mantenere l’interesse sul titolo per evitare che dopo lo spin off di Ferrari l’inevitabile discesa di prezzo sia troppo accentuata. Anche perché con una capitalizzazione alta del gruppo controllato da Exor, una eventuale fusione carta contro carta con Gm potrebbe addirittura consentire agli Agnelli di diventare il primo azionista dopo il fondo assicurativo dei sindacati, il Veba.

    obama marchionne obama marchionne

     

    In ogni caso, dopo la puntata nell’ufficio del ministro dei trasporti dell’amministrazione Obama, è già in calendario l’appuntamento al salone automobilistico di Detroit, all’inizio di gennaio. Anche in quella circostanza, almeno in teoria, non mancherebbero le occasioni per un faccia a faccia tra i due amministratori delegati. Ma al di là dell’incontro con Barra, la riunione di ieri (questa notte in Italia) dei vertici delle case automobilistiche con il ministro dei trasporti Usa serviva a cercare un accordo sulla questione dei richiami cui sempre più spesso sono costretti i costruttori.

     

    MATTHIAS MUELLER MATTHIAS MUELLER

    Parlando della vicenda Volkswagen Marchionne ha sottolineato che «quanto è accaduto non è un problema solo tedesco perché la storia ha finito per scombussolare tutto il mondo dell’auto». E ha sostenuto che «anche senza richiami l’aumento dell’enfasi sulla qualità poterà costi aggiuntivi per le aziende». Questo spiegherebbe la decisione di Fca Usa di postare a bilancio oneri per 848 milioni di dollari legati a possibili futuri richiami.

     

     

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