Salvatore Dama per "Libero Quotidiano"
salvatore martello sindaco lampedusa
Martello, il sindaco di Lampedusa (e Linosa), ha un nome evocativo. Si chiama Totò. E infatti è il principe della risata. Martello fa ridere quando, sul Fatto Quotidiano, sostiene di essere stato intervistato da fantomatici inviati di Libero (due, cinque, dieci: quanti erano?), i quali gli avrebbero estorto un'intervista cambiando le risposte. È comico, Totò, quando sostiene che i tunisini che sbarcano sulla sua terra siano una ricchezza («Li ho visti comprare cento euro di frutta») e non un'emergenza.
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Ma fa meno ridere invece quando accusa una concittadina, che chiede il rispetto della sua proprietà privata, di essere una pallonara. Puntando il dito anche contro di noi, che abbiamo raccolto la sua testimonianza, supportata da foto e video. Totò non ha capito niente. O ha la memoria difettosa. Rinfreschiamogliela.
Toto Martello
A Lampedusa c'ero io. E basta. Per Libero. E non ho mai incontrato Martello. Men che meno per chiedergli un'intervista. Sono atterrato sull'isola il 5 agosto, nel primo pomeriggio. A Lampedusa c'erano già Chiara Giannini per Il Giornale e Francesca Totolo per Il Primato Nazionale. Loro hanno incontrato Martello. Qualificandosi. Era il 3 agosto. Le due colleghe hanno avuto la premura di registrare il colloquio, riportandolo fedelmente sulle rispettive testate.
E, visto il personaggio, hanno fatto bene a premere il tasto Rec. Nella ricostruzione del "principe della risata", invece, egli sarebbe stato affrontato da un branco di inviati di Libero (Roarr!), che poi avrebbe travisato il suo pregevole pensiero pubblicando un'intervista fantasy. Dove? Boh. Fino a questo punto della storia, quindi, c'è un solo cazzaro. Ma andiamo appresso.
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Martello accusa Libero di essersi inventato la storia del "cane mangiato". Allora, cominciamo facile-facile, Totò. Partiamo dal significato delle parole. "Fake news", dall'inglese, vuol dire "notizia falsa". Se la storia del barbecue canino fosse stato frutto di una mia allucinazione onirica, stimolata da un abuso di pasta alla Norma, avrebbe ragione lui. Ma non è andata così.
SALVATORE MARTELLO
LE TESTIMONIANZE Appena arrivato a Lampedusa, con le colleghe ci siamo piazzati sull'altopiano che domina Contrada Imbriacola. Lì c'è un sentiero sterrato, tra fichi d'india e cumuli di monnezza, dove passano i migranti in fuga dall'hotspot. E già qui il sindaco dovrebbe spiegare com' è che nessuno ripara il buco da cui scappano i tunisini in quarantena. Ma vabbè. Fermo un po' di ragazzi e ci parlo. Mi spiegano che dentro le condizioni di vita sono disumane. Nello stesso metro quadrato mangiano, dormono, pisciano e cagano. Prendo nota e scrivo tutto. Faccio un video con la GoPro.
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Ma anche questo per Totò non è un problema. Poi mi imbatto nella storia di Rosy. Mi porta a vedere la sua terra, i cumuli di spazzatura che le lasciano i migranti, le bottiglie di birra, gli escrementi. Poi mi fa vedere i maiali. Sono le ultime bestie che le sono rimaste, «mi hanno mangiato capretti, galline e cani». Alt, fermati Rosy. Come i cani? La donna insiste, mi mostra il luogo del misfatto e le ossa canine. Prendo atto e riferisco la sua versione tra virgolette. Documentando il reperto con foto e video.
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VERSIONI DISCORDANTI Non va bene. Il Ministero della Verità mi processa in contumacia, professionisti del fact-checking, seduti in ufficio con l'aria condizionata, fanno a pezzi il mio lavoro. Fesso io che stavo lì, con i piedi nella merda, le mosche in faccia e l'ascella pezzata. Facebook mi censura il video: «Istigazione all'odio». Pure Martello parla di «bufala» e però, inconsapevolmente, conferma la versione della donna. Il veterinario inviato dal Comune dice che le ossa erano canine.
SALVATORE MARTELLO
Ma, precisa, l'animale non aveva il chip ed è impossibile ricostruire tutta la storia. Insomma: se la verità di Rosy non regge, anche chi la vuole confutare non ha argomenti sufficienti per farlo. A Lampedusa, d'altronde, si perdono le persone che sbarcano, figurarsi i cani. La cosa più bella dell'intervista però è quando Martello dice di aver visto dei tunisini (in quarantena) comprare 100 euro di frutta al market. Invece, nell'intervista (registrata) alle colleghe di Giornale e Primato Nazionale, accusava i magrebini di rubare il pesce ai lampedusiani. Totò, ma ci faccia il piacere
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