Valerio Vecchiarelli per il Corriere della Sera
martin castrogiovanni
Non si è più visto a una partita della sua Nazionale, dopo averlo attraversato da protagonista il rugby per Martin Castrogiovanni sembra diventato un lontano ricordo. Cosa è successo? Perché si è chiuso la porta alle spalle? «Nulla di particolare, io sono così, le partite non mi è mai piaciuto guardarle da spettatore, amavo vederle da dentro al campo.
Adesso faccio altro, ma la televisione nulla mi toglie di quello che mi ha regalato il mio sport: mi ha dato le regole che hanno tracciato la mia vita, gli amici, i riferimenti. Semplicemente, adesso si cambia». Tra una conduzione in tv e una pubblicità, arriva una serata da protagonista al teatro Brancaccio, nello spettacolo «Sport, tra etica ed epica».
MARTIN CASTROGIOVANNI
In scena servirebbe una poltrona a due piazze per accogliere il pilone sulle cui spalle ha poggiato un' era del rugby italiano: dopo una carriera stellare, 119 volte azzurro, campione d' Italia a Calvisano, campione d' Inghilterra 4 volte a Leicester, campione di Francia a Tolone, si è allontanato dal mondo ovale e nessuno lo ha più visto in tribuna, nessuno è riuscito più a chiedergli il perché del gran rifiuto: «Ripeto, mi piace essere protagonista, non spettatore. Tutto qui».
MARTIN CASTROGIOVANNI CON IBRAHIMOVIC
Resta forse un po' di rabbia per come è finita la carriera? Il Racing Metro Parigi che la caccia su due piedi, accusandola di aver detto il falso pur di non giocare una semifinale di coppa.
«In quell' occasione penso di aver sbagliato solo a dire che ero a casa in Argentina. Ma ero fuori rosa già da inizio settimana, non rientravo nei piani del club e allora credo che un uomo sia libero di andare dove e con chi crede.
Sì, ero a Las Vegas con il mio amico Ibrahimovic a festeggiare lo scudetto del Paris Saint Germain. Mi hanno paparazzato a torso nudo a bordo piscina ed è successo il finimondo. Credo che ognuno della propria vita, quando non ha un impegno da onorare, possa fare quel che vuole».
MARTIN CASTROGIOVANNI 2
Poi cosa è successo?
«Ho preso un camper, i miei cani, e sono andato in giro un mese in America e 3 mesi in Europa. Senza un domani, avevo bisogno di staccare, di andare in posti dove la gente mi apprezzasse per quello che sono, non per quello che avevo fatto in campo».
Una grande carriera, due momenti difficili oltre lo sport.
«Sì, il primo nel 2011, quando scopro di essere celiaco. Difficile da accettare, poi però capisci che tanti malanni avevano un perché e allora ti curi. Poi nel 2015, sono in ritiro con la Nazionale in Inghilterra per preparare il Mondiale.
MARTIN CASTROGIOVANNI A BALLANDO CON LE STELLE
Mi fa male la schiena ma voglio giocare, non mi sono mai allenato così tanto, ci tengo, è la mia quarta coppa del mondo, un traguardo importante. Mi dicono che ho il nervo sciatico infiammato, un bel punturone di antidolorifico e vado in campo. Gioco malissimo, arrivo sempre in ritardo, vengo criticato e mi sento vecchio come mai mi è capitato.
Chiedo allo staff sanitario di vederci chiaro. Mi portano in ospedale, mi fanno una risonanza e aspetto i risultati. Vedo i medici vaghi, nessuno che mi dice come stanno le cose, li chiudo in una stanza e urlo: "O mi dite che cosa ho o da qui non uscite!". Mi fanno leggere il referto e scopro di avere un neurinoma al plesso lombare, un tumore per il quale gli inglesi mi danno 6 mesi di vita.
MARTIN CASTROGIOVANNI A TU SI QUE VALES
Non crollo, in fondo penso che finché parli, giochi, ti svegli la mattina, puoi lottare. Vengo di corsa alla clinica Humanitas a Milano e lì mi dicono che è raro che quel tumore sia maligno, però l'operazione sarà rischiosa perché potrei perdere l' uso della gamba. Mi operano, muovo la gamba. Un mese dopo sono di nuovo in campo».
MARTIN CASTROGIOVANNI SPOT TV
È stato difficile dire addio alla Nazionale?
«Avevo pensato di smettere a Cardiff, nel 2015, dopo l' incontro del Sei Nazioni con il Galles. All'inno piango, poi prendiamo 70 punti e torno negli spogliatoi dove scopro che uno dei miei compagni più giovani sta postando una foto su Instagram e un altro già ha le cuffie con la musica a palla. Ho pensato che quello non era più il mio mondo, i tempi erano cambiati e io lì non c' entravo più nulla».
Argentina, Italia, Inghilterra e Francia, le sue case.
«L' Argentina è la base di tutto. L' Italia è il Paese che amo, mi ha accolto, mi ha fatto giocare, mi ha dato una personalità. L' Inghilterra, oltre ad avermi permesso di vincere molto e di diventare un grande giocatore, mi ha fatto uomo.
MARTIN CASTROGIOVANNI 3
La Francia? Bella, ma se non ci fossero i francesi sarebbe meglio. Non sopporto l' ipocrisia, la falsità, il non dire quello che si pensa. E lì si vive così».
Come va con la televisione?
«Vivo alla giornata, mi diverte, vorrei avere un programma mio, fare il conduttore, ma dove vado con questo dannato accento? Però faccio tante cose, vado in carcere dove c' è una squadra di rugbisti, partecipo a qualche evento di sponsorizzazione.
Ho capito che questo mondo non ti dà una seconda possibilità, entri in un carcere e per questa mancanza di futuro scopri un' umanità incredibile e disperata. Ecco, vorrei che tutti avessero una seconda opportunità. Io ci sto provando».
MARTIN CASTROGIOVANNI 6 MARTIN CASTROGIOVANNI 7