Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per “La Stampa”
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Gli indiani della nazione di Osage danzano ubriachi di gioia dentro la fontana di oro nero che ha appena iniziato a zampillare. Da reietti perseguitati si trasformano in ricchi possidenti, ma il sogno, sotto gli occhi avidi dei cittadini americani, appena usciti dal primo conflitto mondiale, è destinato a frantumarsi nelle trame oscure che provocano matrimoni d'interesse, morti a catena, bianchi che si impadroniscono delle loro ricchezze.
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Un altro capitolo della storia degli Stati Uniti è scritto nel nuovo, fluviale, attesissimo, film di Martin Scorsese Killers of The Flower Moon […]
Il genocidio programmatico che ha segnato la nascita degli States è messo in luce, come si vede nel film, dalla contemporaneità di altri orrori. Mentre in Oklahoma si svolgono i fatti di The Killers of the Flower Moon (dal 19 ottobre nelle sale con 01), poco lontano, a Tulsa, avviene nel 1921 il celebre massacro di afroamericani, in linea con le idee del Klu Klux Klan che, all'epoca, stava prendendo sempre più piede: «Mi sono interrogato sulla capacità di disumanizzare altri esseri umani, sul senso di colpa che questo dovrebbe provocare, sul razzismo, sulle paure che lo provocano».
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Seduto tra i due attori che, con le loro interpretazioni, hanno contribuito a creare la sua leggenda, Martin Scorsese sembra aver raggiunto la chiusura del cerchio, l'equilibrio perfetto che cerca in ogni sua opera. A Leonardo DiCaprio, stavolta anche produttore, ha affidato il ruolo del giovane Ernest Burkhart, sempliciotto e ignorante, pronto a sposare l'indiana Mollie (Lily Gladstone) eseguendo gli ordini di William Hale, lo zio potente e autoritario, anima nera dell'intera vicenda, affidato a Robert De Niro: «Ho fatto del mio meglio per rappresentare quest'uomo dalla banalità diabolica - dice l'attore -, un idiota, con una personalità sfaccettata che, anche se non riesco a capire come è riuscito per un periodo a farsi amare e rispettare dai nativi».
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Mentre de Niro cerca le parole per descriverlo al meglio, Scorsese interviene: «Guardate Donald Trump, riassume tutte queste caratteristiche, e ci sono state anche persone convinte che potesse fare un buon lavoro, pensate a quanto siano state folli».
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Impossibile ignorare l'attualità, anche quando una giornalista georgiana chiede al regista un commento sulla guerra in Ucraina: «È evidente che l'aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina sia un evento drammatico molto preoccupante, dobbiamo sempre guardare al passato, ricordare la seconda guerra mondiale, il conflitto nei Balcani e tanti altri scontri spesso causati dall'abitudine di mettere sempre il denaro al primo posto.[…]».
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