Estratto dell'articolo di Mario Frongia per www.repubblica.it

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Super Martina ce l’ha fatta. Alla sua maniera, con la determinazione e la tenacia che hanno contraddistinto il padre Gianfranco sulle scene calcistiche mondiali. Con in più l’acume della mamma, Franca. Forza e valori di famiglia a 9.765 chilometri da Oliena, cuore della Barbagia. Un mix di sangue e temperamento sardo decisivo per salire sul podio dei campionati Ibjjf Worlds No-Gi tenutisi a Las Vegas nell’ultimo weekend.

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Così, anche ai mondiali di arti marziali miste si è parlato un po’ in limba (lingua sarda): Martina Zola ha colto una terza piazza di pregio nella categoria 125 libre, circa 57 chili. Un bel colpo per la secondogenita di Franca e Gianfranco Zola. Con il papà vicepresidente della Lega Pro, e la mamma, da sempre regista principe della famiglia, che si godono con garbo e riserbo il successo della figlia.

gianfranco zola e la figlia martina

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"Rinunce per arrivare a questo livello"

Nella categoria Featherweight - i pesi piuma della boxe - Martina ha gareggiato tre volte. La trentunenne al primo turno ha sconfitto Sophia Cassella. Il dettaglio? L’americana lo scorso ottobre ha battuto Jasmine Rocha, cintura nera e tra le prime del ranking mondiale. In semifinale miss Zola è stata superata dalla medaglia d’oro dei campionati, la statunitense Mona Maree Bailey (Carlson Gracie Team).

In sostanza, un onorevole piazzamento dietro le big, secondo posto per Josefine Beatrice Modig (CheckMat), che per Martina vale la certezza di poter competere con le atlete più qualificate del ranking. “Contenta? Tantissimo. Anche perché c’erano campionesse esperte e accreditate. Per approdare così in alto ci si mette in gioco, si fanno rinunce e sacrifici, si soffre e si stringono i denti”.

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[…]  “Le sensazioni? Possiamo pensare a un viaggio che dura tutta la vita, favorisce la salute e la forza mentale in ogni fase della nostra quotidianità. I mondiali sono stati la celebrazione dello stile di vita della disciplina. Non si tratta solo di allenarsi e gareggiare, ma di vivere e respirare l'arte dentro e fuori dalle gare. Io la vivo così” […]

Il Brasilian Jiu-Jitsu fa sì che corpo e cervello diventino una macchina sofisticata che associa concentrazione, astuzia e tecnica. Ma anche sport e stile di vita, equilibrio mentale e fisico, competizione e grinta. Inoltre - rimarca Martina Zola - ci si sente legati da spirito, coscienza e inclusione creata dalla disciplina. La dedica? Ai miei genitori, alla mia famiglia, agli amici, ai colleghi e alle tante persone che mi hanno aiutato in questo percorso a dare tutto quel che ho”.

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