Francesco Salvatore per “la Repubblica - Edizione Roma”
Giuseppe Casamonica
«Mi avevano detto che dovevo andare al reparto G9 per il cambio delle lenzuola. C' era solo Giuseppe Casamonica ad attendermi. Ha aspettato che andassi verso lui e non mi ha detto niente. Mi ha guardato, e mi è bastato il suo ghigno minaccioso: erano venuti a sapere che volevo collaborare». Oggetto della minaccia è Massimiliano Fazzari, uno dei due "pentiti" che hanno permesso di fare luce sui Casamonica di Porta Furba, il gruppo familiare di origine sinti finito in manette e ritenuto dalla procura mafia.
Ieri Fazzari, proveniente da una famiglia 'ndranghetista, ha reso la sua testimonianza nel maxi processo che vede alla sbarra 44 componenti del clan, accusati per lo più dal pm Giovanni Musarò di associazione di stampo mafioso. In videoconferenza da un luogo protetto ha evidenziato il potere dei Casamonica nel carcere di Rebibbia ricordando, fra gli altri, l'episodio nel quale Giuseppe Casamonica, uno dei vertici, lo ha minacciato dopo aver saputo che avrebbe potuto spifferare i loro segreti. «I Casamonica facevano il bello e il cattivo tempo a Rebibbia. Con le guardie se la comandavano».
carcere rebibbia
Ed è proprio andando avanti con la testimonianza che Fazzari ha ricordato che la sua volontà di redimersi fosse trapelata da quelle mura: «Era il 2015. Stavo dentro da un po' quando ho iniziato a mandare delle lettere con l' intenzione di collaborare con l' Antimafia. Non so come ma poi c' è stato quell' incontro con Giuseppe» . Un sospetto che man mano che passava il tempo diventava più concreto: « Un giorno Massimiliano Casamonica mi ha minacciato: ' Prima che vai a parlare con qualcuno noi lo sappiamo. Noi ce la comandiamo qu».
Fazzari, ad ogni modo, aveva avuto più di una volta la possibilità di testare la padronanza del clan. Appena arrestato, a fine 2014, in virtù della sua amicizia con i Casamonica aveva ricevuto un trattamento particolare: « Era appena finito dentro. Mi arriva lo spesino (il detenuto che prende gli ordini per lo spaccio alimentare ndr) e mi dà un fogliettino da parte di Massimiliano, sui cui c' era scritto che in due o tre giorni mi avrebbero cambiato di cella: ' Sali al mio reparto'. E così è stato».
rebibbia
La spavalderia dei Casamonica in carcere era anche nel quotidiano: «Nel reparto G12 durante l' ora d' aria Massimiliano giocava a tennis. E solo lui decideva chi poteva entrare e chi nel cortile » . Ma c' era anche impunità: « Una volta Massimiliano ha preso a schiaffi la compagna (Debora Cerreoni, la seconda ' pentita' ndr) nell' area verde dei colloqui col pubblico. Era un punto cieco dove non c' erano le telecamere. Il posto è sempre presidiato da agenti: quella volta non c' era nessuno».