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    “LE LETTERE DAL CARCERE DI ALDO MORO SONO IMBARAZZANTI” – MASSIMO FINI: “IN QUELLE LETTERE MORO, PUR DI SALVARE LA PELLE, RINNEGA LE LEGGI, LE ISTITUZIONI, IL PROPRIO PARTITO (LA DEMOCRAZIA CRISTIANA) CUI PER ANNI AVEVA CHIESTO AGLI ITALIANI DI CREDERE. ESISTE UN DIRITTO ALLA PAURA, MA ALLORA NON SI PUÒ PRETENDERE DI GUIDARE UN POPOLO DI PIÙ DI CINQUANTA MILIONI DI ABITANTI. SE LO STATO AVESSE ACCETTATO DI TRATTARE CON LE BR COME VOLEVANO MOLTI POLITICI E INTELLETTUALI, IL GIORNO DOPO LE BR AVREBBERO…”


     
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    massimo fini massimo fini

    1 - PERCHE’ HO SCRITTO CHE LE LETTERE DI MORO SONO IMBARAZZANTI

    Estratto dell’articolo di Massimo Fini per il “Fatto quotidiano”

     

    Mi scrive il lettore Maurizio Minghi: “Chiedo cortesemente a Massimo Fini di spiegarmi che cosa c’è di imbarazzante nelle lettere di Moro spedite dal carcere delle Br. Inoltre in che modo, secondo lui, queste avrebbero rovinato la sua eccelsa, secondo me, figura”. Rispondo volentieri: perché in quelle lettere Aldo Moro, pur di salvare la pelle, rinnega le leggi, le Istituzioni, il proprio partito (la Democrazia Cristiana) cui per anni aveva chiesto agli italiani di credere. Esiste un diritto alla paura, ma allora non si può pretendere di guidare un popolo di più di cinquanta milioni di abitanti.

    ALDO MORO ALDO MORO

     

    Alzando di molto il livello, è un discorso che vale anche per Benito Mussolini che incitò ed eccitò i ragazzi che andavano a morire per Salò e alla fine cerca di fuggire travestito da soldato tedesco. Più coerenti sono stati Hitler, Goebbels, Himmler e quasi tutta la classe dirigente nazista che si tolse la vita. Commisero efferatezze ripugnanti, ma alla fine bisogna almeno essere all’altezza delle proprie cattive azioni. Ma quelli, si sa, nazisti o no, sono tedeschi, nel male e nel bene. […]

    ALDO MORO VIA FANI ALDO MORO VIA FANI

     

    […] le Brigate Rosse […] almeno nella prima parte della loro storia, furono rispettabili anche se cavalcavano un’ideologia, il marxismo leninismo, che sarebbe morta definitivamente una ventina di anni dopo col collasso dell’Unione Sovietica. […] se si vanno a leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza o anche dei giovani di Salò, ragazzi di poco più di vent’anni, vi si trova una dignità che certamente non c’è nelle lettere dal carcere delle Br del sessantaduenne Aldo Moro. Quelle lettere erano talmente imbarazzanti che l’integerrimo Ugo La Malfa disse: “Se dovessi essere rapito, attribuite le mie lettere alla tortura”.

    MARIA FIDA MORO CON IL PADRE ALDO MARIA FIDA MORO CON IL PADRE ALDO

     

    2 - NO, ALDO MORO NON FU TRADITO: DC E PCI HANNO SALVATO LO STATO

    Dal “Fatto quotidiano”

     

    Caro Massimo Fini, sul giudizio di Moro ti vorrei sottoporre due questioni: 1) Non hai mai fatto menzione della scorta. Ciò rende plausibile la ricostruzione che con qualche pretesto qualcuno delle istituzioni lo abbia fatto scendere prima della messa in scena del rapimento; 2) Ha messo in primo piano la vita umana quando si è reso conto del tradimento della Dc e delle varie istituzioni in cui lui aveva fortemente creduto. […]

    Enrico Carabelli

     

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    Risposta di Massimo Fini

    Gentile Carabelli, non ci fu nessun tradimento nei confronti di Aldo Moro da parte delle Istituzioni e della Dc che allora ne incarnava una gran parte. Anzi in quella situazione la Democrazia Cristiana dimostrò quel senso dello Stato che sempre le avevamo rimproverato, quorum ego, di non avere. […]

     

    Ne ripresi i concetti pochi giorni dopo in un articolo pubblicato dal quotidiano socialista il Lavoro diretto da Ugo Intini, con grande coraggio, di Intini intendo, perché i socialisti erano per la “trattativa”: “nelle sue lettere, Moro, a cui per trent’anni è stata attribuita fama di statista insigne, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato e i suoi organismi un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito e i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto, chiede pietà per sé ma non ha una parola per gli uomini assassinati della sua scorta, anzi l’unico accenno che ne fa è burocratico, per definirli ‘amministrativamente non all’altezza’”, (Aldo Moro: statista insigne o pover'uomo?), il Lavoro, 5 maggio 1978.

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    Ma lasciando da parte per il momento i principi, guardiamo sul piano pratico che cosa sarebbe successo se lo Stato, impersonato in questo caso dalla Democrazia Cristiana e sorretto dal Pci, avesse accettato di trattare con le Br come volevano molti politici e intellettuali socialisti, alcuni dei quali, in seguito e non a caso, si rivelarono se non sostenitori, simpatizzanti delle Brigate Rosse. Il giorno dopo le Br avrebbero rapito un Andrea Bianchi qualsiasi e lo Stato si sarebbe trovato di fronte l’alternativa: accettare ancora il ricatto o rifiutarlo.

     

    foto in bianco e nero di aldo moro con dedica e firma asta eredita fanfani foto in bianco e nero di aldo moro con dedica e firma asta eredita fanfani

    Se l’avesse accettato si sarebbe arrivati, gradino dopo gradino, alla dissoluzione dello Stato, se non l’avesse accettato si sarebbe dimostrato, direi plasticamente, che in Italia ci sono cittadini di serie A e di serie B. E il giorno dopo le Brigate Rosse avrebbero potuto aprire uno sportello con la dicitura, quasi bancaria, “iscrizione alle Br”. E molti cittadini vi ci sarebbero precipitati. Insomma, in un caso o nell’altro, lo Stato avrebbe firmato la sua dissoluzione.

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