Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
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I tatticismi impongono di continuare a parlare di Mario Draghi a Palazzo Chigi, sebbene tutti sappiano che dopo il voto per il Quirinale si aprirà una nuova fase e sarà quasi inevitabile rinegoziare un esecutivo. Lo dice Matteo Salvini, leader della Lega. Sia per smentire le voci di una prossima uscita del suo partito dalla maggioranza: voci in realtà come minimo premature. Sia perché, se solo aprisse all'ipotesi di Draghi capo dello Stato, frantumerebbe un centrodestra che Silvio Berlusconi almeno per ora ha costretto ad assecondare la sua candidatura.
sergio mattarella emmanuel macron mario draghi
E lo dice, ma in modo più ambiguo, Matteo Renzi, con un «avanti Draghi» che si può riferire sia al ruolo di premier, sia di successore di Sergio Mattarella. Sono manovre e parole figlie di un'impotenza palpabile, e del tentativo di schermarla rivendicando poteri di veto tutti da verificare. Lo stesso segretario di Iv lo ammette quando dice che non esiste una regìa. E questo porta a prevedere che non si raggiungeranno intese preventive entro il 24 gennaio, inizio delle votazioni; e dunque ci si infili nella roulette russa di un'elezione dopo il terzo scrutinio.
Più ci si avvicina alla riunione del Parlamento a Camere riunite, più la questione del presidente della Repubblica si intreccia con quella del dopo-Draghi a Palazzo Chigi. Ma l'incertezza sulla prima soluzione complica la seconda. Non basta dire che non si deve andare a elezioni anticipate; che la legislatura deve arrivare al 2023. Il tema è come costruire una coalizione che lo assicuri.
mario draghi con emmanuel macron 4
Presentarsi al buio in Parlamento, con gruppi di parlamentari in buona parte senza controllo, è un'incognita. Ma forse, l'aspetto più sottovalutato è quello delle implicazioni internazionali che la scelta avrà. Rispetto a un'Europa disponibile a farci avere aiuti sostanziosi per la ripresa, ma giustamente attenta a ricevere garanzie che vengano spesi e bene, l'idea di un capo dello Stato rispondente a un identikit di questo tipo è fondamentale. Il presidente francese Emmanuel Macron che ieri afferma: «Fortunati ad avere Mattarella e Draghi», dà voce a un giudizio diffuso nell'Ue.
draghi scholz
Mattarella non vuole ricandidarsi per motivi istituzionali e di opportunità. Rimane il premier, come garanzia di continuità per le cancellerie occidentali e i mercati finanziari: anche se col picco dei contagi è costretto a compiere scelte tanto incisive quanto impreviste che lo possono indebolire. Qualcuno all'estero scommette, non si capisce bene con quale conoscenza degli equilibri politici italiani, che governo e maggioranza possano sopravvivere dopo il 24 gennaio. Ma il problema dipenderà dalla capacità del Parlamento di trovare comunque qualcuno, sia o no Draghi, che eviti il commissariamento dell'Italia dall'esterno. E non solo a breve termine.