Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
bruno padovani
Aveva scritto a Draghi per criticare la scelta di spedire armi agli ucraini, «non si salvano vite uccidendone altre», senza sapere che di lì a poco avrebbe salvato quattro vite uccidendone una: la sua.
C'è stato un tempo, ormai difficile persino da immaginare, in cui in Italia molti facevano politica per passione. Non seguivano un leader, ma un ideale: la libertà, il socialismo, il cattolicesimo popolare. Nel caso di Bruno Padovani, centralinista presso un ospedale della provincia di Verona ed ex assessore, questo ideale era il comunismo.
bruno padovani morto per salvare dei bambini
Non lo ha rinnegato quando il Pci è andato in pensione e nemmeno quando in pensione ci è andato lui: a 82 anni scriveva ancora lettere pacifiste al governo. Al paese lo chiamavano tutti «il compagno Bruno», anche i leghisti e senza alcuna ironia.
Lunedì scorso si trovava al mare con la figlia, spirava un vento forte e in spiaggia sventolava la sua bandiera preferita, quella rossa. Quattro bimbi sono corsi in acqua lo stesso. Quando hanno cominciato a gridare aiuto, il compagno Bruno si è gettato tra i cavalloni, noncurante del peso delle onde e di quello degli anni. Con altri bagnanti ha portato in salvo i bambini. Poi si è sdraiato sulla riva, come per prendere fiato. Se ne è andato così, nel modo in cui vorrebbero andarsene tutti: con un gesto di altruismo che riassume il meglio di una biografia. Un tempo la politica era fatta da gente di questo stampo. Non è una favola, ragazzi. Il compagno Bruno è la prova che quel tempo è esistito davvero.
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