Estratto dell’articolo di Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
massimo galli
Faccio un tifo spudorato per l’innocenza di Massimo Galli, l’infettivologo allergico alla simpatia appena rinviato a giudizio per una ordinaria storiella o storiaccia di concorsi pilotati. Dopo averlo saputo, ho acceso una candela sotto una sua foto (in cui esibisce il classico sguardo corrucciato) e ho cominciato a mormorare «fa’ che non sia colpevole… fa’ che non sia colpevole…». Perché, se lo fosse, chi li terrebbe più? Non solo i No Vax, ma in genere tutti coloro che diffidano di chi si impanca a maestro di morale.
E se c’è uno che, negli anni della pandemia, si è issato su quella cattedra senza neanche il supporto salvifico di uno strato di ironia, questi è il professor Galli.
massimo gramellini
Sarà il suo carattere, o il mestiere di barone universitario che sembra fatto apposta per instillare in chi lo esercita un irrefrenabile senso di superiorità. Sta di fatto che ogni volta che Galli appariva in televisione con la scorta immancabile della sua autostima, io mi sentivo in colpa per qualcosa.
[…]
E quando cercavo una parola di comprensione, ricevevo solo rimproveri e previsioni funeste, impartite in nome di una Scienza che perdeva ogni aspetto benevolo per trasformarsi in divinità implacabile. Al contrario di Socrate, Galli una cosa sola sapeva: di sapere tutto. Ogni dubbio per lui era un nemico, ogni obiezione un oltraggio. Un uomo così non può avere debolezze. Signori della Corte, siate magnanimi: non fate a Galli ciò che Galli ha fatto a noi.
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