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    "I RIMPIANTI? L'ESONERO DI GIGI SIMONI, LE VENDITE DI ROBERTO CARLOS E DI PIRLO E IL MANCATO ACQUISTO DI CANTONA" - MASSIMO MORATTI: "NON RICOMPREREI L’INTER. NON L'HO MAI CONSIDERATA UN’AZIENDA, SBAGLIANDO, MA UN’ATTIVITÀ FORTUNATA DA SEGUIRE E A CUI DOVER DARE IL MASSIMO DELLA GENEROSITÀ. UNO NON LO FA PER SCELTA, MA PER CARATTERE. DA PRESIDENTE SPERI SEMPRE DI TROVARE QUALCUNO CHE TI FACCIA VINCERE E STRAVINCERE. NEI GIOCATORI CERCAVO LA CLASSE, POI PRESO SAMUEL HO CAPITO CHE…"


     
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    Da www.ilnapolista.it

    massimo moratti massimo moratti

     

    Massimo Moratti ha un rammarico, anzi un paio, anzi tre forse quattro: “Di sicuro non manderei via il povero Simoni dalla sera alla mattina. Poi Roberto Carlos, ma era una cessione obbligata per il bilancio. E Pirlo al Milan. E Cantona: sarebbe stato un cambio di marcia”.

     

    Per il resto no, “non ricomprerei l’Inter. Sinceramente sono bravi quelli che ci sono. La cessione della società non la reputo una ferita aperta o un rimpianto, anzi. È stato un passaggio di responsabilità dopo tanti anni, mi sembrava fosse il momento giusto“.

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    Intervistato da Radio Serie A l’ex presidente dell’Inter del triplete parla della sua avventura in quel calcio che oggi non c’è più: “Sono lo stesso di prima, non c’è più l’Inter che sentivo come un dovere e una passione. Sono preso dalle altre attività e dalla famiglia. Quando sei presidente di una società come l’Inter e quando non lo sei sono due modi diversi di viverla. Prima sei responsabile e senti il senso del dovere. Da tifoso ti arrabbi con società e giocatore, ma porti a casa tutto molto più serenamente“.

     

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    C’è un quinto rammarico per Moratti in effetti: “Non ho mai considerato l’Inter un’azienda, sbagliando. L’ho sempre considerata un’attività fortunata da seguire e a cui dover dare il massimo della generosità. Uno non lo fa per scelta, ma per carattere. Da presidente speri sempre di trovare qualcuno che ti faccia vincere e stravincere. Nei giocatori cercavo soprattutto la classe, poi preso Samuel ho capito che la classe era importante ma arrivato lui abbiamo aggiustato la squadra”.

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