Fulvia Caprara per “la Stampa”
non essere cattivo poster
Adesso viene il bello, comincia la corsa che non ci si aspettava di correre e Valerio Mastandrea, che a Non essere cattivo ha dato anima e corpo, sprizza sincera contentezza.
Che cosa direbbe oggi Claudio Caligari ?
«Direbbe: “Di cosa ci stupiamo?”. Non per presunzione, ma per semplice consapevolezza dei propri mezzi».
Questa è la vittoria di un outsider, per lei che cosa significa?
«Significa che questo film non finisce mai, che ha un’anima talmente grossa che è come un’onda che non smette mai di tornare».
Aveva sperato nella designazione?
non essere cattivo caligari e mastandrea
«No, non ce l’aspettavamo, però, come capita spesso quando si punta a uno scudetto, ci credevamo. Adesso c’è forte entusiasmo, siamo gente che questi campionati li ha giocati».
Ora bisogna conquistare l’America, dovrà andare a Los Angeles.
«Sì lo so, bisognerà fare le “parruccate” e noi faremo i corsi di “parrucco”... Io a Los Angeles non ci sono andato mai, vedrò di capire come si può fare».
In che senso?
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«Non prendo l’aereo, come si fa a stare quattordici ore dentro un tubo metallico? Non so, mi daranno gli analgesici».
E con l’inglese come farà?
«Non è un problema. Parlo peggio l’italiano, una lingua difficilissima».
Che cosa vorrebbe che gli americani cogliessero di «Non essere cattivo»?
«Gli americani reclamano sempre un cinema italiano che non si fa più, tendono a valutarlo con lo sguardo rivolto all’indietro... Magari stavolta potrebbero capire che dietro questo film ci sono tre matti di 40 anni che hanno cercato in tutti i modi di racimolare i soldi necessari per portarlo a termine».
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Intanto il film nelle sale italiane ha funzionato: le sessanta copie hanno incassato finora circa 270 mila euro.
«Si sta difendendo bene, e magari ora, con questa bellissima notizia, crescerà ancora. Spero che venga ampliato il numero delle sale in cui viene proiettato».
Che cosa ricorda dell’esperienza al fianco di Caligari?
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«Le figuracce... Claudio si girava, diceva il titolo di un film, un riferimento. Tipo “Giungla d’asfalto”. Poi si girava, ti guardava in faccia, capiva che non l’avevi visto, e stava zitto».
Che cosa le ha insegnato l’impresa di questo film?
«Il rigore di uno come Claudio, che giocava, ma non per pareggiare».
A Venezia ha detto che avete ritrovato cinque copioni di Caligari e che vorreste realizzare.
«Li tireremo fuori tutti, e li porteremo avanti, altro che porte in faccia».