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    ORA INIZIA DAVVERO IL SETTENNATO DI MATTARELLA - LA “MUMMIA SICULA” DEVE GESTIRE UN PD BALCANIZZATO E RENZI CHE PREME PER ANDARE AL VOTO - IL PRESIDENTE HA MENO MARGINI DI QUELLI CHE HA AVUTO NAPOLITANO NEL 2011, CHE POTE’ SCEGLIERE MONTI ANCHE GRAZIE ALLA SFALDATURA DEL CENTRODESTRA


     
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    Massimo Franco per il Corriere della Sera

    MATTARELLA AI FUNERALI DI AMATRICE MATTARELLA AI FUNERALI DI AMATRICE

     

    Fare presto. E in parallelo scongiurare altri strappi. Il primo obiettivo del Quirinale è trasmettere agli alleati europei e ai mercati finanziari l'immagine di un'Italia stabile, che sta archiviando senza traumi la stagione renziana. La reazione delle Borse alla disfatta referendaria è stata già un buon segnale. Ha smentito gli allarmismi alimentati dal fronte del Sì alla vigilia del voto.

     

    Ora, si tratta di mettere in piedi una nuova coalizione in tempi rapidi: probabilmente entro metà dicembre, sapendo che si deve risolvere una crisi atipica rispetto al passato. L'idea del «governo del presidente» è suggestiva ma fuorviante. Sergio Mattarella si trova a pilotare la prima sfida davvero impegnativa del suo settennato con una maggioranza ancora intatta, guidata dal Pd; e con un Matteo Renzi dimissionario per volontà propria, senza che nessuno l'abbia sfiduciato.

    RENZI MATTARELLA RENZI MATTARELLA

     

    Il comunicato diramato ieri, dopo il secondo colloquio col premier, fa capire molto. Parla dell'«intento di rassegnare le dimissioni» di Renzi, che si è autoaffondato scommettendo tutto sulla consultazione del 4 dicembre. E spiega che il presidente della Repubblica gli ha chiesto di «soprassedere» per dimettersi solo dopo l'approvazione della legge di Bilancio, per evitare l'esercizio provvisorio.

     

    Mattarella Bergoglio Mattarella Bergoglio

    Mattarella sa di avere margini di manovra più risicati rispetto a crisi simili del passato. Giorgio Napolitano poté scegliere Mario Monti nel 2011 perché la coalizione berlusconiana si era sfaldata. Oggi, questo non c'è. Il capo dello Stato si trova davanti un partito traumatizzato, e un Renzi che preme per elezioni anticipate.

     

    E infatti accelera al massimo i tempi di approvazione della manovra finanziaria, per rendere le sue dimissioni operative entro fine settimana. Il Quirinale può dare suggerimenti; e spiegare che la continuazione di una campagna referendaria lacerante, stavolta trasferita sul traguardo delle urne politiche, rappresenta un azzardo doppio.

     

    mattarella salone del libro 3 mattarella salone del libro 3

    Il suo imperativo, fin dall'inizio del mandato, è stato quello di limitare al massimo il suo interventismo; e di non oltrepassare mai l'ambito delle proprie prerogative, chiedendo alle altre istituzioni di fare lo stesso. Per questo, in una crisi dai contorni confusi soprattutto per i rapporti con la Commissione europea, le coordinate di Mattarella sono fissate da tempo.

     

    Vuole garantire che arrivino gli aiuti alle zone terremotate; salvaguardare il semestre di presidenza italiana del G7 che comincia a gennaio e si concluderà a giugno del 2017; e guidare il più possibile i vertici del Pd verso un'analisi del referendum meno emotiva e segnata dalla voglia di rivalsa.

    sergio mattarella sergio mattarella

     

    Ma il presidente della Repubblica sa che il limite della sua opera di convinzione sono i numeri del Pd in Parlamento; e che almeno all'inizio, la crisi si gioca tutta dentro il partito di maggioranza. Renzi vuole dimostrare che dopo di lui non può nascere nulla di più di un esecutivo a tempo, con obiettivi e compiti limitati: tanto più con il fantasma di una manovra finanziaria da diciannove miliardi di euro, adombrata ieri da Bruxelles pur senza quantificarla ufficialmente; e con una legge elettorale da reinventare per sostituire l'Italicum e votare il Senato sopravvissuto al referendum.

     

    Nell'ottica renziana, un esecutivo dai confini circoscritti permetterebbe ad alcuni collaboratori di restare a Palazzo Chigi: ad esempio il sottosegretario Luca Lotti, in vista di una serie di nomine strategiche a primavera. Su questo sfondo, il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan sarebbe la soluzione naturale, anche per le garanzie che offrirebbe alla Ue: sebbene le opposizioni lo vedano solo come la continuazione del governo Renzi.

     

    MATTARELLA QUIRINALE MATTARELLA QUIRINALE

    La corsa verso le urne comincerà subito dopo, con il 2017 evocato come limite da non oltrepassare. Eppure nessuno è pronto a scommettere sulla data delle elezioni. Troppi impegni internazionali e sentenze della Corte costituzionale nei prossimi mesi, e troppe incognite sulla riforma elettorale, per escludere che si scivolerà verso il 2018. Mattarella vuole risolvere un problema alla volta. Sa che in politica gli scenari prendono corpo giorno per giorno. E spesso sono imprevedibili.

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