Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Sono stati gli eredi della Dc a lanciarne la candidatura già due settimane fa, capitanati da Giuseppe Fioroni nel ristorante «Scusate il ritardo» di piazza della Rotonda, a due passi dal Pantheon. Ed è stato ancora una volta Fioroni a tessere la trattativa ieri fra Matteo Renzi e Angelino Alfano che ha riportato su Sergio Mattarella quei voti Ncd che morivano dalla voglia di finire su quella scheda.
sergio mattarella e massimo dalema
Si sentiva talmente profumo di scudocrociato, che da giorni vecchie volpi della Dc sono convenute magicamente a palazzo, da Calogero Mannino a Pierluigi Castagnetti, da Ciriaco De Mita a Paolo Cirino Pomicino a tanti altri. Ed è stata una fortuna, perchè è an- che grazie a loro che forse si riesce a costruire un personaggio di cui c’è scarsissima traccia nelle rassegne stampa del passato.
I vecchi amici raccontano di un rapporto molto stretto con l’ex segretario generale della Camera, Ugo Zampetti, che ha accompagnato le presidenze di Luciano Violante, Pierfer- dinando Casini, Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini e anche di Laura Boldrini fino a un paio di settimane fa. Si conoscevano i padri di Zampetti e di Mattarella, sono divenuti amici an- che i loro figli. Tanto che le famiglie riunite (finchè era viva Marisa, la moglie del futuro presidente della Repubblica, prematuramente scomparsa nel 2012) ogni domenica andava- no a messa insieme nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Un rapporto che non è solo curiosità: a questo punto Zampetti è in pole position per sostituire l’attuale segretario generale del Quirinale, Donato Marra.
sergio mattarella 8
Altre notizie rilevanti che vengono dagli ex amici? Non poche. La rete di rapporti con il Vaticano: ovviamente gli arcivescovi di Palermo, compreso l’attuale Paolo Romeo. Un’a- micizia con il cardinale Achille Silvestrini, classe 1923, per lustri diplomatico di primissimo piano della Santa Sede. E un rapporto quasi fraterno con monsignor Claudio Maria Celli, arcivescovo riminese che Papa Benedetto XVI ha voluto (e Papa Francesco confermato) alla guida del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e del Centro Televisivo Vaticano.
Apprendiamo sempre dai vecchi Dc calati a Roma per festeggiarlo come Mattarella non sia affatto sconosciuto nei consessi internazionali. Grazie alle varie esperienze vissute durante i governi guidati da Massimo D’Alema e Giuliano Amato ha costruito una tela di rapporti importanti nel setto- re della Difesa, di cui iniziò ad occuparsi nel D’Alema bis e per cui fu imposto come ministro da Carlo Azeglio Ciampi ad Amato: stava seguendo il co- ordinamento interforze a livello Nato, e il suo lavoro non andava interrotto.
sergio mattarella 7
Ma grazie al breve periodo in cui fu vicepresidente del Consiglio nel D’Alema 1, fu ammesso nel direttorio ristretto del Ppe, dove conobbe due leader che oggi non valgono poco: Angela Merkel e Jean Claude Juncker. Non finirebbero più di raccontarlo il loro amico Mattarella i vecchi Dc, e quindi spazio anche alle poche passioni: grande amante del calcio, tifoso del Palermo e dell’Inter, studiava le formazioni storiche di tutte le squadre del campionato di serie A. E poi sfidava a pranzo l’amico Leopoldo Elia, nei due ristoranti del cuore: uno vicino al Pantheon (Settimio, il preferito della vecchia Dc), e l’altro a due passi da Fontana di Trevi. Però perdeva sempre: Elia sapeva a memoria anche qualsiasi formazione della Pro Patria dei primi campionati.
Sarà quel ritorno a palazzo degli ex, ma anche tutti quelli che furono Dc in quei tempi e poi hanno preso altre strade sembravano avere trovato nuova linfa e vita. Era impensabile resistessero a lungo nelle barricate opposte quelli del Nuovo centrodestra, che piantano le radici nella stessa storia di Mattarella. Che maldipancia fino alla decisione finale di Alfano.
Poche ore prima era furioso Roberto Formigoni per la partita giocata secondo lui così male da tenerlo lontano dall’agognato voto al nuovo presidente. E addirittura minacciava regola- menti di conti dentro al partito, sospettando di qualche compagno: «Sono venuto a sapere che due nostri ministri sapevano che Renzi avrebbe indicato Mattarella già a dicembre. Ma si sono giocati per conto loro quell’informazione, senza condividerla con i gruppi parlamentari, mandandoci allo sbaraglio nella trattativa come è avvenuto».
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Allo sbaraglio poi Ncd avrebbe mandato poche ore dopo i ritrovati amici di Forza Italia, tornando all’ovile Dc senza tanti complimenti e grazie a una simil-moina di Renzi. Se qualche falla ancora c’era a sinistra, si muovevano come un esercito solo i vari Fioroni e Rosy Bindi, magicamente all’unisono con le truppe renziane che fino a una settimana prima avevano avversato con toni apertamente ostili. È il miracolo di quello scudo crociato, che ha richiamato a casa chiunque fosse nato lì. Una cosa però a Renzi l’hanno soffiata: quella narrazione del nuovo presidente che a lui stava tanto a cuore. Ma è piccolo prezzo da pagare