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    CAMBI DI VITA - “LA COCAINA E' UNA TRAPPOLA CHE MI HA RESO SCHIAVO, OGNI GIORNO SPENDEVO 200 MILA EURO E NE CONSUMAVO 8 GRAMMI. MIA MOGLIE MI HA SALVATO” - MATTEO CAMBI, L’IMPRENDITORE CHE A 23 ANNI FONDÒ IL MARCHIO DI MODA “GURU”: “ERANO ANNI IN CUI L’ITALIA ERA SPENSIERATA. IL MIO MARCHIO E' STATO UN PRECURSORE DEI SOCIAL MEDIA. AVEVO COMPRESO..." - L'ISOLA DEI FAMOSI, I FLIRT CON LA CASALEGNO, GREGORACI, LESSA, VENTO E MASCIA FERRI, I GUAI GIUDIZIARI. COSA FA OGGI


     
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    Mauro Giordano per www.corriere.it

     

    «I marchi con i quali lavoro oggi non sono di mia proprietà, ma non provo rancore o rammarico. Va bene così e per il momento non ho intenzione di lanciarmi in progetti più grandi del mio presente, che ho imparato a gestire senza abbassare mai la guardia. La cocaina è una trappola che tengo lontana, perché sono molto protetto». Matteo Cambi, 45enne nato a Carpi e parmigiano di adozione da quando di anni ne aveva 6, sfoglia la margherita della sua vita, che come raccontato nel libro autobiografico «Margherita di spine» del 2016, ha saputo portarlo nel gotha dell’imprenditoria italiana ma anche pungerlo facendogli molto male.

     

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     Da tempo ha avviato una collaborazione con il marchio Valvola (o Valvola Fashion per chi lo cerca online, azienda marchigiana della moda) e più recentemente ha riallacciato i fili della storia con Guru, l’iconica margherita («che ho tatuata sulla pelle») che aveva fondato nel 1999 a soli 22 anni e che lo aveva lanciato nell’Olimpo dell’imprenditoria e del gossip.

     

    «Oggi faccio il consulente per i marchi di moda e ne presenterò uno nuovo femminile a Pitti il 15 giugno» anticipa Cambi, che agli inizi degli anni Duemila era stato l’assoluto protagonista delle pagine patinate, prototipo e anticipatore dell’imprenditore-influencer: copertine e storie chiacchierate con Elenoire Casalegno e tanti altri flirt che gli vennero accostati come Elisabetta Gregoraci, Fernanda Lessa, Anna Falchi, Flavia Vento e Mascia Ferri. 

     

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    Aveva saputo moltiplicare quell’eredità lasciata dal padre (i spesso citati «500 milioni di Lire)» che morì quando Cambi era piccolo ma poi nel 2008 il Tribunale di Parma dichiarò il fallimento del suo gioiello che gli costò una condanna a 4 anni per bancarotta fraudolenta e un debito con la giustizia che ha finito di pagare nel 2016.

     

    Nel frattempo Guru venne venduta a un gruppo indiano e solo con il recente passaggio ai monegaschi di Ghep guidata da Gianluca Sessarego, è sbocciato il nuovo amore con Cambi.

     

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    Nel 2016 una sfortunata partecipazione al reality l’Isola dei famosi (lasciata in anticipo) ma nel frattempo anche un rapporto solido costruito con l’attuale moglie Stefania Marusi e le due figlie (una delle quali avuta da una precedente relazione). Un vero enfant prodige (nel 2003 Guru fatturava oltre 100 milioni di euro e nel 2005 diventò sponsor della scuderia Renault in Formula 1). 

     

    E poi quella «schiavitù dalla cocaina» che come da lui dichiarato «nei momenti peggiori mi ha portato a spendere 200 mila euro al giorno e ha consumare 8 grammi al giorno», che ha imparato a raccontare e che anzi vorrebbe far diventare uno strumento d’aiutoper gli altri, soprattutto i più giovani.

     

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    Cambi,negli ultimi tempi la vediamo molto attivo sui social nel promuovere Valvola e più recentemente una limited edition di magliette Guru che di fatto rappresenta il vero rilancio del marchio.

    «Il fatto che abbiano pensato a me rappresenta un orgoglio. Credo che mi abbiano contattato per quello che ho rappresentato con quel marchio e devo dire che sono molto felice della nuova proprietà della Guru, sento finalmente che è finita in buone mani. Al tempo stesso con Valvola abbiamo creato un marchio ben riconoscibile e dinamico, del quale sono molto soddisfatto soprattutto per tutta la squadra che ci lavora. Da subito mi hanno convinto il progetto e il messaggio che vuole lanciare, essere di tutti e per tutti».

     

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    In che momento della sua vita si trova?

    «Dopo quello che ho passato provo a vivere i momenti per quello che sono. Ho lo sguardo molto rivolto alla mia famiglia e al lavoro, queste nuove esperienze lavorative mi stanno riempiendo di entusiasmo».

     

    La sua professione è quella di consulente o sta già pensando di lanciare nuovi marchi?

    «Coordino dei progetti, propongo idee e ascolto quello che mi viene proposto.In questo momento va bene, la trova la cosa più corretta. Non chiudo le porte a nulla per il futuro ma attualmente preferisco mettere la mia esperienza a disposizione degli altri, anche perché tante aziende con la pandemia hanno vissuto momenti difficili e penso di poter rappresentare un aiuto con la mia esperienza. Volendo rimanere in ambito floreale, che per me ha un certo significato, preferisco veder rifiorire gli altri o aiutarli a sbocciare».

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    Che cos’è stata Guru per lei?

    «Mi verrebbe da dire cos’è visto che anche oggi ha un ruolo nella mia vita. Quando penso a quegli anni rivedo spensieratezza, gioia, colore e altre parole positive. Erano anni in cui l’Italia era spensierata, sognava e forse credeva ancora alle favole».

     

    Rimpianti?

    «Penso di aver superato quella fase perché il tempo ha fatto la sua parte, molti sentimenti negativi sono scomparsi. Ho accantonato il rancore di non vedere la Guru più di mia proprietà anche perché adesso finalmente a parer mio ha un ottimo nuovo “papà”».

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    Sembra molto attento al presente. Il passato e il futuro li maneggia con più cautela?

    «Ho imparato a mie spese a confrontarmi con gli alti e i bassi. Il costo della schiavitù della cocaina è stato questo e più recentemente ha invalidato anche il mio ritorno in televisione con l’Isola dei famosi. Per me è stato un problema molto grande ma oggi mi spingo a dire di aver ripreso la mia vita in mano. Allo stesso tempo sono consapevole del fatto che la vittoria sulla cocaina si ottiene giorno per giorno, senza guardare troppo al domani».

     

    Deve ringraziare molto sua moglie?

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    «Sicuramente. Insieme alle mie figlie rappresenta la forza della mia vita. Nel 2020 purtroppo ha dovuto affrontare un grave problema di salute che fortunatamente sembra ormai passato, è successo proprio una settimana dopo l’inizio del lockdown. Mia madre e le mie figlie sono importantissime ma mia moglie rappresenta per me un pilastro fondamentale. Posso dire con serenità, ma ovviamente anche grande emozione, che senza di lei probabilmente non sarei qui».

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    Mette la stessa cautela anche nel ritorno sotto i riflettori?

    «Non è una questione di notorietà ma di vera e propria salute. Me lo ha dimostrato l’esperienza con l’Isola dei famosi. La cosa che mi è più dispiaciuta non è stato il mancato ritorno in tv in grande stile ma piuttosto il non aver ascoltato le persone che mi avevano consigliato di andarci piano. Tra questi l’amico Gabriele Parpiglia che mi diceva “Matteo non partecipare, non sei pronto”. E in effetti ero ancora in una fase complicata che quell’esperienza ha messo a dura prova, non avevo pieno controllo della mia vita».

     

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    Lei è stato assoluto protagonista della «bella vita» nel vero senso della parola. Il mondo dello spettacolo l’ha aiutata quando ha avuto bisogno?

    «All’inizio,magari anche per interesse, ero pieno di amici. Dopo, devo dire la verità, sono rimasto solo. Ma non me la sono presa perché so che funziona così per tutti, probabilmente per me non era nemmeno importante avere vicine alcune persone. Quindi non posso dire di essere deluso. Posso dire di essere uscito da quel mondo nello stesso modo di come ero entrato, con un clamore e una forza pazzesca».

     

    Come iniziò la sua dipendenza dalla cocaina?

    «Fu la curiosità, non parlo spesso di questo argomento specifico, ma posso dire che non furono né i ritmi di lavoro né cattive amicizie. Fino a 24 anni non avevo fumato neanche uno spinello, la curiosità mi spinse a voler cedere alla cocaina. Ho iniziato per gioco e ci sono finito completamente dentro».

     

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    C’è stato qualche episodio particolare o veramente assurdo legato alla sua dipendenza?

    «In quel periodo di cose assurde ne ho fatte talmente tante che purtroppo o per fortuna le ho pure dimenticate. Posso citarle il modo totalmente disordinato e improvvisato con il quale affrontavo le spese quotidiane, una vera forza distruttrice che per fortuna ho rivolto verso di me e mai in modo disumano verso gli altri. La distruzione è stata verso quello che avevo creato e quello è stato un aspetto con il quale ho dovuto fare i conti e superare. Anche persone molto vicine a me, come mia madre, subirono gravi conseguenze da quelle vicende. Mi dispiaceva anche l’isolamento sul lavoro al quale mi ero sottoposto».

     

    C’èstata qualche persona dal punto di vista del recupero che l’ha aiutata anche sul fronte spirituale?

    «Agli arresti domiciliari mi sono affidato anche alla fede, non posso certo dire di essere diventato un praticante ma ho riscoperto la mia spiritualità. Sono stati periodi seguiti anche da medici e altri specialisti».

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    Sul fronte giudiziario ha recriminazioni da fare?Ha mai pensato di essere stato anche vittima della sua notorietà?

    «Sul fronte dei risarcimenti con la vendita al gruppo indiano credo di essere stato protagonista di una delle vicende giudiziarie “più risarcite” dell’Emilia-Romagna. Non sono mai entrato nel merito dell’operato della magistratura. Posso dire che si è trattato di una vicenda dura ed esemplare, che spero sia stata utile, perché nel mio caso la giustizia è stata rapida».

     

    Con le sue figlie parla mai di queste vicende?

    «No, però sanno tutto e devo dire che hanno sempre gestito la cosa in modo corretto e intelligente. Capisco che non si vergognano di nulla perché hanno compreso che nella vita si può sbagliare. Negli Stati Uniti il fallimento è il momento della ripartenza. Devo dire che è difficile ma non impossibile. Serve buona volontà e tanta pazienza».

     

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    La sua vita è molto cambiata anche dal punto di vista economico?

    «Un cambio radicale. Senza voler essere banale posso dire di aver riscoperto il piacere di mangiare un gelato. La mia testa è totalmente cambiata ma spesso rifletto sul fatto di essere diventato normale solo adesso. Amo le cose semplici e questo mi rende vivo. Evidentemente prima non amavo la vita».

     

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    Lei con Guru si considera un anticipatore dell’era social?

    «Senza presunzione, ma credo di sì. Credo che nei primi anni Duemila siano state messe le basi del modo di fare marketing e comunicazione di oggi. Sono stato non il primo, ma uno dei primi in Italia che ha capito verso che direzione si andava. In particolare avevo compreso quanto fosse importante legare il marchio con i luoghi di aggregazione giovanile. Se ripenso che tutto questo lo facevo 22 anni fa mi ritengo un pioniere».

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    Quale direzione aveva compreso?

    «Il fatto che c’era voglia di spensieratezza, quelli erano anni veramente leggeri. I giovani guardavano molto ai modelli che arrivavano dalla tv e io avevo compreso che bisognava cavalcare quei modelli essendo presente nei luoghi frequentati, all’epoca c’era molto il calciatore. Oggi il ventaglio si è ampliato con lo chef, lo sportivo a tutto tondo, l’imprenditore o il dj. Ma soprattutto era importante dire alle persone che quel mondo poteva essere di tutti».

     

    Si dice spesso che nel mondo dello spettacolo l’uso della cocaina sia la normalità. Per la sua esperienza è stato così?

    «Le dico la verità, fu una cosa molto mia. Personale. Avevo molto rispetto per quel settore, vivevo in modo intimo quel problema. Sul fronte invece dei coinvolgimenti aziendali nel fallimento sono stati i processi a fare chiarezza»

     

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    Lei era famoso anche per una vita sentimentale da star. Anche le sue fidanzate l’abbandonarono?

    «Vivevo quell’aspetto con la spensieratezza della giovinezza e della notorietà. Non ho quindi particolari ricordi negativi o positivi. Ero un ragazzo di 22-23 anni che viveva con grande leggerezza».

     

    Oggi chi sarebbe un personaggio da Guru?

    «Mi ha sempre fatto piacere che la mia maglietta iconica fosse indossata da alcuni amici o conoscenti particolari. Calciatori, dj o altro, ma soprattutto provavo a creare un legame con quelle persone. Al tempo stesso sono consapevole di avere 45 anni e che molte cose sono cambiate. Non credo e non pretendo di sapere tutto quindi, mi affido anche a chi è più giovane di me e conosce anche le nuove dinamiche del mercato».

     

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    Le piacerebbe scrivere un nuovo libro, anche meno biografico?

    «Perché no. Devo dire che una volta ritrovata la stabilità è cresciuta in me la voglia di fare qualcosa per aiutare gli altri. Credo di possedere alcune chiavi di accesso con un linguaggio che non vuole essere solo il paternalistico “la droga fa male” in modo bacchettone. Vorrei anche provare fare capire ai giovani cos’è che fa bene».

     

    Vive con il fantasma di commettere gli stessi errori?

    «Sono molto concentrato e protetto. La mia famiglia è sempre molto vicina, abbiamo creato una squadra che si sorregge a vicenda. Non abbasso ma la guardia e so di non poterla abbassare. Questa volta sarebbe un errore che mi porterei avanti per tutta la vita».

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