1 – «TROPPA SPESA, SI RIPARTA DA LÌ»
Estratto della lettera di Matteo Renzi al “Corriere Della Sera”
LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI
«Caro Direttore, diminuire le tasse sul lavoro è la priorità ribadita a parole da tutti i leader politici e da tutti i commentatori economici. Tutti possono permettersi di dire che va abbassato il cuneo fiscale». Ma pochi, pochissimi, possono dire di averlo fatto davvero. Perché con le parole sono bravi tutti, ma quando si tratta di passare ai fatti le cose cambiano. Il governo che ho avuto l' onore di presiedere costituisce una felice eccezione. Nel triennio 2015-2017, figlio delle nostre leggi di bilancio 2014-2016, la riduzione del cuneo è stata di oltre 22 miliardi di euro l' anno comprensiva dell' operazione 80 euro, dell' Irap costo del lavoro e della decontribuzione prevista dal Jobs act. Ventidue miliardi, non spiccioli. (…)
renzi zingaretti
L' esperienza del governo guidato dall' onorevole Letta ricorda a tutti noi come aumentare l' Iva in un momento di stagnazione economica indebolisca profondamente i consumi: era l' ottobre del 2013 quando l' esecutivo decise l' ultimo aumento. E per mesi l' Italia ne ha pagato le conseguenze. (…) Per sconfiggere il populismo, ci vuole la politica. Non gli slogan o i giochi delle tre carte.
NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI
2 – RENZI ATTACCA IL PD SUL MINI-CUNEO ZINGARETTI: "ORA BASTA SGAMBETTI"
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
ANTONIO MISIANI
Lo scontro vero o presunto sull' Iva ha lasciato il segno e adesso Nicola Zingaretti vuole mettere qualche punto. Ovvero non farsi strattonare da Matteo Renzi e Luigi Di Maio perché intorno alla manovra economica il rischio di altri strappi è enorme. Siamo appena all' inizio. Va in avanscoperta il viceministro al Tesoro Antonio Misiani: «Renzi liquida il taglio del cuneo fiscale come un pannicello caldo. Sbaglia. Il suo partito aveva chiesto di rimandarlo al 2021». Come dire: Italia Viva era contro i lavoratori. «Siamo al governo perché le tasse vogliamo tagliarle», insiste Misiani. Ma dal segretario arrivano parole ancora più nette.
paolo gentiloni nicola zingaretti 1
matteo renzi enrico letta
I vertici dem riuniscono l' intera squadra di governo al Nazareno. La scena, nel pomeriggio, è quella di una riunione di emergenza. Di già. «Non sono irritato. Sono preoccupato. È un film già visto e questi film finiscono male». Zingaretti parla ai suoi, ma si rivolge fuori da quelle stanze, all' ex segretario scissionista e al capo politico dei 5 stelle. «Pensiamo insieme a l' Italia, alle persone non ognuno al proprio orticello in maniera egoista. Al Paese serve un orizzonte con politiche efficaci e in un momento difficile nascono solo con uno sforzo corale. Non con furbizie e sgambetti metodi vecchi e usurati che logorano e basta». Insomma, così si dura poco. Nemmeno qualche mese.
paola de micheli paolo gentiloni nicola zingaretti andrea marcucci graziano delrio 2
È un allarme indirizzato a Conte, agli alleati e al suo stesso partito. Il pericolo che si pone davanti al leader dem sembra abbastanza evidente: trasformarsi nella forza responsabile che si fa carico dei problemi mentre gli altri cercano ogni giorno un rilancio, una nuova sfida, un po' di consenso, bottino da mettere in cascina.
IL MEME DI OSHO SU RENZI DOPO LA VITTORIA DI ZINGARETTI ALLE PRIMARIE roberto gualtieri giuseppe conte 1
«Sono a caccia di visibilità e fanno la battaglia solo per quella», ha spiegato il governatore del Lazio. Quindi, Zingaretti annuncia ai membri del governo Pd che questo tipo di riunione diventerà periodica, che bisogna comunicare bene all' esterno ciò che fanno i dem nell' esecutivo. E se i partner non esagerano, dice il segretario, «il Pd sarà la formazione più unitaria e di maggiore spinta al cambiamento». Ok, ma con un limite: «Se gli altri pensano solo a piantare bandierine se ne assumeranno la responsabilità ».
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Ha bruciato, in queste ore, l' attacco di Renzi al mini cuneo fiscale deciso da Roberto Gualtieri.
PAPEETE COCKTAIL: LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI BY GIANBOY
«Pannicello caldo», lo ha definito. È stata la miccia. «Sono 2,5 miliardi quest' anno e 5 il prossimo. Lo vada a dire agli incapienti che è acqua fresca», ribatte Misiani. Il derby adesso è ufficialmente cominciato. Se Davide Faraone ricorda che nei governi Renzi il taglio al costo del lavoro è stato di 22 miliardi (compresi gli 80 euro), beh la risposta è velenosa: sono soldi coperti dalle clausole di salvaguardia ovvero dalla zavorra dell' aumento dell' Iva.
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Proprio la misura che l' ex premier oggi si vanta di aver impedito. Lo scambio di accuse lascia intuire il clima. Il livello può continuare a crescere. C' è un' intera legge di bilancio da scrivere e se queste sono le premesse, non c' è stare allegri.
Il Pd è costretto a cercare uno spazio tra la responsabilità e la propaganda. Di Maio e Renzi sono campioni della comunicazione e hanno sempre i riflettori puntati addosso. Ci stanno come pesci nell' acqua. Ieri l' ex segretario dem ha persino dedicato in radio Rimmel di De Gregori a Zingaretti.
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Come canzone di addio. «Dobbiamo darci un metodo di lavoro. Far capire bene che le nostre battaglie sono già in questa manovra: l' ambiente, il taglio del costo del lavoro, gli asili nido gratis per le persone che stanno peggio», dice Zingaretti. Sono le ragioni per cui stiamo al governo, «per cambiare davvero rotta, per nuove politiche economiche e sociali». Se non passa il messaggio è un guaio, perché comunque ci sarà da tirare la cinghia, da pagare il conto del Papeete come ha detto il titolare dell' Economia.
ANDREA MARCUCCI GRAZIANO DELRIO
E gli alleati proveranno a scaricare sulle spalle del Pd il peso delle decisioni complicate. Ma certo, come ha spiegato l' altro giorno Graziano Delrio (presente alla riunione di ieri insieme ad Andrea Marcucci), occorre darsi una mossa, non farsi dettare l' agenda, imporre i propri temi. Dappertutto. Nelle piazze e in tv, sui social e sui giornali. Il caso dell' Iva è destinato a non rimanere isolato. Per questo Zingaretti ha scelto di alzare la voce.
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