Claudio Bozza per il “Corriere della Sera”
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Tra i sondaggi altalenanti tra il 2 e il 3%, il fuoco di fila dell'inchiesta Open e la bufera per le sue conferenze a pagamento in Stati autoritari arabi, Matteo Renzi si trova chiuso in un angolo, all'apice dell'impopolarità. Così, per tentare di uscire da quell'angolo, trasformerà ancora una volta la Leopolda nel suo ring. «Pensano di costringermi a lasciare la politica? Non ci penso nemmeno, anzi», ribatte a chi gli consiglia un passo indietro per dedicarsi all'attività di lobbying .
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Ma all'ex premier, per rimanere in sella (urne anticipate o meno), stavolta dovrà riuscire una mossa del cavallo ancora più complessa di quella con la quale fece crollare il Conte II. Per restare in prima linea, specie con 345 posti in meno in Parlamento, serve un nuovo contenitore politico: «"Grande centro", "Nuovo centro"? Termini consunti - spiega un fedelissimo renziano -. Qui semplicemente bisogna andare "oltre", se proprio vogliamo uno slogan: un centro draghiano, che però prevede un'opa, più o meno ostile, su Forza Italia».
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Chi dalla Leopolda si attende il lancio di un nuovo soggetto politico rimarrà deluso: difficile che Renzi comunichi la fine di Italia viva nello stesso luogo in cui ne annunciò la nascita appena due anni fa. Il senatore di Firenze, e quasi tutti i 43 parlamentari di Iv, sanno bene che quel partito che aspirava alla doppia cifra è ormai ai titoli di coda. Ma con il Quirinale alle porte c'è la possibilità di giocare la partita della vita. Come? Lavorando, dietro le quinte, al dopo Colle.
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Perché nella testa di Renzi, qualora l'«operazione oltre» andasse in porto, potrebbe scattare solo una volta eletto il nuovo capo dello Stato, tentando anche l'accordo per una nuova legge proporzionale. Ma chi sono i soggetti coinvolti? C'è Carlo Calenda, con cui il rassemblement liberal è andato già in porto in Europa. E già qui arriva il primo ostacolo: il leader di Azione, che su questo fronte non sente Renzi da un po', è disposto al dialogo anche in Italia ma rimanda con chiarezza a due sue dichiarazioni: «Renzi scelga: o politico o businessman ».
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E poi: «Serve un progetto davvero riformista e non tatticista, come l'alleanza con Micciché in Sicilia». Quello della leadership è il nodo chiave. Troppi galli in un contesto che aspira a mettere insieme, oltre a Renzi e Calenda, anche i parlamentari di Coraggio Italia (oggi 30, ma con tensioni Brugnaro-Toti), +Europa con Della Vedova-Bonino e soprattutto quel pezzo di FI contrario ai flirt sovranisti con Salvini e Meloni. Nell'«operazione oltre», insomma, è vitale un passo indietro dei troppi aspiranti leader.
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E il profilo per convincere i «galli» a farlo - così come avvenne, ad esempio, con Parisi, Mastella, Marini e Dini nel 2001 per la nascita della Margherita con Rutelli leader - ha un nome e un cognome. La ministra (forzista) per il Sud Mara Carfagna - donna, moderata e apprezzata bipartisan - è più di una suggestione per il futuro prossimo. Anche nella testa di Renzi, che la Margherita contribuì a piantarla, giovanissimo, e che ora vorrebbe vederla rinascere in versione 2.0.
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