ugo magri
ugo magri per la Stampa
La metafora più in auge al Quirinale è quella dell'estintore: lo si tiene in casa per stare tranquilli, nel caso scoppiasse un incendio, però incrociando le dita e sperando di non usarlo mai. Idem per lo stato di emergenza che il governo prolungherà di ulteriori sei mesi: andrebbe inteso come una precauzione contro l' eventuale «seconda ondata», e vissuto come una forma di garanzia collettiva perché renderà più facile intervenire in fretta, senza troppe complicazioni, modulando la risposta al virus sulle necessità del momento.
Per esempio, nei giorni scorsi, il responsabile della Salute Roberto Speranza ha potuto chiudere certe frontiere a rischio con una semplice ordinanza ministeriale, laddove altrimenti chissà quanto tempo ci sarebbe voluto e quanti nuovi malati.
conte mattarella
Insomma, non risulta affatto che Sergio Mattarella sia rimasto sorpreso, tanto meno scandalizzato dalla decisione del premier. Prolungare lo stato di emergenza era da tempo nell' ordine delle cose.
Vero è che Conte ne ha dato notizia tra il lusco e il brusco, sperimentando il Mose, senza consultarsi preventivamente con il capo dello Stato. Ed è altrettanto vero che, forse, l' Avvocato del popolo avrebbe fatto bene a interfacciarsi da subito col Parlamento.
grasso mattarella zampetti
Ma alla fine le Camere diranno la loro. E qualora le regole venissero violate, assicura chi lo conosce, Mattarella sarebbe il primo a pretenderne il rispetto.
Ogni qualvolta in passato ha colto rischi di forzature, il presidente della Repubblica si è fatto sentire. In un caso pubblicamente, reclamando a nome dei cittadini «indicazioni ragionevoli e chiare» (30 aprile 2020); altre volte è intervenuto senza renderlo noto tramite la «moral suasion».
Non è un caso che il governo abbia frenato il ricorso - inizialmente smodato - ai famosi Dpcm, specie sui temi che attengono alle libertà individuali. Qualche sbavatura c' è stata.
giuseppe conte parla con un uomo in mutande a pellestrina 2
Ma di qui a demonizzare lo stato di emergenza come se fosse un «vulnus» costituzionale, e addirittura denunciare uno slittamento verso forme larvate di dittatura, secondo chi frequenta il Colle francamente ne corre: sostenerlo fa parte della propaganda, rientra nella dialettica tra maggioranza e opposizione. Però la democrazia in Italia è sana, e per fortuna non rischia il Covid.