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    "CANTA CHE TI PASSA" – MATTIOLI SCATENATO SU SANREMO: “L'ARISTON INCATENATO ALL'EGO IPERTROFICO E SERIOSO DI BAGLIONI, CON UNA LUGUBRE SCENOGRAFIA DA GOTHAM CITY E L'ORCHESTRA IN UN RACCAPRICCIANTE SMOKING TOTAL WHITE (DOPO THE GIORNALISTI, THE GELATAI?) - IL FESTIVALON DE' FESTIVALONI È COME LA RAI CHE LO GESTISCE: CONGENITAMENTE DEMOCRISTIANO. E STASERA SARA’ RIESUMATO PIPPO BAUDO…”


     
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    Alberto Mattioli per la Stampa

     

    È appena iniziato, ma si è già capito tutto. Con le sue consuete sensibilissime antenne, il Sanremone intercetta una diffusa voglia che serpeggia per il Paese: di moderazione e tradizione, di buoni sentimenti e soliti noti, di cuore & amore.

     

    Sanremo dev' essere così, rassicurante e prevedibile, visto e rivisto, eterno ritorno del sempre uguale, magari un po' (un po' molto) noioso ma senza sorprese, quindi nemmeno sorprese negative.

     

    Non per buttarla sempre in politica, ma il festivalon de' festivaloni è come la Rai che lo gestisce: congenitamente democristiano. Più rassicurante di un discorso di Rumor, più prevedibile di un' intervista di Forlani, più anestetico di un' analisi di De Mita.

     

    FIORELLO E CLAUDIO BAGLIONI FIORELLO E CLAUDIO BAGLIONI

    In un momento d' incertezza, con le elezioni incombenti, il malessere diffuso, i pistoleri da Far West perfino nell' Italia più profonda (a Macerata non succedeva niente del genere dai tempi dello Stato pontificio), Sanremo intercetta una diffusa voglia di toni pacati, di usato sicuro. Rappresenta al meglio il peggio della tradizione menefreghista nazionale modello «canta che ti passa».

     

    Guardatevi intorno. C' è una gran voglia di tornare nel ventre della Balena, ovviamente bianca, per noi poveri Pinocchi spaventati dalle sparate della politica, diffidenti delle annunciate palingenesi e delle promesse mirabolanti dei Pinocchi veri, quelli dei talk show.

     

    Così stasera, fra il grande ospite internazionale e il duetto d' autore, sarà riesumato perfino Pippo Baudo (ma si rivedono anche la Vanoni, Milva, i Pooh spaiati, Gino Paoli, come se a Palazzo Chigi ci fosse ancora Fanfani).

     

    sanremo sanremo

    Ridateci, almeno una volta all' anno, il bravo presentatore, il vestitone della valletta ora promossa copresentatrice o coconduttrice, la canzone d' amore, la rutilante scenografia, la nostra meravigliosa orchestra, i fiori di Sanremo e il bell' applauso. E pazienza se quest' anno l' Ariston sembra un po' mesto, incatenato all' ego ipertrofico e serioso di Claudio Baglioni, con una lugubre scenografia da Gotham City e l' orchestra in un raccapricciante smoking total white (dopo The Giornalisti, The Gelatai?).

     

    E poi guai far battute d' attualità, la par condicio è ferrea, anche se a far ridere e divertire e insomma a mandare avanti al baracca ci ha pensato, almeno ieri, il favoloso Fiorello, sublime entertainer «totale» nella miglior tradizione delle grandi maschere italiane, dalla commedia dell' arte in giù.

     

    sanremo sanremo

    Però diciamolo, alla fine la qualità dello show importa poco, idem gli ascolti. Sanremo non è uno spettacolo, è una categoria dello spirito. Ogni anno bisogna che tutto cambi perché tutto resti com' è. È una macchina del tempo che per cinque interminabili serate lo sospende e ci culla in un grembo canzonettaro accogliente e caldo come quello materno.

     

    Prevedibile, inevitabile e atteso come tutti i grandi classici nazionali, la crisi di governo e il Ferragosto al mare, la ferma condanna del Presidente e l' accorato appello del Papa, il panino del tiggì e lo spaghetto di mammà. Che è poi l' ambigua ragione per la quale lo si guarda, ancora e sempre.

    ALBERTO MATTIOLI ALBERTO MATTIOLI pippo baudo pippo baudo

     

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