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    GIRA CHE TI RIGIRA, LA BANANA FINIRÀ IN CULO A MAURIZIO CATTELAN? – L'ARTISTA DEVE AFFRONTARE UNA CAUSA PER “COMEDIAN”, L'INSTALLAZIONE CON UNA BANANA ATTACCATA A UNA PARETE CON IL NASTRO, PRESENTATA AD ART BASEL MIAMI NEL 2019. L'ARTISTA CALIFORNIANO JOE MORFORD SOSTIENE DI AVERE AVUTO LA STESSA IDEA NEL 2000 E DI AVERLA REGISTRATA ALL'UFFICIO PER IL COPYRIGHT – A LUGLIO IL TRIBUNALE DI PARIGI AVEVA RESPINTO LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DA 6 MILIONI AVANZATA DA DANIEL DRUET, AUTORE MATERIALE DI DUE OPERE DI CATTELAN…


     
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    1 - ORA ALLA SBARRA C'È LA BANANA

    Da “La Lettura – Corriere della Sera”

     

    opera di Joe Morford e banana di maurizio cattelan opera di Joe Morford e banana di maurizio cattelan

    C'è un'altra controversia legale che Maurizio Cattelan deve affrontare. Una causa per Comedian, l'installazione con una banana attaccata a una parete con il nastro, presentata ad Art Basel Miami nel 2019 (fu venduta per circa 120 mila dollari, cifre simili a quelle delle successive repliche).

     

    L'artista Joe Morford, da Glendale, California, sostiene di avere avuto la stessa idea nel 2000 e di averla registrata all'Ufficio per il copyright: nella sua opera c'erano una banana e un'arancia di plastica (didascalicamente, la sua opera si chiamava Banana & Orange).

    banana cattelan banana morford banana cattelan banana morford

     

    Il giudice Robert N. Scola Jr. ha respinto l'istanza degli avvocati di Cattelan di rigettare la causa che, così, andrà avanti. «Una banana attaccata a un muro può non incarnare la creatività umana, ma può evocare alcuni sentimenti, buoni o cattivi», ha detto il giudice.

     

    2 - HOMO (NON) FABER

    Vincenzo Trione per “La Lettura – Corriere della Sera”

     

    maurizio cattelan maurizio cattelan

    Un'opera d'arte è di chi la pensa o di chi la fa? Qualche settimana fa - era l'inizio di luglio - il tribunale di Parigi si è pronunciato sulla denuncia dello scultore Daniel Druet ai danni del gallerista Emmanuel Perrotin, organizzatore, nel 2016, di una mostra di Maurizio Cattelan, Not Afraid of Love , presso la Monnaie de Paris.

     

    In quella personale, furono esposte anche La Nona Ora (Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite) e Him (il «piccolo Hitler»). Ovvero, due celebri sculture ideate da Cattelan, ma realizzate da Druet. Il quale ha chiesto di essere riconosciuto unico autore di quei piccoli classici nella storia dell'arte contemporanea; e ha quantificato il danno subito in 6 milioni di euro.

     

    Inequivocabile, la sentenza. Per il tribunale di Parigi, il fatto non sussiste: Druet ha eseguito le opere limitandosi ad applicare le indicazioni di Cattelan, che resta il solo creatore di La Nona Ora e di Him : suoi il concept, il soggetto, l'ambientazione. I giudici hanno colto così il senso profondo della filosofia sottesa all'arte concettuale: l'atto dell'ideare è prioritario rispetto alla resa formale e all'esecuzione manuale.

     

    installation view, la nona ora, 1999, victory is not an option, maurizio cattelan at blenheim palace, 2019, photo by tom lindboe, courtesy of blenheim art foundation installation view, la nona ora, 1999, victory is not an option, maurizio cattelan at blenheim palace, 2019, photo by tom lindboe, courtesy of blenheim art foundation

    «È indiscusso che le precise direttive per allestire le sculture di cera in una specifica configurazione, relative in particolare al loro posizionamento all'interno degli spazi espositivi volti a giocare sulle emozioni del pubblico (sorpresa, empatia, divertimento, repulsione), siano state emanate solo da Cattelan senza Druet, non essendo in alcun modo in grado di arrogarsi la minima partecipazione alle scelte relative alla disposizione scenografica della presentazione delle sculture (...) o al contenuto del possibile messaggio racchiuso nell'allestimento», si legge nella sentenza. Che, con rigorose argomentazioni giuridiche, ha smontato una richiesta ormai anacronistica.

     

    maurizio cattelan maurizio cattelan

    Siamo dinanzi a una questione ampiamente dibattuta nel Novecento. Un secolo che ha sancito il progressivo declino dell'«uomo artigiano», demiurgo, ha ricordato Richard Sennett ( L'uomo artigiano , Feltrinelli), dedito a un'attività faticosa, silenziosa e lenta, impegnato a saldare arte, intelligenza, conoscenza e sapienza tecnica, sapiente nel coniugare abilità e immaginazione, pronto a combinare mente, mano, desiderio e ragione.

     

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    Nel Novecento, abbiamo assistito al trionfo dell'Homo (non) Faber , che sembra ispirarsi a una celebre battuta di Nicolas Poussin. Da dove nascono i quadri? «Da qui», amava ripetere il grande pittore francese, mentre si toccava la fronte con l'indice. La medesima battuta potrebbe essere ripetuta da Marcel Duchamp, il quale, con il ready-made , mette in crisi liturgie millenarie. Si porta oltre ogni manualità: preleva oggetti già fatti, collocandoli nei contesti museali, per caricarli di valenze simboliche scandalose.

     

    Fare arte? Per il «mercante del sale», è un evento mentale, che consiste solo in piccoli spostamenti di frammenti di mondo. Conta chi scrive la partitura, non chi la suona. Comportandosi come un giocatore di scacchi attento a muovere le pedine sulla scacchiera con gesti minimi, Duchamp ha l'ambizione di afferrare la realtà nel momento in cui sta per fuggire alla sua presa: vuole sostituire le cose ai segni che le designano. Si ricordi una tra le sue trovate più originali. Ricorrendo allo stratagemma del pointing , indica l'Empire State Building. Nell'attimo in cui punta quel grattacielo, se ne appropria e lo trasforma in una «sua» opera.

     

    him l hitler di maurizio cattelan 5 him l hitler di maurizio cattelan 5

    La stessa tensione «platonica» è all'origine di un ciclo di quadri interamente dettato al telefono. Ne è inventore un artista affascinato dal nesso tra arte, media e industria, tra gli animatori del Bauhaus.

     

    László Moholy-Nagy comunica le sue visioni a un tecnico, che le trascrive su un foglio di carta millimetrata: una battaglia navale astratta, fatta di geometrie colorate posizionate secondo armonie precise.

     

    Siamo nel 1923, quasi un secolo prima della sentenza-Druet. Si tratta di una serie che anticipa il metodo cui, spesso, si è attenuto anche Cattelan, il quale, incurante della componente manuale, per costruire tante sue sculture, usa soprattutto il telefono. «Il telefono è il mio vero posto di lavoro. L'idea che sia l'artista a manipolare la materia non mi appartiene. Non so disegnare. Non so dipingere. Non so scolpire. Le mie cose non le tocco proprio», ha detto.

     

    him l hitler di maurizio cattelan 4 him l hitler di maurizio cattelan 4

    La medesima indifferenza nei confronti del fare in prima persona si può ritrovare nelle Factory nate, sulle orme del Bauhaus, sin dagli anni Sessanta: da quella di Warhol a quella di Haring, da quella di Koons a quella di Murakami, a quella di Eliasson. Officine dove il «capo» non si sporca le mani, ma si concentra solo su idee, la cui realizzazione è affidata a una troupe di professionisti.

     

    È, questo, l'approdo di una consuetudine già sperimentata nelle botteghe medievali e rinascimentali: autentici spazi di coworking , dove pittori, scultori e orafi trasmettevano il proprio insegnamento ai discepoli, dei quali seguivano la crescita e la maturazione. In molti casi, per rispondere a committenze pressanti, il maestro impostava la composizione generale, assegnando ai diversi allievi la definizione dei dettagli di figure, architetture, paesaggi.

     

     

    daniel druet daniel druet

    Siamo di fronte a una pratica adottata anche in vari ambiti extrartistici. Si pensi agli studi di architettura e, soprattutto, all'industria del cinema. Che è governata dal regista, artefice, artigiano e organizzatore, in possesso di talento individuale e, insieme, dotato di competenze professionali specifiche: può curare il film in ogni sua parte - soggetto, sceneggiatura, scenografia, costumi, luci, montaggio e missaggio - ma non può realizzare il film stesso da solo.

     

    Mentre la sua troupe si concentra su aspetti particolari, egli è l'unico che possa controllare l'impianto complessivo dell'opera. Coordina tante competenze non contigue, cercando sempre di difendere la propria autonomia espressiva. Incline a rifiutare ogni isolamento, delega ai suoi compagni di strada alcune scelte e, al tempo stesso, ne controlla e ne determina gli atti.

     

     

    Crea attraverso gli altri. «In tutti i film che ho girato - ha detto Jean Renoir - riconosco che la mia influenza è stata grande abbastanza perché io possa accettare che mi si attribuisca la maggior parte di responsabilità dell'opera finale. Ma sarebbe ugualmente inutile negare che l'influenza dei miei collaboratori su di me è stata enorme. Ho cercato di assimilarla in modo tale che essa potesse aiutarmi a rinforzare la mia stessa conoscenza della vita».

     

    daniel druet daniel druet

    Dunque, Cattelan e Moholy-Nagy, Warhol e Haring, Koons, Murakami ed Eliasson. Infine, architetti e registi. Figure diverse, che sembrano situarsi sulla soglia tra democrazia e autoritarismo. Essi pensano la propria avventura non come una rivelazione individuale e privata, ma come un laboratorio collettivo, basato sull'incontro tra attitudini intellettuali e capacità operative. In un'epoca dominata da diffusi individualismi, si fanno promotori di un'estetica dell'alleanza, riaffermando la centralità della co-partecipazione.

     

    la banana di cattelan sul 'new york' la banana di cattelan sul 'new york'

    Insofferenti verso gli atteggiamenti ascetici e solitari, trasformano i lavori in avventure fondate sulla condivisione e sull'intreccio tra invenzione e manualità, testimonianze di un'«autorialità multipla» teorizzata dal filosofo Boris Groys, intesa come territorio dove, trasgredendo ogni individualità sovrana, talenti eterogenei si intersecano. Esercizi di democrazia poetica. Che, tuttavia, nascondono una vocazione autoritaria.

     

    Eroi di radicali esperienze concettuali, sovrani di regni dei quali essi sono i soli abitanti, unici responsabili degli esiti finali raggiunti, gli artisti, talvolta, possono anche «limitarsi» a intuire iconografie, riservando a collaboratori vari la trascrizione concreta di quelle visioni. Nella consapevolezza, però, che, pur se eseguita in una condizione di confronto, l'opera è sempre di chi la pensa, non di chi la fa.

    daniel druet daniel druet lo scultore daniel druet e francois mitterrand lo scultore daniel druet e francois mitterrand DANIEL DRUET DANIEL DRUET

    maurizio cattelana e papa wojtyla colpito da meteorite maurizio cattelana e papa wojtyla colpito da meteorite him l hitler di maurizio cattelan 2 him l hitler di maurizio cattelan 2 him l hitler di maurizio cattelan 2 him l hitler di maurizio cattelan 2 him l hitler di maurizio cattelan 3 him l hitler di maurizio cattelan 3 maurizio cattelan 1 maurizio cattelan 1 maurizio cattelan 3 maurizio cattelan 3 maurizio cattelan maurizio cattelan maurizio cattelan maurizio cattelan maurizio cattelan 2 maurizio cattelan 2 NOVECENTO MAURIZIO CATTELAN NOVECENTO MAURIZIO CATTELAN la banana di cattelan 2 la banana di cattelan 2 la banana di cattelan la banana di cattelan comedian di maurizio cattelan comedian di maurizio cattelan maurizio cattelan maurizio cattelan MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

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