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    "SMETTO QUANDO VOGLIO" - CATTELAN SI RACCONTA: “IO IN PENSIONE? ANNUNCIO UTILE PER LAVORARE ANCORA" - "SUPERO I LIMITI MA OGNI VOLTA SOLO DI UN CENTIMETRO" - E SUL DOCUFILM SULLA SUA VITA DA ARTISTA: “E’ STATO UN OTTIMO MODO PER SBARAZZARSI DELL’ANALISTA" - VIDEO


     
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    Irene Maria Scalise per la Repubblica

     

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    Tutto avrebbe immaginato Maurizio Cattelan, l' artista italiano più quotato al mondo, tranne che diventare il protagonista di un film sulla sua vita. Il primo a stupirsi di essere finito sul grande schermo con Be right back, racconto della carriera di un provocatore lunga tre decenni, è proprio lui. Faccia sghemba e occhi che ridono, Maurizio Cattelan, che in settembre compie 57 anni, scherza su sé stesso e sulla possibile vita da pensionato: «Mi diverto quando faccio qualsiasi cosa, sempre che sia di buon umore.

     

    Non vedo differenza tra piscina, lavoro o altro. Vedendo il film mi sono sentito come se stessi guardando il mio volto nella bara: è stato un atto di violenza, ma allo stesso tempo necessario». Quasi un passaggio terapeutico: «Un film su sé stessi, fatto a tua insaputa, è sicuramente un ottimo modo per sbarazzarsi dell' analista». Qualche anno fa Cattelan ha scosso il mondo dell' arte annunciando che sarebbe andato in pensione. È durata poco. Se gli si chiede se era l' ennesima provocazione risponde ridendo: «La verità è che continuo a non fare niente e quindi posso smettere quando voglio. Ogni tanto ho il dubbio di aver annunciato il mio ritorno per evitare di rispondere a domande come questa. Avevo bisogno di essere libero di sbagliare, di spogliarmi di strutture acquisite per abitudine o per inerzia.

    MAURIZIO CATTELAN - OPERA MAURIZIO CATTELAN - OPERA

     

     Annunciare il mio pensionamento è stato un gesto eclatante ma si è rivelato utile per liberarmi da dinamiche che mi stavano soffocando. Ora sono "pulito" e posso ricominciare a pensare liberamente ». Nei 90 minuti di proiezione di Be right back si capisce come la provocazione sia una costante della sua vita. Anche se Maurizio Cattelan sembra più un uomo sull' orlo della timidezza. Uno che vive per camuffarsi: jeans neri, bici anonima e corpo sottile. E non rinnega nulla: «Le provocazioni che mi interessano sono quelle che trasformano un' emergenza personale in un atto pubblico. Sono le uniche che hanno senso di esistere. Quelle fini a sé stesse sono tristi e inutili come molotov inesplose». Cattelan è cresciuto a Padova, con due fratelli, in una famiglia di operai.

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    Ha cominciato presto a difendersi: «Da bambino le ho prese da tutti: dai miei famigliari, dalla scuola, in pratica da ogni autorità costituita. La cosa che ho imparato meglio nell' infanzia è sfuggire alle punizioni, evitare di essere un target mobile: non è stata un' arma di successo, ma mi ha evitato guai peggiori dell' essere artista». Nella sua prima vita ha fatto di tutto: il contabile, il cuoco, l' infermiere, l' addetto alle pulizie. Poi è arrivata l' urgenza dell' arte. Ha mollato il posto fisso per iniziare a lavorare con le mani. Non ha mai smesso. Assieme a tanti successi sono arrivate le critiche dei moralisti.

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    Non gli hanno perdonato i bambini impiccati, la carrozzina che prende fuoco, il dito medio in Piazza Affari. Lui non si è mai scomposto: «Il buon gusto e la morale non sono il giusto metro di misura per l' arte. Qualsiasi sia il limite, l' arte deve occuparsi come primo obiettivo di spostare l' asticella un po' oltre quel confine, un centimetro alla volta». Il mondo dei social, invece, lo vive a modo suo. Ha creato "A single post Instagram": «Posto una cosa al giorno e cancello quella precedente. Lo utilizzo come un display per sottolineare cose che vedo in giro e che mi hanno colpito».

     

    MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

    Adesso per Cattelan che vive tra due case, una a New York e una a Milano, la sfida è l' America di Trump. Una dimensione piena di limiti che non sembra preoccuparlo: «I limiti sono il nutrimento di ogni opera d' arte. Certo, gli spazi a disposizione per la libertà di espressione sono sempre più ristretti ma il problema è l' autocensura. Viviamo in un mondo ossessionato dalla politically correctness. Nel momento in cui realizzi un progetto spesso ha subito troppe candeggiature nella testa di chi lo ha inventato».

     

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    Le opere di Cattelan sono state battute nelle aste di tutto il mondo. Sempre per cifre vertiginose. Anche due milioni di euro. È diventato ricchissimo? «Se parliamo di ricchezza spirituale ho dei margini di miglioramento. A livello materiale, credo ci sia un punto massimo, che corrisponde alle reali necessità di ognuno. È un limite oltre il quale non ha più senso accumulare. Quelli che lo superano sono bisognosi d' aiuto perché quando la ricchezza serve solo a produrre altra ricchezza è priva di ogni interesse».

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