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    “FORSE CATTELAN SI E' MONTATO LA TESTA” – MAURIZIO COSTANZO SMONTA L’OPERAZIONE CATTELAN ANDATA IN ONDA SU RAI 1: “HO IL SOSPETTO CHE IL PUBBLICO O NON HA CAPITO L'OPERAZIONE O SI È ANNOIATO. CATTELAN, FINO AD OGGI, HA CONDOTTO PROGRAMMI MUSICALI. HA 40 ANNI MA FA FINTA DI AVERNE DI MENO. HA CERTAMENTE QUALITÀ, MA NON ERA CERTO QUELLO L'ABITO DA CUCIRGLI ADDOSSO…” - VIDEO


     
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    Maurizio Costanzo per "la Stampa"

     

    MAURIZIO COSTANZO MAURIZIO COSTANZO

    La collocazione più ambìta per un programma televisivo, è quella che viene chiamata «prime time»: ovvero è il programma che segue il Tg1 delle 20 e il gioco a seguire, tipo I soliti ignoti di Amadeus. I grandi signori e «padroni» del prime time sono stati, negli anni, Mike Bongiorno, Enzo Tortora, Corrado, Pippo Baudo e solo una volta, perché solo una volta ha fatto il prime time, Fiorello. È una collocazione complicata, perché a quell'ora si raccoglie un gran numero di telespettatori che sono quelli che hanno appena visto il Tg1 delle 20. Quindi chi comincia un programma in prime time sa di poter contare su una base di alcuni milioni di telespettatori.

     

    alessandro cattelan da grande 3 alessandro cattelan da grande 3

    Oggi non c'è Corrado, non c'è Bongiorno, non c'è Baudo, non c'è Fiorello nelle prime serate ed è quindi legittimo che i dirigenti di Raiuno, non potendo replicare a vita Il Commissario Montalbano, si siano guardati intorno per cercare di rinnovare questa difficile collocazione oraria. Intendiamoci: «rinnovare», «innovare», «trovare il nuovo», è una impresa difficilissima per un canale televisivo come Raiuno, che si rivolge a molti milioni di persone, in specie a quelli che vengono chiamati «sfascia divani», che siedono davanti al televisore (in genere sono moglie e marito in pensione) alle 15 e si alzano alla soglia della terza serata televisiva. Quindi, innovare per persone non giovani è sempre difficile. Lo è ancor di più catturare il pubblico giovane, che certamente vede la televisione attraverso altri canali.

    alessandro cattelan da grande 2 alessandro cattelan da grande 2

     

    Bisogna diffidare sempre da chi dice: «Con questo programma vogliamo rivolgerci ai più giovani». Qualcuno lo ha detto, ahimè, nel presentare le due serate dal titolo Da grande, condotte da Alessandro Cattelan, la domenica sera in «prime time» per Raiuno. Il programma non è andato bene, gli ascolti sono stati deludenti, ma è complicato dare colpe, perché era difficile, se non impossibile, pensare al lancio di un nuovo conduttore, peraltro bravo in altre circostanze.

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    Cattelan ce l'ha messa tutta, ma ce l'ha messa tutta anche la dirigenza di Raiuno nel convocare, davanti alle telecamere, tutta la «argenteria» della rete, da Carlo Conti ad Antonella Clerici. Questi ultimi, i «senatori», erano lì per dare il ben arrivato e il viatico a Cattelan. Non è successo niente e io ho il sospetto che il pubblico o non ha capito l'operazione o si è annoiato. Cattelan, fino ad oggi, ha condotto programmi musicali, tipo quello in onda sui canali Sky X-Factor. Ha 40 anni ma fa finta di averne di meno. Ha certamente qualità, ma non era certo quello l'abito da cucirgli addosso.

     

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    Peraltro, chi scrive non sa quale sarebbe l'abito da cucire addosso a un quarantenne movimentista, portato a parlar svelto, a fare cento cose davanti alle telecamere, esprimendo una gran voglia di essere il primo della classe. Non so come Cattelan andasse a scuola: non è stato mai primo della classe e ha sempre desiderato esserlo o lo è stato e questo gli ha consentito di montarsi la testa. Ritengo, perciò, ozioso interrogarsi sul futuro di Cattelan o dar colpe a destra e manca per l'insuccesso del programma Da grande. I programmi in televisione possono andare bene o male e i dirigenti fanno bene a sperimentare. Non solo, è anche probabile che il prossimo programma di Cattelan, ovunque lo faccia, sarà un successo, perché come suol dirsi, le lezioni servono.

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