Francesco Persili per Dagospia
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“Sarò l'ultimo ad aver suonato al Circo Massimo? Diranno che ho portato sfiga”. Gli anni Novanta si annidano nei dettagli, nelle battute, nelle parole. Sfiga. Non c’è nessuno meglio di Max Pezzali che sappia declinare, in parole e musica, la sindrome di Calimero o, come direbbe lui, di quelli che “prendono il palo interno”.
Saranno stati “i due di picche” che ha collezionato (come tutti), saranno state le serate estive del Festivalbar in cui sbagliava l’abito e esibiva un discutibile giubbotto di pelle che lo faceva grondare di sudore, sarà stata la decisione di non continuare Scienze Politiche (“In diplomazia devi avere un cognome altisonante, Pezzali è da sfigato”) fatto sta che il cantante pavese è diventato il cantore per antonomasia della nostalgia per le cose che non abbiamo mai avuto: figaggine, macchine sportive, Naomi Campbell.
max pezzali paola e chiara il circo max
La femme fatale in minigonna, autoreggenti, sigaretta e unghie rosse di “Lasciati toccare” è rimasta una libidine irraggiungibile, una fantasia erotica che mostra plasticamente, e bombasticamente, lo iato tra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà. Si faticava molto nel corteggiamento ma alla fine spesso non c'era alcuna ricompensa. Il “grande gioco” della seduzione non trovava alcuna finalizzazione.
“E’ la dura legge del gol, fai un grande gioco però/ se non hai difesa gli altri segnano/e poi vincono”.
La via zemaniana ai fallimenti sentimentali. Calcio e amorazzi, fumetti e luci stroboscopiche (che facevano vedere la forfora sulle giacche) divertimento cazzone e disimpegno post-ideologico, tutto skakerato in musica.
max pezzali mauro repetto
Del resto, come ricorda Mauro Repetto, l’altra parte degli 883, nel libro “Max 90-La mia storia”, il colpo di cannone degli anni Novanta è la finale dei Mondiali italiani tra Argentina e Germania con Max Pezzali che cita Lothar Matthaeus, uno dei riferimenti più solidi di quel periodo insieme a Radio Deejay e Moana Pozzi: “Teniamo gli occhi sulla palla”, come dire “restiamo concentrati sulla musica, e vinceremo”.
Peccato che lo stesso Repetto fosse il grande assente sul palco del Circo Massimo, nel sabba pop (che si potrà rivedere stasera su Canale 5 in prima serata) per celebrare i 30 anni di carriera di Max Pezzali. Una storia di rivincita, da sempre. Da “merdacce di serie C” alla rivalutazione sociologica del Grande Emiliano, Edmondo Berselli: "Gli 883 non possono essere catalogati come un fenomeno irrilevante". E Max, con le sue storie di bar e di baracca, “è il figlio di una provincia lombarda che si rivolge a una provincia italiana apparentemente eterna”.
Il Bruce Springsteen italiano? Troppo. Manca la forte appartenenza politica. E la storia della tessera del Fronte della Gioventù? “Avevo 14 anni e un amico del bar ci chiese di tesserarci per votare a un congresso, qualche giorno prima della votazione” (https://www.secoloditalia.it/2012/06/io-luomo-ragno-e-la-tessera-del-fronte-della-giovent/ )
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E l’inno di Alleanza Nazionale? Non fu composto da lui ma da un suo amico di Pavia, Claudio Apone, scrittore ed ex attivista (“Mi chiese una consulenza “tecnica” e gli diedi qualche dritta sulle modalità di registrazione più adatte alle sue necessità”). Del Max Pezzali più politico si ricorda, ma il “reato” è ormai prescritto, solo una partecipazione a una manifestazione al Circo Massimo del Pd veltroniano.
Un cantante post-ideologico che ci ha accompagnato dal mondo predigitale a Internet, dalle sale giochi alle piazze social, con le sue avventure che non portano da nessuna parte, gli amorazzi sfigati, i collant, i deca e l'Arbre Magique. Così quando Pezzali canta “Il tempo passa per tutti lo sai/Nessuno indietro lo riporterà neppure noi”, tiriamo un sospiro di sollievo. Meglio non rovinare i ricordi con la nostalgia.
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