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    ORESHKIN DA MERCANTE - IL 9 MAGGIO IN RUSSIA NON C’È STATA SOLO LA PARATA DELLA VITTORIA: PUTIN HA FIRMATO UN DECRETO CHE SPINGE DI FATTO IL SUO PAESE NELLE BRACCIA DELLA CINA. ARCHITETTO DELLA NUOVA STRATEGIA DI MOSCA SARÀ L’ECONOMISTA MAXIM ORESHKIN, GIÀ MINISTRO DELLO SVILUPPO E ORA CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE - L’OBIETTIVO? LA CREAZIONE DI UN’ECONOMIA PARALLELA, SENZA EURO NÉ DOLLARI: UNA SPECIE DI NUOVA GLOBALIZZAZIONE REGOLATA DA RUBLI E YUAN, A USO DEI PAESI ILLIBERALI…


     
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    vladimir putin alla parata della vittoria vladimir putin alla parata della vittoria

    Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

     

    Il 9 maggio, l'atto più atteso a Mosca era il discorso che Vladimir Putin avrebbe pronunciato sulla Piazza Rossa. Forse però il gesto più gravido di conseguenze sarà quello al quale il dittatore stesso, quel giorno, ha compiuto con più discrezione: la firma silenziosamente messa su un decreto che cerca di cambiare la traiettoria della guerra economica con l'Occidente, legando a doppio filo la Russia alla Cina e innestando nella verticale del potere un 39enne a cui Putin stesso ormai si affida.

     

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    Il suo nome è Maxim Oreshkin e pochi all'estero lo conoscono. Non è nella lista dei quasi mille russi e bielorussi soggetti alle sanzioni dell'Unione europea. Solo Londra l'ha già preso di mira, in quanto presidente della principale emittente pubblica russa Pervyj Kanal.

     

    vladimir putin maxim oreshkin vladimir putin maxim oreshkin

    Ma quest' uomo apparentemente tutt' altro che arrogante, anzi affabile, preciso, competente, misurato, duro solo nella sostanza, è soprattutto qualcos' altro: economista formatosi nelle scuole di élite di Mosca, transitato da varie banche d'investimento (da Rosbank, alla controllata russa della francese Crédit Agricole), già ministro dello Sviluppo a 34 anni e consigliere del presidente dal 2020, Oreshkin diventerà l'architetto della riconversione russa.

    XI JINPING E VLADIMIR PUTIN XI JINPING E VLADIMIR PUTIN

     

    Gli si chiede di riorientare il sistema perché volti le spalle all'Europa, impari a commerciare senza valute occidentali e di fatto spinga il Paese nelle braccia della Cina.

     

    Dal 9 maggio, in base al decreto di Putin, Oreshkin è «capo del gruppo di lavoro interdipartimentale» creato per reagire alle sanzioni e riscrivere le regole degli scambi con i Paesi «ostili» (specie dell'Unione europea) e «amici». Lui e il suo gruppo dovranno creare le strutture per rendere tutto questo possibile.

    elvira nabiullina maxim oreshkin elvira nabiullina maxim oreshkin

     

    E già solo la lista delle personalità inserite nel comitato sotto di lui dà l'idea del potere nelle mani di quest' uomo al quale Putin dà ormai la precedenza. Nel gruppo c'è Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca di Russia sulla cui fedeltà al Cremlino grava un'ombra di ambiguità da lei stessa sempre sapientemente intrattenuta. Ci sono Anton Siluanov, ministro delle Finanze, e Maxim Reshetnikov, ministro dello Sviluppo.

     

    Tutti al lavoro per permettere a Oreshkin di spiegare a Putin come disegnare una nuova globalizzazione ad uso dei Paesi illiberali: un'economia parallela senza euro né dollari.

    Il decreto di Putin del 9 maggio parla dello «sviluppo di un piano per formare l'infrastruttura di pagamenti internazionali con partner commerciali di Paesi amici» e di «determinare la procedura per i regolamenti di partite finanziarie in rubli o monete nazionali» di questi ultimi.

    maxim oreshkin maxim oreshkin

     

    Parla anche di meccanismi di «compensazione da sviluppare» sempre con i Paesi «amici», quelli che alle Nazioni Unite non hanno condannato l'aggressione all'Ucraina: Cina e India su tutte. Dietro una formula tanto vaga c'è un progetto preciso - secondo alcuni osservatori - già messo a punto da Oreshkin: creare in Russia e in Cina piattaforme parallele di «clearing and settlement» (compensazioni e regolamenti, o pagamenti) che permettano ai due Paesi di commerciare in rubli e in yuan. Né la moneta russa né quella cinese godono della libertà di circolazione dei capitali: non è facile portarle fuori dai loro Paesi.

     

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    Una piattaforma di Stato di «clearing and settlement» in Cina permetterebbe dunque di compensare le partite delle imprese russe in dare e avere in yuan cinesi ogni trimestre e cambiare in rubli solo la differenza. E parimenti per la Cina in Russia, per il commercio in rubli, con conseguenze soprattutto a vantaggio di Pechino.

     

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    «Nei prossimi due anni la Cina sarà la principale destinazione dell'export e fonte dell'import russo - commenta Alexander Gabuev del Carnegie Institute -. Ciò permetterà alla Cina di affermare lo yuan come moneta regionale nell'Eurasia del Nord, prima ancora che essa sia pienamente convertibile sul mercato dei cambi». Così le conseguenze della guerra minacciano di portare a quella che Gabuev chiama una «balcanizzazione del sistema valutario globale», in cui neanche l'egemonia di euro e dollaro è più al di sopra di ogni sospetto.

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