Andrea Camurani per Corriere.it
GALLARATE RISSA 1
Sono in tutto 17 le misure cautelari eseguite nelle prime ore di mercoledì dalla polizia ai danni di altrettanti giovanissimi accusati di aver preso parte alla grande rissa di strada avvenuta a Gallarate lo scorso 8 gennaio. In particolare, si legge nell’ordinanza della Procura del tribunale per i minorenni, per sette ragazzi è disposta la permanenza a casa «con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo, anche telefonico o telematico».
Per altri otto scattano alcune prescrizioni, tra cui «l’obbligo di rientrare a domicilio entro le 19, divieto di frequentazione di pregiudicati» e consumatori di droga. I reati contestati: rissa aggravata, lesioni personali pluriaggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere. Il procuratore dei minori di Milano, Ciro Cascone, in una nota, ha definito l’episodio «una vera e propria rissa che ha rasentato la guerriglia urbana».
Quel pomeriggio, un venerdì in pieno centro si fronteggiarono un centinaio di ragazzi con catene e bottiglie dopo essersi dati appuntamento su Instagram e altri social. Alla base dell’appuntamento degli screzi fra bande rivali di paesi non distanti da Gallarate, città scelta come luogo di scontro: un ragazzino di 14 anni rimase ferito in maniera seria per una bottigliata ricevuta alla testa.
GALLARATE RISSA 1
Le Procura per i minorenni considera i fatti «molto gravi» per una serie di ragioni: la violenza scatenata in pieno giorno, la «disinvoltura» mostrata e la volontà di agire come «branco», servendosi anche di armi improvvisate«, tutti elementi sintomatici di «personalità prive di freni inibitori e facilmente inclini all’uso della violenza». Scrive la Procura: «Colpisce la banalità e futilità dei motivi scatenanti, rinvenibili in un precedente battibecco tra alcuni appartenenti alle due fazioni, ma che è stato evidentemente interpretato come un affronto che esigeva una vendetta corale. Come pure la facilità con cui gli indagati si siano serviti dei social network per organizzare la rissa e reclutare in pochissimo tempo un elevato numero di persone».
Le prime indagini hanno portato all’individuazione di una diciottenne subito denunciata, poi la Procura della Repubblica di Busto Arsizio ha proceduto alla denuncia di una trentina di persone. Le intercettazioni telefoniche oltre alle più accurate analisi delle telecamere e altri elementi raccolti dalla squadra mobile di Varese e dagli agenti del commissariato di Gallarate hanno permesso di raccogliere evidenze sufficienti per l’emissione delle misure cautelari, 15 delle quali eseguite nei confronti di minorenni.
L’operazione si chiama «Ehi Brò N.p.t.» che sta ad indicare una frase in gergo utilizzata da alcuni indagati, «abbreviazione di “Ehi Brò No Parla Tanto”», spiegano gli inquirenti «gergo utilizzato di frequente dagli indagati nelle chat analizzate, con il quale tutti gli interlocutori venivano invitati ad evitare di parlare dei fatti onde correre il rischio di essere intercettati».