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    ME TOO ALLA PUMMAROLA! LE ATTRICI CIANCIANO DI 223 ABUSI EMERSI IN DUE ANNI E ANNUNCIANO NUOVE DENUNCE MA SI GUARDANO MOLTO BENE DAL FARE UN NOME (E NEANCHE MEZZO COGNOME) – LA LEGALE: “E’ UN SISTEMA CHE VEDE IL SESSO COME SOTTOMISSIONE E POTERE E NON COME LIBERA RELAZIONE. PER QUESTO SERVE AL PIÙ PRESTO UNA LEGGE CONTRO LE MOLESTIE” (MA GIA’ ESISTE) – L'APPELLO DI LAURA BOLDRINI: “FATE NOMI E COGNOMI”


     
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    Estratto dell'articolo di Viola Giannoli per “la Repubblica”

     

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    Duecentoventitré casi di molestie e violenze sessuali emersi spontaneamente in due anni, duecentosette con vittime donne, attrici e giovanissime allieve delle scuole di recitazione e delle accademie abusate da registi (41,6%), attori (15,7%), produttori (6,28%), insegnanti (5,38%), casting director, critici, tecnici, spettatori persino.

     

    Dodici interpreti che si sono già rivolte al tribunale, altre venti che hanno testimoniato per loro. E ora in arrivo ci sono nuove denunce.

     

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    Uno, dieci, cento, più di duecento casi raccolti, «un sistema che vede il sesso come sottomissione e potere e non come libera relazione. Per questo serve al più presto una legge sulle molestie», sottolinea l'avvocata di Differenza Donna, Teresa Manente. Questo prevede il disegno di legge a prima firma Valente, senatrice Pd, fermo in Parlamento. E se il Me Too, aperto già nel 2017 da Asia Argento, in Italia non ha ancora attecchito è perché «qui c'è un grosso equivoco: sessismo e misoginia sono considerati goliardia », spiega Boldrini, che lancia un appello: «Fate nomi e cognomi». 

     

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