1. FERMI TUTTI! IL 2014 E’ STATO L’ANNO DELLA ''FLUIDITA’ SESSUALE'', DELL’“ETEROSESSUALE INCIDENTALMENTE OMOSESSUALE” A SECONDA DELLE SITUAZIONI E DEGLI INCONTRI 2. CI SI PUÒ IDENTIFICARE COME ETERO O OMO, E POI DESIDERARE DI PROVARE ALTRO 3. UN ESEMPIO PRATICO È LO “SKIRT CLUB” DI LONDRA, LOCALE PER SOLE DONNE “BICURIOUS”, TERMINE CHE SI RIFERISCE A CHI NON SI IDENTIFICA NÉ BISEX NÉ OMOSEX, MA HA CURIOSITÀ VERSO UN RAPPORTO FLUIDO E TEMPORANEO CON PERSONE DELLO STESSO SESSO 5. LO “SKIRT CLUB” HA 250 ISCRITTE CHE SI SONO MISURATE CON LA SCALA DI KINSEY, INDICE DI FLUIDITÀ SESSUALE, DI UN MONDO CHE NON SI DIVIDE PIÙ IN DUE SOLE CATEGORIE. PUÒ DURARE UN’ESTATE, PUÒ RIGUARDARE LA SPERIMENTAZIONE TIPICA DELL’ADOLESCENZA, MA RESTA IL FATTO CHE STIAMO SEMPRE DI PIÙ ACCETTANDO QUESTA CAPACITÀ DI FLUIDIFICARE FRA I SESSI

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Nel 1948 il sessuologo Alfred Kinsey sviluppò, tramite osservazioni e lunghe interviste, un test per stabilire l’orientamento sessuale in una scala da eterosessuale a omosessuale. Tra le sfumature c’era “l’eterosessuale incidentalmente omosessuale”, un concetto che rappresenta a pennello la contemporanea fluidità sessuale.

 

Il Dr. Dylan Selterman la spiega così: «Le risposte sessuali delle persone non sono scritte sulla pietra. Cambiano nel tempo, spesso dipendendo dalla situazione in cui si trovano». Ovvero, se un etero si ritrova in un ambiente con persone dello stesso sesso, probabilmente svilupperà un’attrazione. Per capirlo, basta guardare un episodio di “Orange is the New Black”.

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Ci si può identificare come etero o omo, ma a un certo punto desiderare di provare altro. In uno studio accademico di Lisa M. Diamond è stato intervistato un gruppo di giovani donne lesbiche, tre volte in cinque anni. Alla fine della ricerca, la metà aveva abbandonato le etichette, molte avevano reclamato un’identità eterosessuale ma solo una aveva parlato di “fase” di passaggio. Per le altre la transitorietà non è un fase, è una costante. A seconda delle situazioni e degli incontri si può essere etero, gay, bisex.

 

La sociologa Chauntelle Tibbals sostiene che la fluidità sessuale esista da sempre ma che la consapevolezza di un simile concetto stia vivendo ora il suo momento d’oro: «Stiamo sviluppando un linguaggio per definire qualcosa che è sempre esistito. Questo linguaggio è il risultato delle evoluzioni della nostra società».

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Un esempio pratico è lo “Skirt Club” di Londra, locale per sole donne “bicurous”, termine che si riferisce a chi non si identifica né bisex né omosex, ma ha curiosità verso un rapporto con persone dello stesso sesso. Lo “Skirt Club” ha 250 iscritte che si sono misurate con la scala di Kinsey, indice di fluidità sessuale, di un mondo che non si divide più in due sole categorie. Può durare un’estate, può riguardare la sperimentazione tipica dell’adolescenza, ma resta il fatto che stiamo sempre di più accettando questa fluidità. 

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