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CHE MUSICA SAREBBE STATA SENZA MICHELE MONDELLA? – ADDIO AL DISCOGRAFICO CHE LANCIO’ VENDITTI, DE GREGORI, RINO GAETANO – IL SODALIZIO CON DALLA E LA PREOCCUPAZIONE PER IL SUO INEDITO CHE RON PORTERÀ A SANREMO - LA BATTUTA: “IL MIO RUOLO? QUELLO DI PORTARE IL CANE DI DE GREGORI A FARE LA PIPÌ” - DOMANI I FUNERALI A ROMA - IL SALUTO DI RUGGERI, GIORGIA E CARBONI - VIDEO
2. MONDELLA
Gino Castaldo per la Repubblica
Ci sono persone che la musica in Italia l' hanno costruita, senza apparire.
Michele Mondella era un artista della promozione, uno di quelli che l' hanno inventata, fin da quando nei primi anni 70 lavorava a fianco di Vincenzo Micocci alla It, l' etichetta che ha scoperto e lanciato Venditti, De Gregori, Rino Gaetano e tanti altri. Mondella ti aspettava sotto casa, al lavoro, ti braccava, era perennemente "in missione", lottava per i suoi artisti, ne era innamorato, e ti trasmetteva la sua passione.
Tutti hanno sperimentato questa sua speciale dedizione.
Michele lo ha fatto da pioniere, quando la nuova canzone d' autore trasformava il linguaggio, quando cambiava metodi, approccio, quando le radio libere aprivano nuovi canali di diffusione. Lui era lì, in trincea, col suo sorriso sornione e determinato, deciso a non mollarti finché non fosse riuscito a convincerti che bisognava fare tutto quello che era umanamente possibile per proteggere e difendere la qualità della nuova canzone.
Quelli come De Gregori e Venditti li ha presi per mano, lui portavoce, ufficio stampa, stratega della comunicazione quando la comunicazione era un' avventura di raffinato artigianato, e lo stesso ha fatto con Rino Gaetano, il fuorilegge, uno che era difficile da gestire perché irrideva, sfotteva, si sottraeva alle formalità di rito, e lui era lì pronto, sempre con amore, convinto che il suo lavoro non fosse un semplice lavoro ma una missione superiore, come in un certo senso era, perché in quegli anni essere al fianco della grande canzone d' autore significava essere guerrieri di una battaglia che stava cambiandola nostra cultura.
francesco de gregori lucio dalla
E così ha continuato con altri artisti, anno dopo anno, attraversando decenni e stili musicali. Probabilmente il sodalizio più stretto e costante Mondella l' aveva sviluppato con Lucio Dalla, ed è stato così fino all' ultimo giorno di Lucio. Loro due insieme erano uno spettacolo a parte, Lucio che lo imitava e Michele che rispondeva a tono, ma si amavano, e Dalla comprendeva perfettamente di quale arte elegante e sottile fosse protagonista Michele: l' arte della persuasione, della divulgazione del lavoro creativo degli autori di canzoni.
Tutti quelli che fanno quel lavoro, anche se non lo sanno, gli sono in parte debitori, perché Michele è stato il pioniere, e il suo insegnamento è e rimarrà per sempre la passione, la comprensione profonda, la sincerità, l' onesta intellettuale. Ci eravamo sentiti l' altra sera. Era preoccupato per l' inedito di Dalla che Ron porterà a Sanremo. Voleva essere rassicurato. Sentiva ancora il bisogno di proteggere i suoi amati cantautori.
2. ADDIO A MICHELE MONDELLA
Marinella Venegoni per la Stampa
Michele Mondella, che se n’è andato ieri all’improvviso, dopo aver compiuto da poco i 70, è stato per quasi quarant’anni l’uomo letteralmente più gettonato nel mondo della musica d’autore italiana. Era impossibile pensare di rintracciare qualunque grande cantante o cantautore senza il suo aiuto: in un’epoca senza cellulari, aveva sempre il controllo di dove fossero i «suoi» artisti, e riusciva a imbastirti in pochi minuti una conversazione telefonica.
Non faceva mai cadere dall’alto le sue cortesie, si chiudeva in silenzi impenetrabili se cercavi di scavare in zone private per le quali l’accesso era vietato. Ma il garbo, la cortesia, l’ironia che sapeva sfoggiare non avevano paragoni con i profili professionali di questo nostro tempo.
Personaggio importantissimo, testimone e spesso regista del lavorio del mondo intellettuale che girava intorno ai cantautori, è stato dagli anni Settanta fin quasi ai nostri giorni un ufficio stampa di spessore e ironia: non un tecnico come va ai nostri giorni, ma un intellettuale di buoni studi e letture, un operatore culturale abituato a tenere bordone alle grandi firme della musica: il più grande è stato Lucio Dalla, con il quale ha collaborato fino alla fine; ma per decenni è rimasto anche accanto a De Gregori, seguendo l’uscita dei suoi dischi più importanti, e a Ron. Naturalmente fu il deus ex machina del Tour di Banana Republic dei tre, nel 1979: salti mortali tripli per rilassare gli Ego dei protagonisti del tour che riapriva l’Italia alle folle della musica dopo la durissima stagione dei Settanta.
Fu testimone dell’epoca degli esordi del Folkstudio, sia per Venditti che per De Gregori. Mondella seguì con dedizione anche la parabola di Rino Gaetano. La tradizione dei cantautori in RCA ebbe in lui un attento e silenzioso protagonista e testimone, accanto al discografico Ennio Melis.
Lavorava sottotraccia, era un campione di understatement, ma a lungo ha tenuto le chiavi dei segreti e delle bugie di quasi tutto il mondo che girava intorno alla musica d’autore. E’ rimasta celebre una delle sue battute: «Il mio ruolo era di portare il cane di De Gregori a fare la pipì», confessò un giorno a un collega che lo tormentava per strappargli qualche segreto. Da tempo pensava di buttar giù un libro di memorie, ma il destino non ha voluto accontentarlo. Lascia la moglie Silvana e tre figli.
mondella
LUCIO DALLA RON FRANCESCO DE GREGORI GIANNI MORANDI
LUCIO DALLA E FRANCESCO DE GREGORI
RINO GAETANO E RICCARDO COCCIANTE
sanremo rino gaetano
dalla de gregori
RINO GAETANO
de gregori-venditti
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