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Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"
Lo aveva promesso. "Mai più niente a che fare con la tv". Era novembre dell'anno scorso e il manager Giorgio Gori, come un Berlusconi in sedicesimo, annunciò così la sua personale discesa in campo nella squadra del rottamatore Matteo Renzi.
Promessa mantenuta? Non del tutto, a dire il vero. E non solo perché ieri un Gori in versione "guru dei media", ospite della convention di Vedrò by Enrico Letta, ha partecipato a un dibattito sui destini della televisione. L'ex enfant prodige della tv nostrana, direttore di Canale 5 a soli 31 anni, in effetti ha lasciato gli incarichi operativi nella sua Magnolia, la società di produzione che fondò nel 2001 per poi rivenderla sei anni dopo al gruppo De Agostini.
Gori, però, possiede ancora il quattro per cento di Zodiak, la holding parigina che controlla Magnolia e altre aziende simili sparse in mezza Europa. Poca cosa, direte voi. Mica tanto, perchè Zodiak ha in pancia quasi 600 milioni di attività e vale oltre 400 milioni di soli mezzi propri.
E allora quel quattro per cento diventa la fettina di una torta molto ma
molto grossa. Il resto del capitale fa capo alla De Agostini guidata da quel Lorenzo Pellicioli che conobbe Gori poco più che ventenne, quando (siamo negli anni Ottanta) entrambi lavoravano a Retequattro, prima che finisse sotto il controllo di Berlusconi.
Il fatto è che gli affari per Zodiak non vanno esattamente a gonfie vele. Questo almeno è quanto risulta dal bilancio 2011 della società parigina chiuso in rosso per 14 milioni di euro l'anno scorso. Nel 2010 le cose erano andate ancora peggio: le perdite avevano sfiorato i 100 milioni.
Dopo una stagione di grandi acquisizioni (Italia, Francia e poi Svezia e Gran Bretagna) la holding targata De Agostini (ma anche Gori) è rimasta a corto di soldi. E così, per stare a galla, Zodiak non a potuto fare a meno di chiedere una mano alle banche. Risultato: a gennaio un pool di istituti di credito ha fornito 160 milioni al gruppo.
La pattuglia dei finanziatori era guidata da Intesa e dalla francese Bnp Paribas. Anche il Monte dei Paschi di Siena ha fatto la sua parte. Per aprire i cordoni della borsa i banchieri hanno però chiesto garanzie. Ed ecco che Zodiak non ha potuto fare a meno di dare in pegno i titoli delle principali controllate, tra cui anche l'italiana Magnolia.
L'azionista di maggioranza, cioè De Agostini, si è anche impegnato a investire nuove risorse. Del resto già nel 2011 era partita una giostra di compravendite tra holding con base in Italia, Olanda e Lussemburgo, che ha finito per ridisegnare l'assetto del gruppo. Il tutto con grandi vantaggi fiscali.
Fin qui i giochi contabili, ma restano i problemi di business. Non è facile vendere programmi televisivi in una fase di recessione globale, con i budget ridotti ai minimi termini e i manager che pensano ai tagli più che allo sviluppo. Zodiak produce reality, fiction, programmi d'informazione, talk show distribuiti in una ventina di Paesi europei e anche negli Stati Uniti. In questo scenario nero, Magnolia tiene botta, vanta bilanci in utile. Lo stesso non si può dire delle altre società del gruppo.
Anzi nell'azienda fondata da Gori pare abbiano addirittura problemi di abbondanza. Nella stagione televisiva che va a cominciare nella prima serata del giovedì ci saranno ben tre programmi griffati Magnolia. Il nuovo reality Pechino Express su Raidue, Piazza Pulita su La7 e X Factor su SkyUno. Interessi in conflitto. Vedremo come andrà a finire.
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