“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Gino Castaldo per “la Repubblica”
Manuel, buon vecchio Manuel, egregiamente e rigorosamente cattivo, portatore di ferocia d’altri tempi, roba da immedesimarsi nei poveri concorrenti al momento del verdetto, anche se in effetti stonano come ubriachi e maltrattano le canzoni come fossero carta straccia.
Eppure ha un senso, una forma di sincerità soverchiante e brutale che tutto sommato è sconosciuta ai talent dove casomai abbondano i “formidabile!”, i “vedo già una luminosa carriera”, quando sappiamo tutti molto bene che i talent giovano a pochissimi fortunati (o bravissimi) e per lo più creano cadute strazianti, soggetti da psicanalizzare, legioni di disadattati della musica.
Insomma il gioco delle parti in commedia della nuova edizione di X Factor si è già delineato: Fedez padrone di casa sicuro, equilibrato, lucido, Arisa che ritorna con vezzi e cinguettii per ora moderati, ma che potrebbero esplodere a sorpresa prima o poi, Alvaro Soler “che è lì per rimorchiare”, come dicono i suoi partner, e per ora è praticamente non pervenuto, ma forse è la lingua, il primo impatto, e poi è tanto bellino, quindi vedremo.
E poi Manuel “rivelazione” Agnelli, che tutto sommato aveva ragione quando spernacchiava i detrattori, le vestali dell’underground che avevano gridato allo scandalo alla notizia del suo reclutamento tra i giudici.
Aveva ragione intanto perché sono discorsi vecchi e superati e lo stesso Agnelli ne sa qualcosa già per la storia degli Afterhours, poi perché ci vorrà pure qualcuno che difenda una parvenza di verità, sebbene brutale. Soprattutto quando la logica televisiva è portata per natura ad esaltare nani e ballerine, a scegliere non necessariamente su basi squisitamente musicali, come puntualmente avviene anche a X Factor, che pure è il migliore e più appassionante dei talent.
In tv però bisogna ridere, bisogna commuoversi con famiglie al seguito e storie toccanti di testimoni di Geova, bisogna vedere eccessi di sofferenza e di gioia, non solo premiare la buona musica, ammesso che da quelle parti ci arrivi.
La musica, appunto, quella per cui tutto si muove ma per la quale niente succede veramente. La televisione crea una sorta di effetto doping, gonfia di steroidi canzoni e cantanti, li fa apparire pieni, vincenti, irresistibili, tranne poi scoprire dopo pochi mesi che, tolto lo steroide televisivo, rimangono gusci esili, spesso smarriti e dal destino assai incerto.
Dunque ben venga se, per salvare il salvabile, Manuel ha scelto di rimanere se stesso, come può e come potrà. Ha dimostrato, e non era per niente scontato, che anni di severi palcoscenici rock gli sono serviti per godere di una sorprendente disinvoltura davanti alle telecamere.
La parte la tiene molto bene, anche troppo, magari risulterà un poco arrogante, non proprio simpaticissimo, ma la salvaguardia di quel poco che rimane di autentico nel grande baraccone televisivo varrà pure qualche rischio. E poi non è detto. Magari anche i duri e puri dell’underground si convertiranno, cominceranno anche loro a tifare per i concorrenti di X Factor.
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