DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Il nostro odio ci svela, più di ogni altro sentimento. Loretta Goggi ha chiuso per sempre con internet dopo aver ricevuto una bordata di insulti per la sua esibizione in un programma tv: offese, astio, odio. Una professionista dello spettacolo può anche mettere in conto una serata storta, ma non l'odio. Perché odiare Loretta Goggi? Perché non può difendersi? Non scopro nulla di nuovo: l'hate speech sta diventando la cifra che più caratterizza il linguaggio dei social, è la «passion predominante» del web.
L'odiatore collettivo si sente protetto dall'anonimato, dall'abuso di profili fake, dalla peculiarità espressiva del mezzo, da una sorta di immunità virtuale. Spesso, però, questo linguaggio o linciaggio tracima in altri media e l'odio attecchisce con sorprendente vitalità, in un gorgo di deriva emulativa.
Sembra che la regola non scritta della rete sia questa: non importa chi odiare, l'importante è odiare qualcuno. Ci saranno ragioni psichiche o sociali per spiegare questo sentimento (non c'è odio senza odio verso sé stessi?) e la sua diffusione online. Colpa del web o dell'animo umano? Nel «Viaggio al termine della notte» (Corbaccio, p. 134) Céline scrive: «Quando l'odio degli uomini non comporta alcun rischio, la loro stupidità si convince presto, i motivi arrivano da soli». Correva l'anno 1932.
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