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Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Che settimana triste per la Rai! Ho provato quasi un senso di smarrimento, come quando non riconosci più i mobili di casa perché qualcuno li ha cambiati a tua insaputa. Sono stato costretto a seguire il battibecco fra Giancarlo Magalli e Adriana Volpe, una lite di una tristezza infinita. E penso sempre che dietro quel programma c' è Michele Guardì (sui compensi Siae niente tetto?).
ADRIANA VOLPE E GIANCARLO MAGALLI
Prima c' era stata la questione Paola Perego (un' altra grande pagina di servizio pubblico) e ho letto con sconcerto l' ultimatum che il marito manager ha mandato via Twitter: «Con assoluta certezza posso affermare che l'ad ritiene che l' errore non è imputabile alla Perego e lo scrive. Quindi? Cosa succede? Ci può dire allora a chi è imputabile?».
Ma come si permette? Ho assistito all' ipocrita disputa sui compensi e all'ennesimo intervento dell' onorevole Michele Anzaldi (che però mi ha chiarito una cosa: Campo Dall' Orto è stato abbandonato da chi l'ha messo lì per cambiare le cose). Sabato sera ho visto un pezzo di «Ballando con le stelle» e non credevo ai miei occhi. Ci mancava solo la criminologa Roberta Bruzzone! Le trasmissioni sportive, quelle no, non riesco più a seguirle tanto sono modeste.
Ma ha ancora senso questa Rai? Ha ancora senso che si parli di concessione in esclusiva del servizio pubblico e si agiti il fantasma del «pluralismo»? Come si fa ad andare avanti con direttori che piazzano il programma più bello dell' anno («Provincia Capitale») alle dieci della domenica mattina e non se ne rendono conto?
La Rai non ha una linea editoriale riconoscibile, è solo un network come tanti altri. L' idea di servizio pubblico era legata alla tv delle origini, inutile star lì sempre a lamentarsi dell' ingerenza dei partiti.
È venuto il momento di infrangere il tabù. Chiudere Viale Mazzini e rifondare la Rai: più piccola, più orientata, più professionale. Sono sempre più convinto che questa sia l' unica strada praticabile.
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