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Paola Zanca per il Fatto Quotidiano
Un' ambulanza a disposizione. Due medici militari di sorveglianza h24, 7 giorni su 7. Un preciso riferimento al rischio di un attacco chimico batteriologico. Che sta succedendo a Palazzo Chigi?
Tutto è cominciato in autunno quando, per alcune settimane, un mini-van ha stazionato nel cortile interno della presidenza del Consiglio. Dietro la carrozzeria grigia e i vetri oscurati, un mezzo di soccorso pronto a intervenire in caso di emergenza lì, nel cuore della sede del governo.
Per capire da dove nasca l' esigenza di allestire un presidio mobile a pochi metri dalla sala in cui si riuniscono i ministri, bisogna tornare al 28 settembre dello scorso anno: quel giorno il ministero della Difesa modifica il decreto che individua la platea dei beneficiari delle prestazioni erogate dalla strutture sanitarie militari. Se fino ad allora poteva avere accesso alle cure dei medici in divisa solo il personale delle forze armate (parenti e pensionati compresi) e alcuni cittadini in situazioni eccezionali, la lettera g-bis inserita al comma 2 dell' art. 1 del decreto 4 marzo 2015 aggiunge all' elenco una nuova categoria: il presidente del Consiglio e, nelle sedi della presidenza, ogni altra autorità di governo.
A Palazzo Chigi, un ambulatorio che si occupa di affrontare eventuali emergenze sanitarie esiste da un paio di lustri. Si chiama "ufficio del medico competente" e, oltre alle attività di medicina preventiva e del lavoro, assicura sorveglianza sanitaria e primo soccorso al personale della Presidenza, alle autorità e ai visitatori.
Lo coordina uno specialista in rianimazione, che organizza anche l' assistenza sanitaria programmata in occasione degli incontri istituzionali, ovvero allerta ospedali e strutture sanitarie durante le missioni in Italia e all' estero.
Da settembre, però, non basta più. Il decreto rimanda i dettagli ad una apposita convenzione. Ed è lì che Palazzo Chigi, nella persona del segretario generale Paolo Aquilanti, firma con il ministero della Difesa l' accordo di collaborazione per una sorveglianza h24 del presidente.
Perché lo fa? Come noto, poche settimane dopo la sua nomina a premier, al rientro da una trasferta a Parigi, Paolo Gentiloni accusa un malore, che lo costringe a un delicato intervento cardiaco. Lo staff del presidente esclude però che la ragione della rafforzata tutela sia questa: il presidente del Consiglio, spiegano al Fatto, si sottopone a regolari controlli che - ne siamo lieti - non destano alcuna preoccupazione. Di più, però, non sanno spiegare. Non confermano né smentiscono che dei medici rianimatori siano notte e giorno al suo seguito:
"La composizione della delegazione che accompagna il presidente - rispondono - è riservata". Lo conferma però l' accordo siglato con la Difesa che, "in ragione della particolare rilevanza politico-istituzionale delle funzioni svolte", lo sottopone a "specifiche misure volte a garantirne la sicurezza e l' incolumità". Rispetto al passato, quindi, bisogna "avvalersi di ulteriori medici e infermieri" che siano "particolarmente esperti nelle procedure di rianimazione" ma anche "istruiti ai profili di riservatezza e ai profili di gestione dei rischi NBC ".
Nel gergo militare, la sigla indica un tipo di aggressione: quella nucleare, biologica e chimica. Esiste una precisa minaccia, da cui solo il personale militare sarebbe in grado di preservarlo? Anche in questo caso, fonti di polizia escludono che negli ultimi mesi si sia verificato un particolare allarme nei confronti del governo.
Eppure i medici ci sono e hanno turni di servizio "diurni e notturni" della durata di "12 ore ciascuno" per "sette giorni a settimana": per coprirli tutti, dice l' accordo, sono a disposizione tra i 10 e 20 dottori e "altrettanti infermieri".
L' accordo contempla anche il "centro mobile di rianimazione" e dice che il personale militare può operare "sui mezzi di soccorso e trasporto in uso" a Palazzo Chigi (l' ambulanza). Tutto, chiarisce la Difesa, è a carico della Presidenza.
Che, stando al bilancio di previsione 2018, ha inserito le uscite (520 mila euro contro i 120 mila degli anni precedenti) nel capitolo di spesa per accertamenti sanitari obbligatori del personale.
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