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Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"
Ora che è «more serious inside and outside the pitch» come dice Roberto Mancini nel suo fiero inglese da italiano in gita, cioè «più serio dentro e fuori dal campo» (il bagno di casa in cui accendere fuochi d'artificio forse è considerato zona franca, ma questa è un'altra storia), il cattivo ragazzo può decidere il derby di Manchester. Doppietta all'Old Trafford di Mario Balotelli (protagonista anche dell'azione costata l'espulsione di Johnny Evans, che ha lasciato lo United in dieci per un tempo), minuti 22 e 60, quasi senza esultare.
Ma con un sottopancia più clamoroso di una capriola: la maglia con la scritta «why always me?», perché sempre io, esibita come se il mondo ce l'avesse con lui, e non viceversa. «Mario è fatto così, può diventare uno dei tre giovani calciatori più forti in assoluto. à matto da legare ma io gli voglio bene» ha commentato il suo innamorato numero 1, Sir Mancio, subito dopo aver piazzato il trappolone costato ad Alex Ferguson la prima sconfitta casalinga in 18 mesi (interrotta una striscia di 37 match vinti), la peggiore in un derby dal 1955.
Grazie a Balotelli, a un guizzo di Aguero e al tilt clamoroso della difesa dello United nel finale sotto gli occhi pallati da pesce d'acquario di Ferguson e del suo staff (il City ha segnato tre volte in quattro minuti: doppietta di Dzeko e David Silva), è finita 6-1 per the italians, Roberto e Mario, tornato a dormire (dormire?) in albergo per l'inagibilità della villa di Macclesfield.
Il successo del Manchester City ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla classifica di Premier League: la macchina da guerra messa a punto da Mancini, che dall'inizio della stagione ha perso solo 2 punti per strada, adesso guarda tutti dall'alto forte di 5 lunghezze di vantaggio sui Red Devils e 6 sul Chelsea del neofita Villas Boas, battuto ieri dal Queens Park Rangers.
C'è molto del genio e della sregolatezza di Balotelli nel primato che sembra ribaltare le gerarchie del calcio inglese a una settimana dall'anniversario di Ferguson, che celebrerà con il noto understatement il quarto di secolo sulla panchina del Man Utd e che ieri non ha fatto nulla per attenuare la violenza del trattamento subito: «La peggior sconfitta della mia carriera».
Preso un buon abbrivio (quinto gol in campionato, a segno nel quarto match consecutivo), tuttora speranzoso di poter tornare a giocare in Italia al prossimo giro di giostra e di mercato (agosto 2012), Mario è stato al centro di tutti i ragionamenti di Mancini: «Il suo problema è l'età , ma come giocatore è incredibile. Il giorno in cui cambierà il suo atteggiamento mentale, salirà al livello di Messi e di Cristiano Ronaldo». Ed è tutto da vedere che per Balotelli, che si sente di poco inferiore solo alla Pulce, sia un complimento. In ogni caso i vicini rumorosi («noisy neighbours» definì Ferguson il City) ieri notte hanno avuto tutto il diritto di far caciara fino all'alba. E per fortuna a Mario era avanzato qualche petardo.
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