
DAGOREPORT - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE CLAUDIA CONTE, LA “GIORNALISTA, SCRITTRICE,…
ELLY, SENTI PIER LUIGI BERSANI: “VANNACCI? SE IN NOME DELLA LIBERTÀ DI OPINIONE, ARRIVA A SOSTENERE CHE UN OMOSESSUALE È UN ANORMALE, IO POTRÒ DIRE CHE UN GENERALE È UN COGLIONE?” - L’EX SEGRETARIO PD A “OGGI”: “ALLA DESTRA CHE PARLA COME AL BAR BISOGNA RISPONDERE COME AL BAR” (E NON CON LE SUPERCAZZOLE DELLA SCHLEIN)…
Anticipazione da Oggi
In un’intervista a Luca Telese per OGGI, in edicola da domani, l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, oggi senza più incarichi in politica ma militante attivissimo, spiega perché dopo le polemiche sul libro del generale Vannacci ha deciso di intervenire con espressioni colorite:
«Quando ho letto che c’era un grande dibattito intorno alle parole di un tizio che rivendicava “il diritto all’odio”, sosteneva che “gli omosessuali sono anormali”, che gli ebrei hanno avuto la Shoah ma non devono lagnarsi troppo, e poi, addirittura, che le femministe sono fattucchiere…. Beh, mi sono un po’ incazzato. È grave? Non si può più dire?».
E spiega: «Invece di parlare del contenuto, e cioè di queste bestialità, ci si interrogava sul tema nobilissimo della libertà di opinione… A me frega zero del dibattito se un generale possa parlare. A me interessa non far passar lisce quelle bestialità: siccome quelli sono ragionamenti da bar, la libertà di opinione non c’entra un tubo. C’entra molto, invece, il modo in cui si discute nei bar, di cui io sono un cultore. Nei bar delle mie parti ci sono cresciuto».
E continua: «Nel bar gli italiani si “sfogano”. Ovvero: si liberano delle costrizioni sociali, dei condizionamenti di ruolo e di condizione… Se nel Bar Italia, in nome della libertà di opinione, un generale può arrivare a sostenere che un omosessuale è un anormale, io potrò dire che un generale è un coglione?».
Bersani parla delle modalità di comunicazione della destra e dice: «Loro entrano nel bar e saltano sul tavolo gridando. Allora la domanda è: noi che cosa facciamo?
“Noi”, la sinistra? Vedo che c’è un istinto di molti, “politicamente coretti”, che suona così: “Che brutte cose si dicono in questo bar! Quante parolacce! In questo brutto posto non entro!”». Ed è sbagliato? Che cosa bisogna fare? «Seguo il mio istinto. Entro nel bar Italia, prendo cappello, punto quelli che gridano più forte e parto: “Ma che balle racconti?”».
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