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APOCALYPSE BONOLIS - SUL PODIO DEGLI ASCOLTI, IL CONDUTTORE DI “CIAO DARWIN” RISPONDE ALLE CRITICHE: “DICONO CHE IL MIO SHOW SIA LA FINE DELL’UMANITÀ? ERA PROPRIO QUELLO CHE VOLEVO RACCONTARE. TRA I PARLAMENTARI C'E' CHI NON CONOSCE LA COSTITUZIONE E CI SI SCANDALIZZA PER LA MIA TRASMISSIONE?”

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Silvia Fumarola per “la Repubblica”

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Le caprette brucano cereali sparsi sul corpo ricoperto di miele di due concorrenti in bikini, poi entrano i caproni e le galline. Su Canale 5 pubblico di Ciao Darwin entusiasta. Su RaiUno Laura Pausini canta con Eros Ramazzotti, spettatori in estasi. Ci sono due Italie davanti alla tv?

 

E se Paolo Bonolis, superando tutti i limiti, con il suo show del 1998, nel 2016 continua a stravincere (27% di share), è davvero la fine, come ha twittatto Craig Silverman, super analista del web, direttore del sito BuzzFeed Canada? Ospite del Festival del giornalismo di Perugia, facendo zapping, non credeva ai suoi occhi: «C’è uno show sulla tv italiana chiamato Ciao Darwin ed è probabilmente la fine dell’umanità».

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Bonolis, è la fine dell’umanità?

«Silverman ci ha visto in pieno, è quello che volevo raccontare: Ciao Darwin mostra i prodromi dell’apocalisse. Non esibiamo i mostri, quell’umanità esiste: è il vicino di casa».

 

Si può ironizzare su personaggi stravaganti, ma l’insieme vira sul trash.

«Le critiche sono basate sul concetto di volgarità ma Ciao Darwin non è volgare: è grottesco e c’è una differenza sottile. Tanti non l’hanno compreso, altri non l’hanno voluto capire. L’esasperazione dei toni, l’esibizionismo, sono condanne grottesche a cui l’umanità viene sottoposta. Cercando di esorcizzarla, mostriamo la realtà: il mondo è questo, anche se non lo vogliamo vedere. Una risata ci seppellirà».

 

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C’è poco da ridere.

«La gente si diverte. Vede, è facile dire“lo show è tutto tette, culi e esibizionismo”».

 

Però ci andiamo vicino.

«Può fare ascolto solo un lato B, una bella ragazza o un bel figliolo? No, glielo dico io. Uno show non fa il 27% di share perché c’è una modella che sfila. I commenti sui social non riguardano i corpi, scrivono: “Hai visto che ha fatto?”, “Hai visto che ha detto?”».

 

Beh, ma si vedono cose folli e se alla domanda: l’opposto dell’Antartide?, uno risponde “Anti-Antartide” viene pure il sospetto che ci sia la zampa di un autore.

«Tutto vero, mi stupisco anch’io mi creda. E quello scatena il divertimento. Ciao Darwin è un gigantesco patchwork di varietà».

 

La preoccupava la sfida con Laura&Paola?

«Non vivo le sfide, spero sempre che i teatri siano pieni e gli show facciano ascolto. Poi sono contento, è ovvio. Il successo non puoi aspettartelo, puoi solo lavorare».

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Davvero le critiche non la feriscono?

«Sa cosa dice Anton Ego nel film Ratatouille? “La critica, anche la più feroce, ha meno vita del più mediocre dei prodotti che va a criticare”, la critica deve intellettualizzarsi, prendere le distanze da ciò che è pop. Darwin deve divertire di nascosto non alla luce del sole».

 

Bonolis, lei è meglio dello show che fa: le dispiace se dicono che è un talento sprecato?

«Mi fa sorridere. In 35 anni di televisione di cose ne ho fatte tante: Il senso della vita, Sanremo, l’Arena di Verona, il gala dell’Expo, roba più stilosa, pensata, ma se questo presunto talento si manifestasse solo in quelle circostanze non sarebbe giusto. Bisogna saperlo impiegare in una cosa difficile come far divertire, cavalcando un mondo che non mi appartiene in cui mi calo con quei ritmi».

 

Glielo ordina il medico?

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«No. Il pubblico. Il pubblico ha richiesto Ciao Darwin. La realtà prevede l’esistenza di cotante umane genti, se vuole facciamo finta che non esistano, ma vivono tra noi e sono state trasformate da una cultura che manipola e deturpa a seconda dei mercati».

 

Cosa vuol dire?

«In tv puoi informare, emozionare o divertire. Scegliendo una di queste strade devi percorrerla senza indugi, il divertimento a Darwin è vero. Il copione serve a sostenere l’impatto imprevedibile della natura umana che entra in scena».

 

In fondo è un cinico.

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«Quando vai in guerra acquisisci il distacco e questa è una guerra sociale, grazie a Dio non ci sono morti».

 

Dal 1998 al 2016 c’è un’altra Italia, ma il pubblico di “Ciao Darwin” è ancora lì. Non le fa impressione?

«Mi fa pensare che il linguaggio è corretto, e un prodotto pop funziona indipendentemente dalle epoche perché è trasversale. Un pubblico ci ha ritrovato e i giovani che non guardano la tv hanno percepito il politically incorrect - perché ci divertiamo a essere scaffale degli Stati Uniti. Basterebbe non essere ipocriti».

 

Tra autenticità e trash c’è un mondo...

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«Li sente i rappresentanti al governo? E lei s’imbarazza per Darwin? Le iene chiedevano cos’è la Costituzione, nessuno sapeva rispondere. Sono nostri rappresentanti. E lei si sgomenta per l’esuberanza di certi personaggi?».

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