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Michela Rovelli per il “Corriere della Sera”
Nella vita parallela che scorre sui social network capita di tutto. Si può anche morire due volte. È quello che è successo qualche giorno fa a Paul Newman. Sulle bacheche sono apparsi post di cordoglio e di lutto, diventati subito virali, per l' improvvisa scomparsa della star. Peccato che l' attore fosse già morto da otto anni.
Chiamate più comunemente bufale, le notizie false, prese sul serio e poi diffuse a macchia d' olio, esistono da sempre. Sui social network trovano terreno fertile. Facebook, Twitter e WhatsApp sono piattaforme su cui l' informazione scorre veloce ed è facile che un annuncio sconvolgente - ma poco verosimile - venga preso sul serio e condiviso.
Oltre alla duplice morte di Newman, quest' estate gli utenti sono stati allertati di una nuova apocalisse - il 29 luglio - data in cui i poli si sarebbero invertiti, scatenando terremoti e catastrofi e si sono scandalizzato per la decisione di far pagare l' Iva sul Canone Rai in bolletta.
«Su internet si combinano tre fenomeni - spiega Walter Quattrociocchi, direttore del laboratorio di Computational Social Science all' Imt di Lucca -. Non esiste più l' intermediazione, un filtro posto a monte dell' informazione. Chiunque può dire la sua, può scrivere ciò che pensa. In secondo luogo, ognuno sceglie di leggere ciò che più si avvicina alla sua visione del mondo. Per esempio, chi è ansioso e nota un post che annuncia un legame tra vaccini e autismo, tenderà a crederci perché conferma la sua narrazione della realtà. Infine, esiste un analfabetismo funzionale: c' è troppa informazione e l' attenzione ha dei limiti. Perciò ci si concentra solo su alcuni punti».
Passiamo sui social network gran parte del nostro tempo. Il 40% degli italiani è iscritto alle piattaforme e le più popolate sono Facebook e WhatsApp.
Canali che servono principalmente a mettersi in contatto con persone che già si conoscono. «I social - sostiene Quattrociocchi - funzionano come camere di risonanza. Sono luoghi virtuali di aggregazione, dove si creano ambienti digitali, delle vere e proprie comunità, che cercano, e poi privilegiano e condividono, lo stesso tipo di informazione».
Tanti i modi in cui nasce una bufala. Spesso sono attacchi sensazionalistici alla classe dirigente: un esempio, che aveva fatto molto scalpore, è quello che riguardava il senatore Cirenga. L' onorevole era colpevole di aver creato, con la complicità delle Camere, un fondo per i parlamentari in crisi - cioè coloro che sarebbero rimasti senza lavoro a fine legislatura - di 132 miliardi di euro. Anche le multinazionali sono attaccate.
attentato a mosca non a bruxelles
Qualche mese fa una bufera ha colpito Parmalat, durante una protesta di allevatori liguri per la scadenza degli accordi contrattuali. «Il latte arriva dalla Cina! Hanno scaricato e messo sul lastrico i produttori italiani», si leggeva nei post. Abbastanza improbabile, visto che il latte fresco dura al massimo cinque giorni, troppo poco per un trasporto intercontinentale. Ci sono anche scherzi finiti male.
È diventato un caso internazionale la storia del ragazzo messicano che rimane coinvolto in ogni attacco terroristico in giro per il mondo: su Twitter è circolata la sua foto a giugno, dopo l' attentato all' aeroporto di Istanbul e durante la sparatoria ad Orlando (tanto da finire in un video sul New York Times ). Prima, a maggio, risultava - stando ai social - disperso dopo lo schianto dell' aereo EgyptAir nel Mediterraneo. Dietro alla bufala ci sarebbe una banale vendetta per una truffa subita.
Come riuscire quindi a separare il vero dal falso nel calderone di informazioni che girano sui social? Ci sono alcuni trucchi. Diffidare dai titoli che puntano sull' indignazione: i post che iniziano con frasi come «Non sapevate che…?» oppure che usano lettere maiuscole e punti esclamativi. Poi saper riconoscere il sensazionalismo, che molto spesso nasconde qualche inganno e parla alla pancia, piuttosto che alla testa. Un altro campanello d' allarme è il richiamo alla censura: «Scandalo!», «Nessuno te lo dirà» sono frasi molto utilizzate per accusare i media di non dare informazioni che si dovrebbero sapere.
Soprattutto, la mancanza di fonti. Per capire se una notizia è attendibile, è sempre consigliabile andare a scoprire da dove proviene. Per chi volesse davvero smascherare le bufale, esistono alcuni siti di «debunking», che cercano di individuare le notizie false che circolano sul web, analizzarle e poi smontarle. «Ma la vera arma è l' alfabetizzazione digitale. Conoscere i meccanismi dei social, e quindi sviluppare un po' di scetticismo su ciò che compare in bacheca, è la vera soluzione per non abboccare alle bufale» conclude Quattrociocchi.
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