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Andrew Morantz per “The New Yorker”
A Washington D.C. si dice che i membri dello staff intorno ai 20 anni conoscano le minuzie del governo meglio dei loro capi. Che poi non abbiano potere, è un’altra questione. Julia Hahn, la 25enne reporter di ‘Breitbart News’ che è appena stata nominata assistente speciale del Presidente, ne è un esempio.
Hahn è la protégée di Stephen Bannon, stratega alla Casa Bianca, ex direttore di ‘Breitbart News’ (il sito di informazione di destra), ovvero il Rasputin di Trump, su Twitter chiamato direttamente ‘Presidente Bannon’.
Quando la Hahn scriveva per ‘Breitbart’, si occupava di immigrazione (ne voleva di meno, soprattutto dai paesi musulmani) e se la prendeva con i repubblicani che non facevano gli interessi americani. Nel suo articoli velenosi il bersaglio era anche il portavoce della Casa Bianca Paul Ryan ‘un doppiogiochista’ che in segreto votava la Clinton.
Qualcuno sostiene che la Hahn sarà la Bannon di Bannon, al punto da farlo apparire un moderato. E sarà un’impresa, visto che l’obiettivo dichiarato di Bannon è ‘distruggere lo stato’, e considera Trump ‘uno strumento’ per riuscirci. La Hahn, ebrea, è cresciuta a Beverly Hills, ha studiato ad Harvard-Westlake, esclusiva scuola privata di Los Angeles, poi filosofia a Chicago, studi a Parigi, una passione per le armi al punto di considerarsi una ‘talentuosa cecchina’. La sua tesi però si ispirava al lavoro di Leo Bersani, intellettuale di sinistra a Berkeley.
Trasferitasi a Washington, si mise in cerca di un lavoro nei media. Un amico sostiene che non contasse molto la parte politica: «La incontrai ad una festa, disse di lavorare per
Laura Ingraham, e quando le chiese si la pensasse così, di estrema destra, lei rispose di no, e che era apolitica. O era imbarazzata dalla verità o era una arrampicatrice sociale».
L’altro amico William Sims non la ricorda come estremista ma nemmeno liberale. Viaggiando come reporter e vedendo i risultati della crisi economica, il suo punto di vista si è poi rafforzato. Per l’amica Eliza Brown, vederla scrivere su giornali ultranazionalisti è stato uno choc: «Puoi mai dire di conoscere davvero una persona? Non che voglia parlare troppo poeticamente dell’università, ma alla fine dovrebbe renderti migliore».
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