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Marco Giusti per Dagospia
the killing of the sacred deer
Cannes sesto giorno. Una vita per una vita. Il ritorno del magico e delle leggi ancestrali nel mondo di oggi, lo si e' visto anche alla Biennale d'Arte quest'anno, e' uno dei temi ricorrenti in tutte le arti, non ultimo il cinema. Quasi una risposta all'eccesso di realismo di certi registi e all'eccesso di guerre tra supereroi per altri.
Se con The Lobster il greco Yorgos Lanthinos aveva costruita una favola surreale e metaforica del presente, con questo durissimo horror psicologico, The Killing of the Sacred Deer, da una parte prosegue il discorso del film precedente, da un'altra porta proprio il magico e il sacro in una vicenda, si potrebbe dire, di malasanita'.
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Ma non e' certo questo che interessa a Lanthinos, decisamente proiettato a complesse costruzioni registiche per farci sentire l'orrore delle regole del mondo, regole di classe e di vendette di guerra, presumo, in una storia solo per scelta di genere di oggi. Il film si apre su un cuore che batte e la macchina da presa si allarga per farci vedere che si tratta di un'operazione.
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Stephen Murphy, cioe' Colin Farrell, e' un chirurgo cardiologo di successo. Ha una bella moglie, Anna, una Nicole Kidman che si presenta giocando col marito a 'anestesia generale', cioe' fingendosi anestetizzata nuda sul letto, due bei figli, una femmina. Kim, Raffey Cassidy, e un maschio, Bob. Lo vediamo parlare fuori e dentro l'ospedale, con un ragazzo un po' disturbato, Martin, Barry Keoghan.
Sappiamo solo che il padre e' morto e lui vive con la madre. Steven lo invita pure a cena in famiglia. E Martin ricambia, con una cena che si prolunga guardando un film ossessivo come Il giorno della marmotta, e con la mamma di Martin che ci prova con lui. Per oltre mezz'ora non capiamo cosa leghi Martin a Steven, forse un rapporto padre-figlio. Si scambiano anche dei regali.
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Ma Martin diventa un vero e proprio stalker per il chirurgo e rivela alla fine la sua maledizione. Visto che Steven, in sala operatoria. Ha ucciso il padre di Martin, dovra' ricompensare la sua famiglia con un'altra vita. A lui scegliere chi. Ma se non lo fara' entro breve tempo i suoi figli e sua moglie moriranno. A questo punto parte ovviamente un horror molto duro con i figli del chirurgo che non riusciranno misteriosamente a reggersi in piedi e non vorranno piu' mangiare.
La moglie Anna cerca di capire per proprio conto. Indaga anche con un ambiguo anestetista, Bill Camp, mentre lo masturba in auto. La storia ovviamente precipita. Ma il meccanismo rimane quello dei grandi horror anni '70 con la maledizione magica. Non e' una metafora, dira' a un certo punto Martin, ma e' impossibile non leggere il film come metafora di altri orrori che riempiono i giornali e la rete.
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Se i borghesi di Haneke non sanno rispondere se non con il sacrificio estremo alla fine di un'epoca e di una classe, i borghesi di Lanthinos si trovano a fare i conti con la violenza e col magico che abbiamo ancora dentro di noi. Ma gli effetti non sono meno distruttivi. Molti fischi e qualche applauso in sala. Ma e' un film che oltre a dividere, dovrebbe piacere molto sul circuito internazionale. Nicole Kidman bravissima nella seconda parte.
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