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BLOWIN' IN THE NOBEL - "LE CANZONI NON SI LEGGONO, SI ASCOLTANO"! IL DISCORSO DI DYLAN PER IL NOBEL: "LA MUSICA TI DEVE PRENDERE, È TUTTO CIÒ CHE SERVE" - IL MENESTRELLO PARLA POI DELLE SUE FONTI DI ISPIRAZIONE: IL ROCK'n'roll DI BUDDY HOLLY E TRE OPERE LETTERARIE :"MOBY DICK", "NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE" E L'ODISSEA" - VIDEO

 

 

Gino Castaldo per la Repubblica

 

BOB DYLANBOB DYLAN

Elusiva, sorprendente, insolitamente partecipe, a tratti perfino esplicativa, la lezione con cui Bob Dylan ha onorato il conferimento del premio Nobel, diffusa ieri online dall' Accademia svedese, è in fin dei conti un' illuminante risposta alla domanda che in molti si son fatti proprio all' annuncio del conferimento: alla fine della storia, le canzoni possono essere considerate letteratura? Sono poesia? Argomento non nuovo per la verità, anzi per certi versi obsoleto, ma sempre riacceso ogniqualvolta si parla del valore artistico della musica popolare. E solo Dylan, ovviamente, poteva avere il coraggio di iniziare a spiegare questo possibile nesso raccontando di Buddy Holly, eroe del protorock americano, morto a ventidue anni in un incidente aereo, in un giorno che fu definito da una canzone, American pie, «il giorno in cui morì la musica».

 

Il racconto di Dylan è emozionante, descrive con dovizia di particolari il concerto che andò a vedere, a mille chilometri da casa, l' impatto enorme che ebbe sulla sua visione del mondo, e in particolare un istante, un preciso istante in cui a sentir lui l' elettrizzante, occhialuto, carismatico Buddy Holly lo guardò fisso negli occhi e gli trasmise qualcosa.

 

Una pazzia, sembrerebbe, un farneticare da fan invasato, e sarebbe senz' altro così se non stessimo parlando di Dylan, ovvero dell' artista che più di ogni altro ha contribuito alla definizione moderna di musica popolare.

 

BOB DYLANBOB DYLAN

Tutto è possibile, dunque e avveniva pochi giorni prima dell' incidente che fu fatale a Buddy Holly. Due o tre giorni dopo che l' aereo cadde giù, racconta Dylan, qualcuno gli regalò un disco di Lead Belly e fu come se l' oscurità si dissolvesse all' improvviso e lui fosse catapultato nella luce. Due epifanie, a breve distanza, quelle che hanno deciso la sua vita, la sua carriera, la sua esistenza, fino al premio Nobel.

 

Cosa c' entra con la letteratura? Di sicuro fu la prima spinta a cercare dischi da ascoltare, per imparare, per trovare una lingua con cui scrivere canzoni. Del resto, confessa, quando iniziò a scrivere le sue proprie canzoni, il gergo folk era l' unico vocabolario che conoscesse, e l' ha usato, come ben sappiamo.

 

Fin qui la lezione sembrerebbe una totale negazione della questione principale, ma non è così, o almeno non del tutto. Dylan spiega che queste canzoni folk hanno contribuito alla sua formazione tanto quanto alcuni romanzi, tanto quanto alcune opere strettamente letterarie. E ne sceglie tre: Moby Dick, Niente di nuovo sul fronte occidentale, l' Odissea.

 

I tre capitoli sono esemplari, vibranti, passionali, spiegano perfettamente come la letteratura possa entrare nella nostra vita e condizionarla. Moby Dick ci dice come uomini diversi possono reagire diversamente alla stessa esperienza, dice testualmente Dylan, ma ci racconta anche la potenza dell' ossessione, l' immaginifica fusione di allegorie bibliche e dettagli tecnici su tutto ciò che riguarda le balene, il mare, il viaggio, la nave come comunità di diversi che si relazionano tra di loro.

 

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Poi narra, senza mai citare l' autore, del romanzo di Erich Maria Remarque, l' orrore e l' insensatezza della guerra, la manipolazione feroce di giovani di diciannove anni, arruolati convinti di andare a fare gli eroi per poi scoprire l' abisso, l' enormità crudele della mattanza di vite umane.

 

Dylan racconta che quando ha finito di leggerlo ha pensato che non avrebbe mai più voluto leggere un romanzo di guerra, e così è stato. Ma dai suoi appunti si comprende perfettamente come questa presa di coscienza sia rabbiosamente entrata nelle sue canzoni, come la violenza di quelle descrizioni si tramuti nei versi che poi ha scritto nella crudezza devastante di Masters of war, canzone-inno del pacifismo anni-Sessanta, ma spaventosa nella sua sordida minaccia, negli ultimi versi in cui Dylan augura ai "padroni della guerra" di morire presto e che lui andrà sulla loro tomba per accertarsi che siano davvero morti.

 

PATTI SMITH DYLANPATTI SMITH DYLAN

E infine l' Odissea, che è ovviamente il viaggio dell' uomo per eccellenza. Ci sono sempre due possibili strade, ricorda Dylan, ma ambedue possono essere sbagliate, in una potresti annegare, nell' altra morire di fame. A tratti il testo sembra prendere il tono visionario e folgorante di molte sue canzoni, come quando dopo aver descritto in lungo e in largo la meraviglia e la stranezza del lungo e tortuoso viaggio di Ulisse, i rischi, gli incantamenti, i giganti, le magie, i misteri, i capricci del destino, scarta bruscamente di lato e passa a dire: molte di quelle cose sono successe anche a te, e riporta caso per caso gli eventi dell' Odissea alle nostre vite.

 

bob dylan in leggende urbanebob dylan in leggende urbane

Ma nel finale della lezione arriva il meglio. Dopo aver descritto le sue influenze letterarie, dichiara che il vero significato di tutto questo non è dato sapere fino in fondo. Di sicuro lui ha portato tutto nelle sue canzoni, tanto Buddy Holly quanto Moby Dick, di questo è certo, ma di come sia avvenuto esattamente non può dirlo con precisione. Anzi, di più, del significato di quello che ha scritto non sa molto, ed è giusto così, non deve saperlo e per avvalorare la sua tesi chiama a supporto gli autori citati. Melville, dice Dylan, quando ha inserito nel suo romanzo le citazioni bibliche, le teorie scientifiche, la sapienza marinara, non si preoccupava di cosa significasse.

 

Cita un verso di John Donne, ammette di non averlo compreso fino in fondo, ma di averlo sempre amato. E poi la stoccata finale e risolutiva: così come la letteratura, le canzoni sono vive in un mondo di vivi, ma non sono esattamente come la letteratura. Devono essere ascoltate, non lette. E spera, dice alla fine, che le sue canzoni vengano ascoltate, attraverso uno dei tanti modi che la nostra era ci mette a disposizione. Se parliamo di canzoni l' importante è ascoltare, non leggere. E lo dice un Nobel per la letteratura.

 

 

 

 

BOB DYLANBOB DYLAN

LE CANZONI NON SI LEGGONO, SI CANTANO

 

Testo di Bob Dylan pubblicato da La Stampa

 

Appena ricevuta notizia di questo Premio Nobel per la Letteratura, mi sono domandato in che modo le mie canzoni riguardassero la letteratura. Ho voluto riflettere e trovarne il nesso. Ora vorrei cercare di esporvi le mie riflessioni. Molto probabilmente girerò a vuoto, ma spero che quello dirò sia di qualche utilità.

 

 

Moby Dick è un libro affascinante, ricco di scene e dialoghi drammatici. Pretende molto dal lettore. La trama è semplice. Il misterioso Achab - capitano di una nave chiamata il Pequod - è un egomaniaco con una gamba di legno che insegue la sua nemesi, il grande capodoglio bianco Moby Dick che si era preso proprio quella gamba. Lui lo insegue dall' Oceano Atlantico, attorno alla punta dell' Africa fino all' Oceano Indiano. [...] L' equipaggio della nave è composto da uomini di razze diverse e chiunque fra loro veda per primo la balena riceverà come ricompensa una moneta d' oro. Simboli zodiacali, allegorie religiose e stereotipi abbondano in questa storia.

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C' è un profeta pazzo, Gabriel, a bordo di uno dei vascelli che predice la sventura di Achab. Dice che Moby è l' incarnazione di un dio che gioca a dadi, e che qualsiasi relazione con lui porterà al disastro. E lo dice in faccia al capitano Achab. [...] Moby Dick è un racconto di viaggi di mare. Uno degli uomini, il narratore dice: «Chiamami Ismael». Qualcuno gli chiede da dove viene, e lui dice: «Non c' è sulle mappe, i posti veri non ci sono mai».

 

[...] Alla fine Moby è intercettata, spunta l' arpione. Le scialuppe sono calate. Gli arpioni battezzati nel sangue.

Moby assale la barca di Achab e la distrugge. Il giorno dopo Moby è di nuovo avvistata. Le barche ancora calate. Moby torna ad attaccare Achab. Il terzo giorno esce un' altra scialuppa. Allegorie religiose.

È risorto. Moby attacca di nuovo, sperona il Pequod e lo affonda. Achab resta impigliato nella corda dell' arpione ed è gettato nella sua tomba marina.

Ismael sopravvive. Galleggia sul mare in una bara. È tutto quel che c' è da dire, tutta la storia. Il tema, con quel che implica, è presente nella maggior parte delle mie canzoni. [...]

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Niente di nuovo sul fronte oc cidentale è stato un altro libro decisivo. È una storia horror. Si perde la propria innocenza, la propria fede in un mondo governato da leggi sensate e la capacità di preoccuparsi per gli altri. È come essere imprigionati in un incubo. Succhiati in un vortice misterioso di morte e dolore. Ci si difende dall' eliminazione, dall' essere cancellato dalle mappe. Tanto tempo fa eri un giovane innocente con grandi sogni, speravi di diventare un pianista famoso. Una volta amavi la vita e il mondo, e adesso lo stai facendo a pezzi. [...]

 

Che significa tutto ciò? Io e molti altri cantautori siamo stati influenzati proprio da questi temi. Possono significare un mucchio di cose. Se una canzone ti prende, è tutto ciò che serve. Non devo sapere che significa una canzone. Ho scritto di tutto nei miei pezzi. Non mi preoccupo certo di cosa vogliono dire. [...] L' Odissea è un libro eccezionale i cui temi ricorrono molto nelle ballate di molti autori: «Homeward Bound», «Green, Green Grass of Home», «Home on the Range» e ovviamente anche nelle mie canzoni.

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L' Odissea è un racconto strano e avventuroso di un uomo adulto che cerca di tornare a casa dopo aver combattuto in una guerra. Il suo viaggio di ritorno a casa è pieno di trappole e insidie. È condannato a vagare. Viene sempre trascinato al largo, la sua vita sempre sul filo del rasoio. Macigni colpiscono la sua barca, fa arrabbiare persone che non dovrebbe. Ci sono agitatori fra i suoi uomini. Tradimento. I suoi sono prima trasformati in maiali per poi tornare uomini più giovani e più belli. Sta sempre cercando di salvare qualcuno.

È un uomo in viaggio, anche se fa un sacco di fermate. [...

] Quando nell' Odissea Ulisse visita il famoso guerriero Achille nel mondo sotterraneo - Achille, che ha rinunciato a una vita lunga, piena di pace e di soddisfazione per una breve, piena di onore e gloria - dice a Odisseo che è stato tutto un errore. «Sono morto, è tutto».

 

QUADRO DI BOB DYLAN   QUADRO DI BOB DYLAN

Non c' è nessun onore. Nessuna immortalità. E se avesse potuto, avrebbe scelto di tornare indietro e essere il debole schiavo di un contadino in Terra piuttosto di quello che è ora - un re nella terra dei morti - che, qualunque fossero i suoi tormenti terreni, sarebbero preferibili a quel posto di morte.

Anche questo sono le canzoni.

Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono come la letteratura. Sono state concepite per essere cantate, non lette. Le parole di Shakespeare dovevano essere recitate.

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Proprio come i testi delle canzoni sono destinati a essere cantati e non letti. Io spero che alcuni di voi abbiano l' occasione di ascoltare questi testi nel modo in cui sono stati concepiti ovvero in un concerto o su un vinile o in qualunque altro modo la gente di oggi ascolti la musica. Torno ancora una volta a Omero, che dice: «Narrami, oh Musa».

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