RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 - LETTERA DI FORMIGONI DAL CARCERE
Lettera di Roberto Formigoni a “Libero quotidiano”
Caro direttore, mi chiedi di raccontare ai lettori qualcosa del carcere, dopo oltre tre mesi di detenzione. Cerco di mettere ordine in alcuni pensieri e in alcune esperienze e ti rispondo così: la mia condanna è stata pubblicamente definita dal professor Franco Coppi, il più grande penalista italiano, «una condanna senza colpa e senza prove», perdipiù aggravata dalla cosiddetta legge "spazzacorrotti" di Cinquestelle e Lega, entrata in vigore il 31/1/19 e applicata retroattivamente (!) nei miei confronti per presunti reati eventualmente compiuti nel 2011.
Una legge che diversi tribunali si sono rifiutati di applicare, e nei confronti della quale il tribunale di Venezia per primo ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale perché ne dichiari la incostituzionalità.
Eppure mi è stato chiaro fin dal primo istante che questa situazione non poteva dominare né i miei giorni né i miei minuti. Hanno potuto condannarmi ma non hanno potuto decidere del mio modo di reagire e di vivere, non hanno potuto inquinare né il mio cuore né il mio cervello.
E dunque in galera, come ho imparato nella mia vita, vivo il presente istante per istante, e il presente è il luogo della presenza di un Altro, e ogni istante è un' occasione di sofferenza ma anche di incontro, di dialogo, di riflessione.
MA COME FA? Tutto ciò ha destato qui una certa sorpresa, perché ci si aspetta che il detenuto, specie nei primi tempi, sia almeno un po' provato, un po' depresso, se non addirittura che mediti «intenti cattivi», tant' è che per un certo periodo devi incontrare quotidianamente lo psicologo o lo psichiatra. E uno di questi un certo giorno mi ha fatto chiamare per domandarmi: «Ma lei si rende conto di dove è, di cosa le è successo, di come dovrà vivere?».
In realtà voleva chiedermi: «Ma lei è pazzo? Come fa a vivere così?». Eppure anche qui si può vivere così.
E si può vivere così anche in rapporto agli altri detenuti e agli agenti di polizia penitenziaria. Ciascuno è una persona, ovviamente coi suoi problemi, a volte grandi o grandissimi, con una prospettiva di futuro pesante o incerta, con speranze che vanno e vengono. Ma con molti si può creare uno scambio, un riconoscimento, qualche forma di solidarietà.
Aggiungo che ciò che sto vivendo qui ha acuito la convinzione che il tempo non andrebbe mai sprecato. Al contrario di quel che si può pensare, in carcere il tempo è poco - almeno per me -, non tanto. Devi fare tutto ciò che è legato alla sopravvivenza quotidiana, devi sottoporti a pratiche burocratiche e tempi di attesa, devi compilare la "domandina" per ogni cosa (domandina, il diminutivo non è a caso, c' è in molti particolari un' implicita regressione infantile).
Se vai in biblioteca a cercare un po' di silenzio che non sempre c' è, ti chiamano in reparto per consegnarti la posta che viene aperta in tua presenza lettera per lettera, poi ritorni in biblioteca per essere di lì a poco richiamato per ritirare una raccomandata che ti viene consegnata in un luogo diverso appena una guardia è libera per accompagnarti, mentre la consegna dei pacchi è in un altro luogo ancora con un' altra trafila. E pure le medicine (che sono quelle che prendevo a casa, non ho nuovi malanni) le devo ritirare, una pastiglia al giorno, in tre momenti diversi.
Insomma, c' è un lungo periodo di detenzione ma poco tempo utile nella giornata. E dunque a maggior ragione il tempo non va sprecato. Se fossi fuori utilizzerei il tempo per «fare», qui dentro lo sto utilizzando per studiare, testi classici e contemporanei, politica, economia, teologia.
E infine c' è il tempo per la corrispondenza: le lettere, le mail e i messaggi che per settimane mi sono arrivati a fiumi (ben oltre 2000) oggi hanno un po' rallentato il ritmo, ma ogni giorno ci sono nuovi arrivi. È qualcosa di straordinario, che mi emoziona e mi sorprende ogni volta.
Alcune sono persone note, altre vivono nella grande compagnia di cui faccio parte anch' io, ma molte non le ho mai incontrate, e sono tante, tantissime. Come ho già scritto altre volte, il mio più grande cruccio è di non riuscire a rispondere che a pochi. Ma i messaggi li conservo tutti, ci sono storie grandi e piccole, piccole e grandi sofferenze, molte riflessioni a volte straordinarie di quello che oso ancora definire «il mio popolo». È un tesoro, questo, che non hanno potuto né condannare né distruggere. E che porterò sempre con me.
vittorio feltri fuma una sigaretta 1
Ciao.
2 - ROBERTO, CHIEDI LA GRAZIA E FACCIAMOLA FINITA
Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”
Mi dice il direttore di Tempi, Emanuele Boffi, che Formigoni desiderava mi sentissi a pieno titolo tra gli amici destinatari della sua lettera.
Questo titolo di amico mi sorprende e mi onora.
Il fatto che tale appellativo mi sia dedicato da un uomo in galera non mi provoca disagio. Anzi.
Ho confessato in passato di stimare l' ex presidente della Lombardia come eccellente amministratore di una regione che ha trasformato in un prototipo invidiato e imitato nel mondo specie in campo sanitario (non purtroppo al Sud). Adesso la missiva, dove racconta la sua carcerazione con semplicità e senza lagne, desta in me l' ammirazione per la persona.
Si dichiara innocente, e cita a sostegno il giudizio del grande avvocato Franco Coppi, secondo cui non ci sono a suo riguardo né colpa né prove. A 71 anni è caduto dal 31° piano di un grattacielo con vista su Milano e sulle Alpi nel cortile di una prigione ma non si è spiaccicato al suolo, si è tirato su. La prospettiva di farsi sei anni in cella non lo ha umiliato, non è stato schiacciato interiormente dal calcagno dei suoi nemici. Non ostenta chissà quali speciali sofferenze per l' ingiustizia. Ritiene le sue pene dolorose, ma paragonandosi alla situazione di altri, compagni di detenzione o agenti della penitenziaria, riconosce che forse hanno più problemi di lui. Non nasconde la sua fede, però non si esibisce in Gesummarie, una sobrietà che dà maggior credibilità alla sua testimonianza. La finisco con gli elogi, giacché sarei io a risultare patetico.
Confesso. Leggere come questo signore trascorre le giornate, tra pratiche burocratiche pervasive anche per prendersi la medicina tre volte al giorno, dove per ogni minima esigenza deve dipendere dall' umore altrui, regredito per legge in una specie d' infanzia delimitata dalle sbarre, mi sgomenta, poiché, come il grande Coppi, da povero gregario sono pure io arciconvinto della non colpevolezza penale di Formigoni. Sull' etica e soprattutto sull' estetica discutibile di certe sue vacanze non esisteva alcun diritto di imbastirgli un processo in tribunale, e lascio ai moralisti un tanto al chilo di giudicarlo, loro che hanno adorato l' eleganza dei tuffi dallo yacht dell' Avvocato con il pistolino per aria.
vittorio feltri fuma una sigaretta
Se lo dice di me, allo stesso modo credo che il Celeste chiami amici i lettori di Libero, dei quali sono sicuro di aver interpretato i sentimenti quando ho chiesto al capo dello Stato di esercitare la sua facoltà di concedergli la grazia. Ribadisco la richiesta, e se possibile con più determinazione.
Mi rendo conto che l' epistola formigoniana dalla cella non faciliti, a dar retta ai giureconsulti, la clemenza del presidente della Repubblica. Infatti essa presupporrebbe - mi si dice - il pentimento del reo o almeno uno stato di salute a rischio di decesso. Le ultime scelte di Sergio Mattarella non sono andate però in questo senso: ha saputo correggere con la sua saggezza decisioni della magistratura formalmente corrette ma cariche di ingiustizia. È il caso di Formigoni. Il fatto che non strisci accusandosi e non si demolisca con scioperi della fame per ottenere pietà è prova semmai di rettitudine.
Formigoni ha già pagato abbondantemente presunte colpe con l' umiliazione della prigione. Questo non appagherà di certo gli strilloni del crucifige, ma se ne faranno una ragione. Una cosa chiedo a Formigoni: domandi umilmente la grazia, pieghi il suo orgoglio. Chiedere la grazia a un galantuomo, allorché è l' ultima ratio affinché si faccia almeno un po' di giustizia, è un servizio alla buona causa. E, se permette, un piacere personale al mio bisogno di addormentarmi in pace.
ROBERTO FORMIGONIformigoni in vacanza roberto formigoni (2)FORMIGONI E VAROUFAKIS VIGNETTA BENNY FORMIGONI IN BARCA formigoniROBERTO FORMIGONI FORMIGONI
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