DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Meno noto tra i cinque film in concorso agli Oscar come miglior film straniero, già presentato a Berlino e vincitore di ben cinque premi ai David tedeschi, miglior film, regia, interpretazione femminile, sceneggiatura e montaggio, arriva sui nostri schermi il potente “La sala professori”, opera quarta di Ilker Çatak, tedesco di genitori turchi, che lo ha scritto assieme a Johannes Duncker, forte di una interpretazione eccezionale di Leonie Benesch, che abbiamo già visto in “Il nastro bianco” e “Babilyn Berlin”.
Il meccanismo del film è semplice, ma perfetto. Siamo in una classe di ragazzini tedeschi, tutti ovviamente di diverse origini, e in una sala professori dove si ripete la situazione di diversità all’interno di una società ricca e stabile come quella tedesca. Ma basta un nonnulla, un’incomprensione, uno sbaglio di valutazione per fare esplodere sia tra i bambini che tra i professori una tensione che racconta meglio di tanto giornalismo politico cosa sia la società tedesca e europea oggi.
Seguiamo una brava insegnante, Carla Nowak, interpretata appunto da Leonie Benesch, di origine polacca, che cerca di mantenere in equilibrio i rapporti tra i ragazzi nella sua classe e quelli col personale docente della scuola. Ma tutto scoppierà, come in uno di quei vecchi horror americani scolastici, quando dalla sala professori partiranno dei sospetti su una serie di piccoli furti a scuola. Viene prima sospettato un ragazzino turco, Ali. Poi Carla ha la sciagurata idea di mettere in piedi una trappola per il ladro lasciando in bella vista il suo portafoglio davanti al computer, in modo da filmare il colpevole.
Viene fuori che il colpevole è una segretaria che lavora da 15 anni nella scuola, madre di Oskar, interpretato da Leonie Stettnisch, un bambino geniale della classe di Carla, che lei segue particolarmente. Ma Carla non poteva riprendere il furto. La madre di Oskar promette una causa, il bambino diventa violento contro la maestra. Intanto la situazione si allarga a macchia d’olio nella scuola portando sia gli studenti che i professori in conflitto con Carla che vede crollare l’equilibrio che con gran senso della morale cercava di tenere in piedi.
Regia e sceneggiatura dirigono il film verso un meccanismo di tensione che ci riportano a vecchi soggetti americani anni ’60, penso soprattutto al magnifico e oggi introvabile “Sui per la discesa” di Robert Mulligan con Sandy Denny giovane insegnante in crisi in una classe di ragazzi violenti del Bronx. Solo che tutto questo è davvero costruito in una sorta di microcosmo-laboratorio che possiamo vedere come tutta la società tedesca. Pronta a scoppiare per tensioni interne tra razzismi e paure.
Noi spettatori siamo sempre portati dalla parte di Carla, che cerca sempre di rispettare gli interessi dei bambini. Ma è proprio per quella che si ritrova costantemente contro-corrente, come la Sandy Denny del vecchio film di Mulligan, in lotta con tutti, per portare avanti a tutti i costi un dialogo. Da vedere. Lo sapete.
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