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Marco Giusti per Dagospia
"Essere al verde va bene, ma essere poveri è insopportabile". Con questa simpatica frase la bellissima Anna Mouglalis molla il fidanzato geloso con nasone e ciuffone Louis Garrel che le promette amore eterno tra attori sfigati in soffitta. Certo, lui per lei ha mollato la bella moglie e un bambino. Ma la povertà per un’attrice non esiste. E l'amore non basta.
Anche se un po’ estetizzante e un po’ ripetitivo, “La gelosia”, ultimo film di Philippe Garrel, presentato a Venezia nello scorso settembre, è uno dei film più interessanti della stagione. Adorato in Francia, ovviamente, dove a Garrel si perdona sempre tutto (è pure giusto, alla fine) non è stato un granché amato dai nostri critici, che ancora ricordavano i fischi allo sballato “Un été brulant” con Monica Bellucci, mai uscito da noi, qualche Venezia prima. Rispettato a quello che abbiamo visto nella stagione, “La gelosia” è decisamente uno dei migliori film.
E non sfigura fra gli ultimi di Garrel, forse perché più semplice e sentito, visto che si ispira a quando suo padre, attore, e nonno del figlio Louis, lo mollo' assieme alla mamma per scappare con un'attrice. Alla fine hanno ragione Michel Ciment e i critici francesi, Garrel riesce a emozionarti sempre. Anche perche' credi nelle sue storie, che costruisce con passione, anche se il suo protagonista, il figlio Louis, ha ormai due sole espressioni, come Rod Cameron, col ciuffo o senza.
E dei suoi attori che si incontrano, si tradiscono, si lasciano, ci importa poco e perché più sempniente. Ma Anna Mouglalis, bella e infedele, che propone al nasuto Louis una casa migliore offerta da un amante facoltoso, e' notevole. Lui non abbozza, le corna sono corna.
Ma lei non puo' dividere la soffitta minuscola ma piena d'amore con tanto di cartina del Lido dove il suo film sicuramente finira', che le offre Louis. Meglio la promiscuita' che produce un po' di agio. Lui non ci sta. Solo 77 minuti nel bellissimo bianco e nero di Willy Kurant. Gia' in sala.
 
						
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