CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Marco Giusti per Dagospia
Per quanto si ami e si apprezzi da sempre il lavoro di Paul Schrader, che ci sembra ancora vitale e rigorosamente perfetto nelle sue ossessioni di temi e di messa in scena, questo "Oh, Canada", trasposizione dell'ultimo romanzo del suo amico Russell Banks, scomparso due anni fa, su un vecchio documentarista politico americano, Leonard Fife, scappato in Canada ai tempi della guerra in Vietnam, malato di cancro, interpretato - è vero - da un grande Richard Gere, non ci sembra così riuscito.
Anche se capiamo quanto tutta l’operazione, romanzo e film, siano stato sentiti e sofferti sia dal regista, sia dallo stesso Banks prima di morire sia dal protagonista, Richard Gere, lanciato da Schrader ai tempi gloriosi di "American Gigolo". Un secolo fa, ormai. Banks, che aveva dato a Schrader il soggetto di uno dei suoi film più noti e amati, "Affliction" (lo trovate su Amazon da pochi giorni), offre qui all'amico l'occasione per girare un film sulla "vanità della morte".
Come diceva Bernardo Bertolucci di "Nick's Movie", ritratto di Nicholas Ray morente voluto da lui stesso (Shoot - Cut - Shoot) e montato in due modi diversi dal co-regista Wim Wenders (ma la prima, quella del montatore, oggi invedibile, rimane per me la migliore). Come il vecchio Nick Ray, anche il protagonista di "Oh Canada", il Leonard Fife di Richard Gere, documentarista che ha passato tutta la vita a ragionare sulla verità mediata dal mezzo (ma la citazione di Susan Sontag ce la potevamo risparmiare) ha deciso di confessarsi davanti alla macchina da presa per l'ultima volta.
E vuole che sua moglie, che è anche la co-produttrice del documentario, Uma Thurman, lo assista. Perché sarà la confessione di una vita di bugie e cose non dette o mal dette che lei deve sapere. Ma il morente ha davvero la lucidità per raccontare la verità sulla sua vita e il regista avrò l’accortezza di cogliere quella verità? Non ci si può mai fidare dei registi che parlano davanti alla macchina da presa. Neanche in punto di morte. La vanità è più forte. Si sa.
A questo punto si incrociano una serie di storie parallele che lo spettatore deve pesare e capire quanto vere o quasi vere siano e perché occupino delle posizioni temporali non così chiare. A complicare ulteriormente le cose ci pensa anche la scelta, notevole, di fare interpretare il Leonard giovane un po' dal pennellone Jacob Elordi ("Euphoria"), un po' dallo stesso Gere in versione non malata. Un bel settantenne. Uma Thurman interpreta se stessa da giovane e anche la donna di un pittore che gli fa un raspone prima che lui decida di andare in Canada lasciando per sempre l’America.
Proprio la fuga in Canada, così eroica sulla carta, sembra mediata da sentimenti diversi. Perché non scappa solo dalla moglie a Richmond, con la quale ha un figlio e un'altra in attesa. Se rimane ha già capito quale sarà il suo futuro da ricco industriale bianco del Sud perché il padre vuole farlo Ceo della sua fabbrica. Un uomo finito. Ma c'è anche la fuga da altre donne e da un mondo dove a 27 anni hai già fatto tutte le scelte possibili.
Così, quando si troverà a dover scegliere se proseguire verso il Massachusetts e il Canada sappiamo bene che per scegliere una vita più adatta alla sua vanità da intellettuale dovrà sceglierà il Canada. E non sarà quindi una scelta politica. La scelta politica sarà quella del lavoro. Il documentario militante alla Erroll Morris, così lontano da Schrader e dalle sue passioni cinematografiche.
RICHARD GERE E PAUL SCHRADER SUL SET DI OH CANADA
Alla fine tutti questi diversi piani temporali si aggrovigliano e pure uno sceneggiatore esperto come Schrader finisce per perdersi un po' e farci perdere il filo. E lo spettatore già dorme da ore. La verità sulla vita di Leonard in fondo è la cosa che a tutti da subito interessa meno. A cominciare dal regista e dal protagonista che faranno sicuramente il loro film. Perché quella, alla fine, è la sola cosa che conta. Imperdibile per i fan di Paul Schrader. In sala dal 16 gennaio.
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