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Marco Giusti per Dagospia
Fermi tutti! Dopo un'attesa di quasi un anno, esce l'ultimo capolavoro di Terrence Malick, "To The Wonder". Stavolta, sia a Venezia che, soprattutto, in America, non ci sono cascati né i critici né i Curzi Maltesi più malickocentrici, che se la sono cavata con qualche nota di delusione.
Peggio è andata al povero Roger Ebert, grande fan di Malick, dal momento che è l'ultimo film che ha visto e l'ultima recensione che ha scritto prima di lasciarci per sempre. Ma veramente incazzati sono le tante star, un elenco che va da Jessica Chastain a Rachel Weisz, da Barry Pepper a Michael Sheen e Amanda Peet, che hanno interpretato il film e si sono visti esclusi al montaggio dal genio di Malick alla ricerca solo di grandi emozioni romantiche.
Alla fine è il film che ha dimostrato ai più lo stato di rincoglionimento del Maestro, che aveva già dato qualche segno di malore con "The Tree of Life", così gonfio di grandi immagini e di temi profondi. Qui esagera, magari si mostra nudo di fronte al suo pubblico, come scriveva il povero Roger Ebert, ma si mostra anche parecchio fragile. "Sprofondo" dice la bellissima, ma monoespressiva Olga Kurylenko all'inizio del film, che a Venezia venne accolto con una valanga di fischi misti ad applausi alla fine della proiezione per la stampa.
Perché anche noi stavamo sprofondando. Ma nella noia di questo spottone sulla fede e l'amore con l'estetica degli spot Pomellato. Meglio le culone di Ulrich Seidl che sognano l'amore a pagamento con gli africani piselluti e la fede con il crocefisso nelle mutande. Malick rischia di diventare l'Alberoni dei festival, ma anche il Moccia personale di Curzio Maltese, con tanto di lucchetti sui ponti. Ah l'amore... In quel di Parigi si incontrano e si innamorano Olga Kurylenko, separata con bimbetta antipatica e l'americano Ben Affleck, con una sola inutile espressione sul volto.
Lui la porta in America, nel poco ridente paesino di Bartlesville, dove incontriamo un Javier Bardem prete ispanico sfigatissimo con ciavatta e calzino grigio a vista che nemmeno Tatti Sanguineti oserebbe portare e una Romina Mondello che si lancia in sottobattute alla Tonino Guerra nei film di Antonioni: "Sono l'esperimento di me stessa!" Che ci faccia lì nessuno riesce a spiegarselo. I due si amano, la bambina si rompe (te credo), e il visto è scaduto. Lei torna a Parigi e Ben si spupazza la biondina Rachel McAdams per poi lasciarla quando la fidanzata ritorna ("per te non sono stata nulla", dice lei. Vedi un po' te...).
I due si sposano e l'amore sembra trionfare. Per svegliare il pubblico la Kurylenko dopo un'ora e dieci di immagini vellutate e di sole che tramonta, fa vedere due tette e mezza chiappa e ben due tatuaggi supercoatti. Ma Bartleville è una città di merda e la Kurylenko, che, viziatissima, non sopportava neanche Parigi, si annoia. Così si fa il primo tizio che passa.
Disastro! In mezzo a un delirio di violini si arriva alla durata di 112 minuti e ci liberiamo di un film quasi insostenibile che sembra lo showreel di Olga Kurylenko, ripresa in tutti i modi, offrendo poco di Ben Affleck, a parte i tatuaggi coatti, e distruggendo con l'inquadratura sui calzini grigi e le ciavatte, il gran talento e il fisico di Javier Bardem. Dal 4 luglio in sala.
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