DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
1- BANDIERA CON SVASTICA AL CIRCO MASSIMO: ARRESTATO UN 23ENNE ROMANO NEOFASCISTA
repubblica.it
Il giovane è stato identificato dalla Digos di Roma e fermato per resistenza e apologia di reato. Nella sua casa trovati altri materiali inneggianti al Duce. In manette anche un amico videoripreso a lanciare oggetti contro il maxischermo e il pubblico. Altri due denunciati
E' stato identificato dagli uomini della Digos della Questura di Roma il ragazzo di 23 anni che ieri durante la finale degli europei di calcio Euro 2012 al Circo Massimo sventolava la bandiera con la svastica. Il 23enne è stato fermato nella notte per resistenza, e denunciato per apologia di reato.
Enrico Zaccardi, questo il nome, 23 anni, già noto alla Digos, è stato videoripreso dalla polizia scientifica mentre inneggiava al duce sventolando la bandiera con i simboli nazisti. Gli agenti hanno poi perquisito la sua abitazione, trovando e sequestrando una bandiera come quella sventolata durante la partita di calcio, volantini e altro materiale inneggiante al fascismo, oltre a oggetti atti a offendere.
Arrestato, sempre per resistenza, anche un altro romano, Ivan Simoncioni 19 anni, che era in compagnia di Zaccardi, e che è stato videoripreso mentre lanciava oggetti pericolosi verso il maxischermo e il pubblico. Identificati infine le altre due persone che facevano parte dello stesso gruppo di amici, tra cui una donna, che sono stati denunciati in stato di libertà perché trovati in possesso di materiale pirotecnico.
1- EURO 2012, LA FINALE A ROMA: BANDIERE CON SVASTICA E DUCE. TIFOSI ARRESTATI - SCHERMO COLPITO DA PETARDI E FUMOGENI AL CIRCO MASSIMO
di Luca Pisapia per http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/02/euro-2012-la-finale-a-roma-bandiere-con-svastica-e-duce-tifosi-arrestati/280870/
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è mesta. Tristezza, sconforto e frustrazione - che a Roma sfociano anche in episodi di violenza e di apologia del nazismo (video sotto) - accompagnano da subito, dall'inizio della partita, i tifosi davanti ai maxischermi nelle piazze delle città e delle località balneari, nei bar, nei ristoranti e anche nelle case.
Nelle vie sempre più silenziose e nelle luci delle case che si spengono mestamente una dopo l'altra. Più che una sconfitta, un'umiliazione. Mai una finale di un grande torneo era finita con un risultato del genere. Nessuna salvezza, nessuna redenzione. Nessuna festa.
Al fischio finale, con la coda tra le gambe milioni di persone in libera uscita dai doveri e dalle preoccupazioni tornano meste a rinchiudersi nelle proprie case. Domani, oggi, è un altro giorno. Al Circo Massimo di Roma, tra le centinaia di migliaia di persone davanti ai maxischermi, gli episodi più brutti. Tra la folla, nascoste dai tricolori ma sempre visibili, sventolano una bandiera con la svastica e altre con l'effige del duce.
Già alla fine del primo tempo, quando molta gente cercava di uscire, i primi accenni di zuffe e risse nel deflusso. Gruppi di naziskin hanno turbato la visione della partita agli altri tifosi con saluti romani, lanci di fumogeni e provocazioni, cercando la rissa ad ogni costo. Lo schermo principale è stato spento addirittura qualche minuto prima della partita, sommerso da un lancio di bottiglie e petardi, fumogeni e aste di bandiere.
La polizia, intervenuta in tenuta antisommossa ad aiutare gli steward solo verso la fine della partita, ha contenuto un ulteriore degenero. E nella notte ha effettuato qualche arresto. Eppure tutto era cominciato bene. La spianata del Circo Massimo inizia a riempirsi fin dal primo pomeriggio di tifosi italiani e spagnoli.
Per combattere il caldo, che arriva fino a 40 gradi, la Protezione Civile distribuisce bottigliette di acqua. La sera il prato si riempie all'inverosimile, quasi mezzo milione di persone cantano all'unisono l'inno nazionale. Tra di loro anche il sindaco Gianni Alemanno, arrivato pochi minuti prima dell'inizio della partita, che parlando - come spesso gli accade - troppo presto, si vanta della perfetta organizzazione.
Ma la partita si mette male fin dall'inizio, alcune scelte incomprensibili di Prandelli non fanno altro che aumentare il malcontento, di cui approfitta il solito gruppo di fascisti facinorosi. E la situazione degenera. Tensione anche a Milano, dove erano in 50mila in Piazza Duomo a seguire la partita davanti al maxischermo.
Verso la fine della partita un improvviso fuggi-fuggi ha provocato qualche contuso nella calca che si è creata. Mentre nel dopopartita ci sono stati urla e spintoni, conditi da un breve un lancio di oggetti, verso il gruppo di spagnoli in festa, con la polizia costretta a fare cordone introno a loro per proteggerli.
Solamente amarezza nelle altre piazze italiane, dal profondo sud all'estremo nord. Sconforto anche dove il solo fatto di aver potuto assistere alla partita davanti ai maxischermi equivale, per una sera, alla più grande delle vittorie. Dalla Piazza Duomo de L'Aquila alle tendopoli di Finale Emilia, Mirandola, Medolla e San Felice, nell'Emilia terremotata, la delusione e l'amarezza sono solo sportive.
Esausti ma orgogliosi, gli sfollati a fine partita rientrano nelle loro tende, chiedendo che le telecamere che si spengono su questo Euro 2012 non si allontanino anche da loro. Domani, oggi, è un altro giorno. E c'è ancora tanto da fare.
2- LA RABBIA DOPO L'INNO A ROMA BOTTIGLIE CONTRO IL MAXISCHERMO
Roberto Giovannini per "la Stampa"
Sotto il tiro di bottigliette d'acqua, lattine, bottiglie di vetro e fumogeni il maxischermo si spegne un quadro dopo l'altro. La gente scappa, in tre minuti il Circo Massimo si svuota, la sicurezza si butta avanti e si porta via un ragazzo con il codino che forse ora si è reso conto di aver fatto una grossa sciocchezza. Finisce male, peggio di com'è finita a Kiev sul campo la serata di mezzo milione di persone al Circo Massimo. Qualcuno sventola il tricolore in un ultimo gesto di sfida contro i fortissimi spagnoli. O di patriottismo deluso. O di dolore per una festa che ci poteva essere, e non c'è stata neanche stavolta.
Patriottismo, orgoglio nazionale? C'è e si sente, anche se la Spagna non rappresenta un «nemico tradizionale» dell'Italia da almeno quattrocento anni. Molti cartelli con lo slogan «più pizza meno paella» testimoniano che tra i due paesi più grandi tra i disastrati «PIIGS» la contesa ha un sapore non bellico. Molto diverso sarebbe stato, ahimé, se la finale si fosse giocata contro Francia, Germania o Inghilterra.
Ciò che sembra unire le migliaia e migliaia di persone sudate arrossate ululanti riunite nel catino del Circo Massimo è soprattutto uno sconfinato, irresistibile desiderio di fare festa. Di scacciare, con trombe e petardi e fumogeni e sventolar di bandiere gli umori neri, le paure, le mille sfortune di questi tempi amari. All'insegna della parola d'ordine (o luogo comune?) che «gli italiani danno il massimo quando sono spalle al muro». A volte succede, a volte no, lo sappiamo.
Tra l'altro, come fa notare uno dei pochi, e coraggiosi tifosi spagnoli presenti in piazza, se è per questo la Spagna è messa peggio di noi. Non è una novità : il calcio da sempre ha rappresentato un modo per mettere da parte (o far mettere da parte) una realtà inquietante o angosciosa o incomprensibile. Come incomprensibile ai più è questa crisi fatta di spread turbofinanza e niente soldi in giro.
E così la voglia di festa ha sconfitto Caronte, l'anticiclone che ha arroventato la domenica della Capitale. Già alle quattro di pomeriggio si è riempita di un popolo giovane e allegro quella che può essere definita la piazza più grande d'Italia, teatro di celebrazioni calcistiche (lo scudetto della Roma nel 2011, la vittoria dei Mondiali del 2006) ma anche di grandi manifestazioni politiche (i tre milioni portati dalla Cgil nel 2002). Ad essere onesti, di gente ce n'è tanta, sicuro: ma molta meno che nelle altre occasioni.
Proprio all'ultimo minuto anche gli spazi vuoti si riempiono, e la gente continua ad arrivare anche durante la partita. Secondo la Questura, all'inizio del match ci sono 300mila persone, il Comune dice che alla fine del primo tempo sono diventate 500mila. Quattro sono gli schermi giganti realizzati dal Comune di Roma. Uno, da 50 metri quadri al capo del Circo Massimo verso il Tevere; a metà del catino, altri due schermi da 30 metri quadri. E poi un ultimo, da 24 metri quadrati, dal lato della Fao.
Tanti ragazzi, tante ragazze: ma dal punto di vista antropologico e sociale non sembra il pubblico che frequenta lo stadio la domenica, che - si sa - tiene molto di più alla squadra di club del cuore che alla Nazionale. à la gioventù della periferia romana che si impadronisce del centro storico.
L'attesa viene ingannata in vari modi: alle otto i maxischermi mandano il Tg1, e quando arriva il servizio sul congresso della Lega Nord giù bordate di fischi. Sotto il palco rivolto alla Bocca della Verità a un certo punto due energumeni si prendono a schiaffoni in faccia, spaventando e molto i ragazzini che si sono piazzati in prima fila dal primo pomeriggio. La robusta security del Comune di Roma guarda, smoccola, ma non interviene. Polizia? Non se ne vede.
Poi comincia il collegamento con Kiev. L'inno nazionale, cantato coralmente da tutti quanti fa veramente impressione. Qualche buu per il premier Monti, inquadrato dalla regia tv. E poi il fischio d'inizio, e si capisce subito che non è serata: l'Italia del pallone non c'è, la Spagna domina. Arriva il gol di Silva, festeggiato in solitaria da un gruppo di ragazzi spagnoli studenti dell'Erasmus. L'abbozzo di reazione della squadra di Prandelli non produce granché, Balotelli si aggira per il campo di gioco come un'anima persa e si perde in iniziative velleitarie. E arriva il raddoppio di Jordi Alba.
Le facce sono cupe, tante imprecazioni, e nella pausa tra primo e secondo tempo solo al centro del Circo Massimo un gruppo di irriducibili continua a sventolare bandiere e accendere fumogeni, che poi vengono lanciati ancora in fiamme verso il palco. Anche i meno pratici hanno già capito la piega che ha preso la faccenda, l'Italia non si regge in piedi, ma nessuno si muove, la speranza c'è sempre.
Un grido di sofferenza accoglie Totò Di Natale che si mangia il gol che potrebbe riaprire la partita. Un «ohhhhhh» di sgomento accompagna la smorfia di dolore del brasiliano Thiago Motta che si strappa, e ci lascia in dieci. La Spagna si mette a fare il «torello», i nostri non ne hanno più, il niño Torres ci dà la terza stilettata, Mata la quarta. Finisce la festa, comincia la rabbia.
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