1. COME VIVERE E MALE SENZA AYRTON SENNA. CAROLT ALT, SUPERMODELLA E ATTRICE PROTAGONISTA DEGLI ANNI ’90, PER LA PRIMA VOLTA SVELA LA STORIA COL PILOTA BRASILIANO 2. ESSì, ERA IL ’94 QUANDO IL PILOTA WILLIAMS MORÌ SULLA PISTA DI IMOLA E LORO STAVANO INSIEME, SEPPUR IN MANIERA CLANDESTINA. E SAREBBE STATA UFFICIALIZZATA DA LÌ A BREVE 3. “SO DOVE ERO NEL MOMENTO DELL’INCIDENTE, COSA STAVO FACENDO E CHE MI CROLLÒ IL MONDO ADDOSSO. POI IL GIORNO DOPO SAREBBE ACCADUTA UNA COSA CHE PER ME SAREBBE STATA SPECIALE, AVREI RICEVUTO IL TELEGATTO A MILANO E A CONSEGNARLO DOVEVA ESSERE LUI. PURTROPPO NON ARRIVÒ MAI. QUEL GIORNO LA MIA VITA HA PRESO UN'ALTRA DIREZIONE. PIANGO ANCORA OGGI. È UNA MANCANZA ENORME, SE NE ANDÒ UNA PARTE DI ME”

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Emiliano Liuzzi per “il Fatto Quotidiano”

 

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Per capire chi sia bisogna anche ricorrere all'anno in cui è nata: 1960. Niente di particolare, è che siamo a mezzo secolo e oltre, e di Carol Alt ce n'era una. Alta, occhi azzurri, il sorriso e i denti, il 39 di piede. In questi miseri duemila e quattordici ai provini dei talent qualcuna in più forse la puoi scovare. Allora c'era solo lei. Per questo quando la videro la misero su un aereo e ne fecero una star. Dall'America all'Italia e viceversa. Ha vissuto sugli aerei, le passerelle e i set cinematografici.

 

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Cerchi di spogliarla lasciandole i vestiti addosso. Ma non è facile. Sorride, si apre, poi capisci che ha le sue piccole debolezze da difendere. Come quella volta, nella vita reale, lontana dalle copertine e dai lustrini, che voleva partire e che le immagini che trasmettevano un incidente a Imola fecero in modo e maniera che si interrompesse il film a metà. L'uomo sul quale avrebbe voluto specchiarsi, e probabilmente diventare adulta, si chiamava Ayrton e quando non hai bisogno di aggiungere nessun cognome perché tutti hanno già capito forse sei davanti a qualcosa di speciale.

 

Ne parlerà lei, in questa intervista, più avanti, nonostante lo abbia fatto pochissime volte e con molta fatica. Pochi ancora oggi sanno che quando lui morì loro stavano insieme, seppur in maniera clandestina, come si direbbe. E che la sera successiva sarebbero stati a Milano, alla premiazione dei Telegatti, ma lei ricevette il premio da un'altra mano. In silenzio, perché la loro, come a volte accade, era una storia clandestina, e sarebbe stata ufficializzata da lì a breve.

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"Mi manca, mi manca ogni giorno". Se dovessimo fare l'elenco di quello che questa donna ha avuto dalla vita non finiremmo mai: è bella, ha fatto cinema, ha lavorato nella moda, è stata il sinonimo della bellezza assoluta. Essere Carol Alt era diventato un modo di dire, sinonimo di perfezione, qualcosa che va oltre l'estetica.

 

   È una donna realizzata Carol Alt?

 

   Non mi lamento. Ho avuto molto dalla vita e continuo a ricevere molto. Sono una delle poche modelle di allora che continuano a lavorare. Non è stato così per altre supermodelle, come ci chiamavano. Questo credo che possa bastare. Mi reinvento ogni giorno. Mi metto in discussione: se non è la tv scrivo libri, se non è il cinema è la moda.

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   Non ha molto tempo libero?

 

   No, non direi. Posso parlare di quello che mi manca, ma sarebbe ingeneroso rispetto a quello che ho ottenuto.

 

   Piange spesso?

 

   Vuol dire come prima, quando parlavamo di Ayrton?

 

   Non saprei.

 

   Noi donne lo facciamo di piangere, gli uomini temono per la loro immagine e lo fanno nascondendosi.

 

   Ha figli?

 

   Rientrano nelle cose che mi sono mancate. Non ho avuto figli, non sono arrivati. Ma resto una donna soddisfatta.

 

   Ce la racconta l'estate della sua vita?

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   Ho un episodio che mi viene in mente adesso. Ero a Milano, in uno store dalle parti di piazza Duomo. Un palazzo con le pareti di cristallo, da fuori si vedeva tutto. A un certo punto vedo gente che si raduna lì sotto e inizia a cantare il mio nome, applaudire. Fu una cosa spontanea. Lo so che può sembrare un ricordo frivolo, ma per me è importante. Quel giorno a Milano ho provato cosa vuol dire essere una star, e io per quello avevo lavorato. Chiamarono la polizia per farmi uscire. Era giugno, anni ‘90. Non ricordo esattamente, ma è l'immagine che mi porto nel cuore.

 

   Anni ‘90 era anche un film. Non certo da premio Oscar, ma le offrì grande popolarità in Italia.

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   Sì, è un bel ricordo. Colleghi eccezionali. Ricordo Christian De Sica, che è un grande attore, ma anche una persona straordinaria. Sempre sorridente, disponibile. Io non ero un'attrice consumata, non sapevo molto bene l'italiano, ma venni accolta come una di loro. Mi sentivo a casa. Ricordo una scena al ristorante dove il vestito si strappa e io resto col culo di fuori.

 

   Continuammo a girare insieme agli altri della troupe per le strade e io con il sedere all'aria. Cose che si fanno quando sei giovane, ma bella. Molto. Poi io ho un debole per l'Italia.

 

   Fu amore a prima vista?

 

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   Sì. La Milano di quegli anni era fantastica, almeno per quello che riguardava la moda. Ho avuto amici, più che maestri. Parlo di Gianni Versace, una delle ferite ancora aperte, e di Roberto Cavalli. Diciamo che mi hanno reso donna. E la città nella quale sarei diventata donna sarebbe stata Milano, che era un grande set, sfarzoso, luccicante. Forse anche fasullo, anzi, lo era, ma fantastico.

 

   E delle rivalità tra le supermodelle? Insopportabili?

 

   Sì. amicizie che non erano reali. Ognuna di noi giocava la sua partita. Io ho un solo fratello, il mio manager, quello che mi segue da sempre.

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   Ci racconta una pazzia che un uomo ha fatto per lei?

 

   Non creda ce ne siano molte. E non parlerei di pazzie. Non saprei.

 

   Un gesto che le è rimasto addosso ci sarà?

 

   A cena. Un ristorante elegante. Eravamo io e lui. Mi aveva messo sotto il piatto un orologio d'oro, bellissimo. Ma io non me ne accorgo, rovescio in terra il piatto, cadono i bicchieri. Lui che diventa rosso. Un disastro. Ma l'orologio lo conservo ancora oggi. Fu importante.

 

   Chi era l'uomo fortunato?

 

   Non mi va di raccontare troppo.

 

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   Fece una cosa quasi normale. Uno si immagina Carol Alt e pensa ai jet privati, la cena a Parigi, la proposta di matrimonio sotto una luna che ti abbaglia dall'altro capo del mondo.

 

   No, non è così. Ho sempre fatto una vita normale, mi sono stupita di gesti normali, ho sofferto di cose molto normali.

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   Ci dica però chi era quello dell'orologio.

 

   Ma l'avete già capito che parlo di Ayrton. So dove ero nel momento dell’incidente, cosa stavo facendo e che mi crollò il mondo addosso. Poi il giorno dopo sarebbe accaduta una cosa che per me sarebbe stata speciale, avrei ricevuto il Telegatto a Milano e a consegnarlo doveva essere lui. Purtroppo non arrivò mai. Non ricordo chi fece la premiazione, ma per me è uno dei momenti più dolorosi della vita. Ho ricevuto il premio, Ayrton che doveva portarlo sul palco non c'era più. Quel giorno la mia vita ha preso un'altra direzione. Piango ancora oggi. È una mancanza enorme, se ne andò una parte di me.

 

   Adesso dove vive?

 

   Negli Stati Uniti. Long Island, New York City. Vita normale.

 

   Ma sempre molto impegnata, diceva.

 

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   C'è stata la settimana della moda. Delle supermodelle c'ero soltanto io. Poi ho un programma televisivo con la Fox. E scrivo libri.

 

   Che tipo di libri?

 

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   Sul cibo, il mangiare sano. Tutte quelle cose che a noi americani piacciono molto. Io mi nutro quasi esclusivamente col crudo. Poi il fitness. Mi mantengo in forma. Mi fa stare meglio.

 

   Torniamo in Italia. La sua città?

 

   Milano ha avuto un ruolo fondamentale nella moda, ma adesso credo che non lo sia più. Roma è splendida e se vuoi fare del cinema è lì che devi vivere. Se vuoi sognare c'è Venezia, se invece sei in fuga d'amore Firenze. È l'Italia, è un pezzo della mia vita importante, forse il più importante.

 

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   Playboy l'ha definita la donna più bella del mondo, Time le dedico una copertina per il volto da un milione di dollari. Forbes dice che ha un patrimonio personale enorme. Ha avuto tutto

 

   Ho avuto quello che mi ero prefissata di avere dal punto di vista professionale. Sono un donna soddisfatta.

 

   C'è una donna che ammira?

 

   Meryl Streep. È l'attrice più brava, in assoluto. È riuscita a invecchiare come ha voluto. Ed ha continuato a lavorare. Non mi pare abbia mai chinato il capo davanti allo strapotere di Hollywood. Se la volevano era Meryl Streep, e ci è riuscita.

 

   Che poi non è una bellezza lineare. Giusto? Lei è molto diversa.

 

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   È una grandissima attrice. La migliore, sia nei ruoli drammatici che in quelli più leggeri. Avrei voluto recitare come lei. Avere il suo carattere. D'acciaio.

 

   E tra gli uomini?

 

   Robert Redford. Anche lui è cresciuto come ha voluto, si è tolto di dosso alcuni ruoli e ha ricominciato. E il suo capolavoro credo sia il Sundance film festival. I nuovi attori, prima di diventare delle star, sono passati da lì. L'idea che un attore faccia qualcosa per i giovani la trovo meravigliosa in un mestiere dove alla fine prevale molto l'ego.

 

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   Se non fosse diventata una tra le donne più belle del mondo chi sarebbe stata Carol Alt?

 

   Frequentavo una scuola dell’American Army, e studiavo legge per diventare avvocato dell’esercito degli Stati Uniti.

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   Un'altra strada. E chi fu a mescolare le carte del suo destino?

 

   Un fotografo italiano, Giovanni Lunardi. A lui si devono anche Greta Scacchi, Charlize Theron, Valeria Mazza e molte altre. Poi i fratelli Enrico e Carlo Vanzina. Due persone speciali, a loro devo una parte importante della mia carriera.

 

   Lei ha posato per settecento copertine. Un record o comunque qualcosa che sfiora il record. Voglia di fermarsi?

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   Nessuna, in nessuno dei campi nei quali lavoro. Ma soprattutto nella moda, che è il mio grande amore.

 

   Pentimenti?

 

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   Tutti dobbiamo pentirci in qualche modo. Gli errori si fanno. Non è importante cadere, ma la velocità con la quale to rialzi. Forse l'ho letto in un libro scritto da un italiano, mi piace molto questo concetto.