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Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
«Abbiamo un Presidente all'avanguardia, capace di occuparsi della politica nazionale ma anche di sottolineare come l'arte sia una materia prima da utilizzare subito per ritrovare quell'identità produttiva indispensabile per superare l'attuale, gravissima crisi. Questo gesto che ci riguarda lo dimostra».
Parola del neo Grande ufficiale al merito della Repubblica Italiana Achille Bonito Oliva, insignito da poche ore dal Quirinale. Ma Giorgio Napolitano ha voluto «nobilitare» repubblicanamente tutta la Transavanguardia: se il teorico Achille Bonito Oliva è Grande ufficiale, sono diventati commendatori tutti e cinque gli artisti del movimento nato nei primissimi anni Ottanta: quindi Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria, Mimmo Paladino. Bonito Oliva è evidentemente lusingato. Ma come rinunciare all'ironia? «Penso ai cinque artisti del Futurismo, più uno, cioè il sottoscritto. O anche ai Beatles quando vennero nominati baronetti da Elisabetta II...».
La cerimonia di consegna delle onorificenze non è stata ancora fissata ma da poche ore sono arrivati i telegrammi di nomina. Assai significativamente sono partiti pochi giorni dopo la chiusura della grande mostra retrospettiva dedicata proprio alla Transavanguardia a Palazzo Reale a Milano (conclusa il 22 aprile) e organizzata nel contesto delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia con il patrocinio della presidenza della Repubblica.
Bonito Oliva chiude un piccolo conto personale. Nel 1992 venne creato Chevalier des arts et des lettres da François Mitterrand e così rispose durante la cerimonia al presidente francese: «Sono un Cavaliere per la Francia, per l'Italia solo un pedone...». Però con Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale arrivò, nel 2005, la medaglia d'oro per la Cultura. Ora è Cavaliere anche italiano.
Bonito Oliva riprende il parallelo con i Beatles, stavolta dando un senso al gioco: «Loro esportarono grande musica nel mondo. I cinque artisti della Transavanguardia, in più di trent'anni di produzione artistica, hanno fatto conoscere al mondo un aspetto dell'arte come solo gli italiani avrebbero potuto proporre». E perché, Bonito Oliva? «La Transavanguardia nasce sulla crisi di valori dell'ideologia dell'ottimismo produttivo e dell'avanguardia. Parliamo di artisti che consapevolmente "riprogettano" il passato non avendo un futuro.
Ma il passato non è, nelle loro mani, un oggetto di ammirazione immobilista, di amore archeologico. La Transavanguardia è volutamente eclettica e nomade: ricorre all'astrattismo come alla figurazione, alla tradizione come alle avanguardie storiche. Ed eccoci al punto: solo qui in Italia, dove si è sviluppata l'arte con la storia più antica e con la maggiore ricchezza di rivoluzioni linguistiche, poteva nascere un movimento così complesso e significativo».
Ma tutto questo non è stato un riportare l'arte italiana al localismo, quasi al provincialismo? Il neo Grande ufficiale si ribella: «La Transavanguardia è stata, e tuttora è, sicuramente il recupero della soggettività dopo il dominio dei modelli nordamericani, che significavano oggettività e neutralità . I cinque artisti hanno rimesso al centro del loro lavoro il genius loci, la propria identità .
Ma non c'è localismo. Non c'è autarchia tantomeno territoriale dal punto di vista culturale. La Transavanguardia è tipicamente glocal: le sue radici sono elastiche, l'espansione avviene grazie a una sorta di meticciato culturale. Se dovessi tentare una sintesi, direi che il nostro movimento è frutto del matrimonio morganatico tra la manualità di Picasso e la concettualità di Duchamp».
La nomina di Bonito Oliva avviene nello stesso anno in cui Electa ha ristampato il suo saggio L'ideologia del traditore, uscito per la prima volta nel 1976 da Feltrinelli: «Un personaggio universale e attuale. Come attualissima è tuttora la Transavanguardia, che ingloba linguaggi del passato come della contemporaneità . Insomma, siamo stati insigniti al merito del tempo che abbiamo saputo interpretare...».
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