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NO COVID, NO PARTY! L’INCREDIBILE PESCE D’APRILE A BRUXELLES: ANNUNCIANO UNA FESTA IN UN PARCO MA E’ UNO SCHERZO. PER DISPERDERE I PRESENTI DEVE INTERVENIRE LA POLIZIA A CAVALLO. SU FACEBOOK DA UN MESE ERA STATO PUBBLICATO L'ANNUNCIO DELLA FESTA E NONOSTANTE I DIVIETI (IL BELGIO È IN LOCKDOWN) SI SONO PRESENTATE MIGLIAIA DI PERSONE – UN TRIBUNALE HA SANCITO CHE LE RESTRIZIONI MESSE IN CAMPO DAL GOVERNO PER FAR FRONTE ALLA PANDEMIA SONO ILLEGALI – VIDEO

 

 

Annalisa Grandi per corriere.it

 

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Doveva essere un pesce d’aprile, anche perché in Belgio è scattato ancora una volta il lockdown. Eppure oltre 20mila persone avevano annunciato che avrebbero partecipato e in effetti giovedì primo aprile migliaia di persone si sono radunate al Bois de la Cambre, un parco pubblico di Bruxelles, per quello che avrebbe dovuto essere un enorme party all’aperto, con tanto di musica, dj e persino la partecipazione dei Daft Punk.

 

 

 

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Tutto è cominciato circa un mese fa con un annuncio su Facebook, «Le Boum», la festa, avrebbe dovuto avere luogo appunto il 1 di aprile nel parco della capitale belga. Peccato che ovviamente fosse uno scherzo, visto che nel Paese è in vigore il lockdown e non ci si può radunare in più di quattro persone all’aperto. La polizia più volte aveva precisato che non ci sarebbe stata nessuna festa, che «nessun autorizzazione» era stata data e che le forze dell’ordine sarebbero state presenti a controllare. Questo però non ha impedito a migliaia di persone di presentarsi all’appuntamento al parco.

 

 

 

 

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Ovviamente e come ampiamente preannunciato a disperdere i presenti è arrivata la polizia, con agenti persino a cavallo, e la Procura ha annunciato che chi era presente verrà perseguito, e che una indagine è partita anche per individuare gli autori dei post su Facebook. Il tutto mentre però il Tribunale di Bruxelles si è pronunciato, secondo quanto scritto dal quotidiano «Le Soir», su denuncia di un’associazione che tutela i diritti umani, e ha sancito che le restrizioni messe in campo dal governo per far fronte alla pandemia sono illegali e che se non verranno rimosse entro 30 giorni lo Stato dovrà pagare una multa di 5000 euro al giorno. Una sentenza destinata a far discutere e contro cui è quasi scontato le autorità faranno ricorso.

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